Transgender e sessualità: come riconquistare la propria felicità sessuale
Quanto sappiamo della sessualità di una persona transgender? Cosa è bene sapere e cosa è necessario fare per farla sentire a proprio agio?
Purtroppo il sesso è un tallone di Achille per molte persone e, nonostante se ne parli ogni giorno, per alcuni individui è ancora qualcosa da nascondere. Per altri, invece, è un’appendice che non aggiunge niente di nuovo alla relazione. Altri ancora, come gli asessuali, non ne sentono il bisogno. Altri ancora, invece, vivono un rapporto sessuale completamente a proprio agio. Come abbiamo sempre detto, dipende da persona a persona.
In ogni caso fare sesso dovrebbe essere vissuto con serenità. Ma non è sempre così. Si tratta di un argomento ancora difficile da trattare e da capire, soprattutto quando si va a toccare un argomento come la sessualità di una persona transgeder. Insieme all’aiuto della psicoterapeuta e consulente in sessualità Elisa Chiappinelli abbiamo cercato di analizzare a fondo questa tematica, così da fornire una panoramica più ampia su un argomento che, per certi versi, rappresenta ancora un tabù da abbattere.
Cosa significa il termine transgender?
Parlare di identità di genere non è sempre semplice, soprattutto quando abbiamo a che fare con un gran numero di sigle e di nomi che possono sfuggire alla comprensione di tante persone. Perciò partiamo dalle basi.
Si definisce con il termine transizione il percorso che porta un individuo a smettere di vivere secondo il ruolo di genere legato al sesso affidatogli alla nascita, vivendo così nel genere in cui si identifica. All’inizio questa problematica è chiamata disforia di genere e può provocare numerose problematiche a livello psicologico nella persona.
La persona trans non si riconosce nella propria identità, sia di genere femminile o maschile, e potrebbe aver intrapreso un percorso per adattare il proprio corpo alla propria identità sessuale. Ricordiamoci bene questo: essere trans non significa soltanto aver completato il percorso di transizione. Molte persone hanno bisogno di tempo prima di affrontare tutto il percorso, mentre altri ancora decidono di non concluderlo. Dipende tutto dall’interiorità di una persona proprio perché l’orientamento di genere è vissuto in modo variabile.
La transizione non è soltanto fisica: tutto parte da un graduale percorso di transizione sociale attraverso il coming out, ovvero il momento in cui la persona trans rivela la sua identità dapprima nella sfera intima e familiare (famiglia e amici) e poi al resto della società (scuola, lavoro, università). Questo è il primo passo che viene fatto: essere accolti e validati agli occhi degli altri. Eventualmente, poi, viene effettuato un percorso di riassegnazione sessuale, ma come abbiamo già detto dipende molto dalle esigenze della persona coinvolta e dai suoi desideri. Gli eventuali interventi fisici di transizione medica vengono fatti per adeguare il corpo alla percezione che si ha di sé. In questi casi, al fianco della persona transgender ci sono medici e psicologi che la accompagnano durante tutto il percorso di transizione.
Quali sono i termini giusti da utilizzare?
Le definizioni sono importanti ed è soprattutto con queste terminologie che molte persone fanno confusione. Come è bene rivolgersi a chi sta effettuando la transizione?
- FtM (Female to Male): indica una persona che è in transizione o che ha conquistato la transizione da femmina a maschio, in termini di genere, sesso o entrambi. Di solito chi decide di intraprendere il percorso deve sottoporsi a una mastectomia (l’asportazione chirurgica della mammella), a un’isterectomia (l’asportazione dell’utero ed eventualmente a una falloplastica (la costruzione del pene)
- MtF (Male to Female): cambio del sesso biologico da maschile a femminile per accordarsi al genere in cui si riconosce. Di solito chi decide di intraprendere il percorso deve sottoporsi a una penectomia (l’amputazione chirurgica del pene), a una orchiectomia (l’asportazione dei testicoli) ed eventualmente a una vaginoplastica (l’operazione chirurgica di correzione vaginale)
- Trans: è la persona che intraprende il percorso e si può declinare in “una trans” o in “un trans”.
Come funziona e cosa succede durante il trattamento ormonale?
Iniziare una terapia ormonale significa immettere nella circolazione sanguigna gli ormoni. Il trattamento può essere iniziato dopo aver intrapreso un percorso psicologico (si tratta di una pratica molto consigliata) e con la consulenza di un endocrinologo esperto in questo ambito. Affinché la terapia ormonale sia efficace e determini il benessere psicofisico desiderato dal paziente, è fondamentale che quest’ultimo sia sostenuto durante il processo di elaborazione e cambiamento, poiché le modificazioni somatiche derivanti dalla terapia ormonale e il nuovo stile di vita potrebbero comportare alcuni disagi a livello fisico. Per questo è importante avere un sostegno psicologico al proprio fianco.
Ci sono infatti alcuni effetti collaterali legati all’uso di estrogeni e di antiandrogeni, tra cui:
- disturbi dell’umore
- calo della libido in lui e in lei
- sindrome depressiva
Inoltre è da ricordare questo: la sessualità può evolversi. Può capitare che i cambiamenti fisici dovuti all’assunzione di ormoni possano avere anche un’influenza sulle sensazioni, sul desiderio e sulle preferenze sessuali. Si tratta di farmaci che vanno a intaccare parecchio la nostra sensibilità ed è normale che il cambiamento sul corpo avvenga anche a livello emotivo.
Cosa cambia prima dell’operazione?
Abbiamo visto come a livello fisico il corpo della persona transgender è sottoposto a una serie di cambiamenti, così come a livello psicologico. E dal punto di vista sessuale e relazionale cosa cambia?
Diciamo che dipende dal percorso personale e culturale di ogni persona, dal contesto famigliare, dalla personalità di ciascuno. Ognuno vive l’esperienza in modo diverso.
Di solito il coming out più difficile in queste situazioni è con la propria famiglia, che è il nucleo che spesso provoca più sofferenza. Questo dolore non è legato tanto al proprio vissuto, quanto piuttosto a come si viene visti agli occhi del mondo esterno: alla famiglia, alla società. Tutt* hanno delle aspettative, soprattutto i genitori. Una delle paure più grandi delle persone che decidono di intraprendere il percorso è di non poter più rispettare quelle aspettative imposte dalla famiglia: di non essere più come loro volevano.
Di solito, se la famiglia accetta la persona in transizione, anche il soggetto ha meno paura a esternarlo fuori. Se invece la famiglia non riesce a dare quel supporto emotivo di cui hanno bisogno, le persone transgender si appigliano agli amici o a persone con cui sentono di poter essere al sicuro e liberi di essere come sono.
L’appoggio di un famigliare, di un amico o del proprio partner durante il percorso pre-operazione è molto importante dal punto di vista psicologico. La paura di dover incorrere in una serie di disturbi dell’umore, d’ansia o di non poter essere accettati sono molto forti e spesso rischiano di debilitare le relazioni personali.
Sebbene non sia imposta, la psicoterapia è molto consigliata durante tutto il percorso. Molte persone infatti arrivano dopo tantissimi anni di dialogo con se stess*, già dalla prima adolescenza. C’è una sofferenza lunghissima che non ha mai trovato sfogo. Per questo bisogna far esprimere il più possibile anche i minori, parlandogli fin dall’inizio di questi argomenti così da non privare il bambino di ogni tipo di esperienza.
E dopo l’operazione?
Ogni persona trans ha una sua storia sessuale unica ed irripetibile, allo stesso modo di un un cisgender, ovvero di una persona la cui identità di genere corrisponde col sesso biologico. Se già prima dell’operazione ogni persona aveva una propria storia sessuale, questa può essere cambiata quando è avvenuto il cambio del sesso. Come abbiamo già detto, il supporto psicologico anche dopo l’operazione sarebbe uno dei principali strumenti per poter vivere al meglio la relazione con il proprio corpo e con gli altri. Se ci pensiamo bene, la vita affettiva e familiare, la rete delle amicizie e quella professionale cambiano profondamente agli occhi della persona e viceversa. Sta poi al mondo esterno, al di là dello smarrimento che potrebbero vivere, capire che il cambiamento della persona transgender è solo estetico.
Paradossalmente accade, soprattutto in ambito sessuale, che molte persone trans abbiano difficoltà ad approcciarsi a un rapporto sessuale proprio per una scarsa accettazione e stima di sé, oltre a sentimenti di inferiorità e di sofferenza nei confronti di stereotipi nei loro confronti. I cambiamenti al proprio corpo e alla propria emotività giocano un ruolo importante a in un rapporto sessuale, portandoli a situazioni di evitamento nella ricerca dell’intimità.
Quindi cosa è possibile fare per aiutare a ristabilire l’equilibrio?
Una delle cose più importanti da fare è rispettare l’identità di genere e utilizzare lo stesso linguaggio e gli stessi pronomi che vuole la persona per descrivere se stess*. Il rispetto della privacy e soprattutto dei bisogni fisici e interiori del partner è importante per costruire un rapporto di fiducia e ristabilire la sicurezza. In generale, le persone trans sono da trattare come persone, tutto qui: il genere è parte importante dell’identità di un individuo, ma non è elemento essenziale. La parte essenziale è la relazione che stabilisce con sé stess* e con gli altri.