La disforia di genere: vivere in un corpo che non rispecchia la propria identità

La discrepanza tra il sesso assegnato alla nascita e l’identità di genere è la disforia, di cui si può prendere atto già dai primi anni di vita e che può causare ansia, stress e depressione

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    Tra i termini legati al glossario sull’identità di genere ce n’è uno che riguarda l’incongruenza di genere; stiamo parlando della disforia di genere.

    Facciamo un passo indietro.

    Quando nasciamo, biologicamente e anatomicamente, attraverso i cromosomi sessuali, ci viene associato un sesso. Diverso è il concetto di identità di genere, cioè il senso di appartenenza di una persona al genere con il quale si sente a suo agio e si identifica, a prescindere al proprio orientamento sessuale. La disforia di genere si colloca proprio in questo contesto.

    Che cos’è la disforia di genere?

    Chiamata anche incongruenza di genere, è un malessere persistente e particolarmente sentito che una persona vive con con il proprio sesso fenotipico e nel genere assegnato alla nascita, non sentendosi rappresentata da quel genere. La persona che soffre di disforia si identifica, quindi, nel sesso opposto, vivendo complessi momenti di ansia, depressione e irritabilità: si sente una vittima incarcerata in un corpo non suo, incompatibile con la sua identità, tanto che, spesso, chi vive l’incongruità di genere decide di sottoporsi a interventi chirurgici e cure ormonali per adattare le proprie parti del corpo a quelle della propria identità sessuale.

    Cosa non è la disforia di genere?

    Una malattia. L’incongruenza di genere era conosciuta come DIG, cioè disturbo dell’identità di genere. Dagli anni ’70, non viene più usato il termine “disturbo”, ma “disforia”.
    Tra le persone che rientrano nell’incongruità di genere ci sono i transessuali, cioè persone che scelgono una transizione di genere, dopo una persistente e duratura inquietudine vissuta all’interno del proprio corpo, che non sentono loro. Non è un disturbo mentale, anche se alcuni studiosi identificano la disforia di genere come una condizione medica, al pari di disturbi dello sviluppo sessuale. La disforia non è da confondere con vari aspetti dell’orientamento sessuale: le persone transgender o le persone che sentono la propria identità di genere diversa dal sesso biologico possono avere qualsiasi orientamento sessuale e sentimentale.

    I segnali della disforia di genere

    Malessere e disagio verso il proprio corpo: questi sono gli effetti più persistenti della disforia di genere. Può manifestarsi già dai primi anni di vita, come 2-3 anni:

    • Desiderano indossare abiti del sesso opposto
    • Vogliono giocare con i giochi del sesso opposto
    • Rifiuto del proprio sesso, dei propri genitali ed estremo desiderio dei genitali del sesso opposto

    Con la pubertà e il cambio fisiologico del proprio corpo e di quello dei coetanei, si avverte un disagio e un rifiuto crescente verso il proprio corpo che si ripercuote anche nella vita sociale e interpersonale. Dall’adolescenza all’età adulta i “sintomi” restano invariati, cioè, si ha un forte desiderio di cambiare i propri genitali e la sensazione che il proprio corpo non sia allineato con la propria identità.

    Come si vive con la disforia di genere?

    Trattare l’incongruenza di genere è complesso. Tra i principali metodi per alleviare e/o rimuovere la sofferenza, l’ansia e la depressione di chi vive la disforia di genere ci sono:

    • Percorso di psicoterapia
    • Terapia ormonale ed eventuali interventi chirurgici per consolidare il nuovo genere sessuale. 

    Nonostante la disforia di genere si presenti solitamente in età evolutiva, non c’è una regola fissa che determina delle fasi prestabilite: può manifestarsi, come abbiamo visto, nei primi anni di vita per poi scomparire per qualche anno e ricomparire in adolescenza, oppure intorno ai 3-5 anni o, ancora, prima della pubertà.
    È giusto che un bambino o una bambina possa giocare con qualsiasi giocattolo lo aggrada di più, anche se dovesse essere ritenuto “del sesso opposto”: non necessariamente significa che il bambino o la bambina siano soggetti alla disforia. È fondamentale che gli adulti facciano giocare i bambini con ciò che più li rende felici, a prescindere da quello che la società e la cultura impongono come “da maschio” o “da femmina”. Il supporto di uno psicologo, comunque, è sempre raccomandato per approfondire direttamente determinati atteggiamenti in età pediatrica e adolescenziale.

    Trattamento ormonale della disforia

    Nel momento in cui il soggetto decida di intraprendere il percorso di terapia ormonale per cambiare il proprio sesso a causa della disforia, di questo profondo disagio causato dalla discrepanza tra il sesso assegnato alla nascita e l’identità di genere, oltre a un sostegno psicologico saranno somministrati ormoni diversi per il trattamento femminilizzante e quello mascolinizzante.

    Per il trattamento femminilizzante saranno somministrati estrogeni e anti-androgeni in grado di ridurre l’attività dell’ormone maschile testosterone, mentre per il trattamento ormonale mascolinizzante sarà somministrato l’ormone del testosterone. In entrambi i casi il trattamento ormonale è a lungo termine e saranno necessari controlli medici frequenti. Solitamente a questi trattamenti segue l’intervento chirurgico per cambiare sesso e adattare la propria identità di genere al corpo.

    Fonti

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