Emoglobina bassa e anemia: cause, sintomi e analisi da conoscere

Capire l'anemia: da cosa dipende, come si manifesta, cosa c’entra l’emoglobina bassa e quali esami fare per diagnosticarla correttamente.

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    Si parla di anemia quando il sangue contiene una quantità insufficiente di emoglobina , la proteina che consente ai globuli rossi di trasportare ossigeno in tutto il corpo. Questo squilibrio può influenzare su molte funzioni dell’organismo. Scopriamo come individuare i segnali legati a una bassa emoglobina e cosa possono indicarci sullo stato di salute. La forma più comune di anemia è quella sideropenica, legata a un’insufficiente quantità di ferro. Questa condizione può portare a sintomi debilitanti e, se non trattata, può compromettere in modo significativo la qualità della vita.

    Qual è il legame tra ferro, emoglobina bassa e anemia?

    La riduzione dei livelli di emoglobina nel sangue rappresenta un indicatore chiave per l’individuazione dell’anemia. Tutto parte da una carenza di ferro . Essendo un elemento fondamentale di alcune proteine, tra cui l’emoglobina, un suo deficit rende impossibile mantenere una produzione adeguata di emoglobina. Dal canto suo, l’emoglobina (Hb) è una proteina contenuta nei globuli rossi, il cui compito principale è quello di trasportare l’ossigeno dai polmoni ai tessuti dell’organismo e di riportare l’anidride carbonica verso i polmoni per essere eliminata. Senza una quantità adeguata di emoglobina, il sangue non riesce a ossigenare correttamente il corpo, causando molti dei sintomi tipici dell’anemia.

    Quando l’emoglobina è considerata “bassa”

    I valori normali di riferimento per l’emoglobina dipendono da vari fattori, come il sesso e l’età. Secondo le linee guida dell’ Organizzazione Mondiale della Sanità, si può parlare di anemia quando:

    • l’emoglobina scende al di sotto dei 12 grammi per decilitro (< 12 g/dLnelle donne adulte;
    • i valori registrati sono inferiori ai 13, 4 grammi per decilitro (< 13,4 g/dLnegli uomini adulti.

    Quando l’emoglobina bassa diventa preoccupante? Diventa un segnale allarmante quando i valori scendono sotto di 8 g/dL.

    Cosa provoca l’anemia da carenza di ferro?

    Le principali cause dell’anemia sideropenica includono una varietà di condizioni che comportano una ridotta disponibilità di ferro nell’organismo. Tra queste troviamo:

    • Perdite ematiche croniche – Sanguinamenti gastrointestinali (ulcere o tumori), mestruazioni abbondanti (ipermenorrea) e fragilità vascolare possono causare una perdita significativa di sangue e quindi di ferro;
    • Dieta carente di ferro – Un’alimentazione che non fornisce abbastanza ferro, come accade in alcune diete rigide o in presenza di disturbi alimentari, può compromettere le riserve e portare a una carenza;
    • Aumento del fabbisogno – Gravidanza, allattamento e crescita rapida nei bambini e adolescenti richiedono una maggiore quantità di ferro;
    • Malassorbimento – Ferro basso e intestino sono strettamente collegati perché condizioni come la celiachia, la gastrite o altre malattie gastrointestinali possono interferire con l’assorbimento del ferro;
    • Assunzione di determinati farmaci – Le cure a base di medicinali antiacidi (come per esempio gli inibitori della pompa protonica) possono causare un malassorbimento del ferro.

    Sintomi dell’anemia da carenza di ferro

    L’anemia da carenza di ferro tende a svilupparsi lentamente e può manifestarsi con sintomi generici, come stanchezza, colorito pallido e scarsa energia, comuni anche ad altri tipi di anemia.  I sintomi legati alla carenza di ferro non sono riconducibili soltanto alla riduzione dell’emoglobina, ma anche al ruolo fondamentale che il ferro svolge in numerose reazioni enzimatiche e nei processi metabolici dell’organismo. Oltre ai segni più comuni, condivisi con altre anemie, esistono segnali più specifici che emergono quando le scorte di ferro sono quasi del tutto esaurite. Questi campanelli d’allarme possono aiutare a riconoscere più facilmente la presenza di anemia sideropenica e intervenire tempestivamente. Cosa si rischia con l’emoglobina bassa? Tra le possibili conseguenze ci sono:

    • debolezza e stanchezza estrema;
    • perdita dei capelli;
    • infiammazione e gonfiore della lingua;
    • formicolio alle gambe;
    • indebolimento degli annessi cutanei;
    • piedi e mani freddi;
    • disturbo del sonno (con conseguente difficoltà di concentrazione, calo delle prestazioni e irritabilità);
    • desiderio di mangiare sostanze non commestibili;
    • respiro affannoso;
    • tachicardia.

    L’intensità con cui si manifestano questi disturbi è influenzata da diversi fattori, tra cui la quantità di ferro circolante, lo stato delle riserve ferriche, l’età, le eventuali patologie associate e la velocità di insorgenza e la durata nel tempo.

    Analisi del sangue: come si arriva alla diagnosi

    Oltre alla valutazione di come si sente una persona con il ferro basso, il medico può diagnosticare l’ anemia sideropenica basandosi su analisi del sangue in grado di riferire specifici valori utili a confermare la presenza della patologia.

    1. Emocromo completo

    L’emocromo è l’esame di base per identificare gli indicatori dell’anemia. Fornisce indicazioni su:

    • il numero dei globuli rossi (RBC) – Una depositata della quantità dei globuli rossi può segnalare uno stato di anemia;
    • i livelli di emoglobina (Hb) – Valori bassi dell’emoglobina (che contiene ferro) indicano una carenza di ferro;
    • l’ ematocrito (Hct) – Esprime la percentuale del volume ematico che corrisponde ai globuli rossi. Un valore ridotto potrebbe far pensare a un’anemia causata da carenza di ferro;
    • i valori eritrocitari – MCV, MCH e MCHC forniscono informazioni sulla forma e sulla composizione dei globuli rossi, indicando quanto sono grandi, quanta emoglobina trasportano e quanto è concentrata questa emoglobina dentro di essi;
    • l’ampiezza di distribuzione eritrocitaria (RDW) – Rileva la variabilità delle dimensioni dei globuli rossi. Un valore superiore alla norma può suggerire uno stadio iniziale del deficit di ferro.
    1. Sideremia

    La sideremia misura i livelli del ferro circolante nel sangue in quanto possono essere indicatori di anemia sideropenica. Lo sono quando i valori sono inferiori alla norma, anche se non sono sufficienti per una diagnosi.

    1. Ferritina

    Il valore della ferritina fornisce un’indicazione sulle scorte di ferro in quanti livelli bassi di questa proteina (indispensabile per immagazzinare il ferro) sono un segno di esaurimento delle scorte di ferro.

    1. Transferrina

    Questo valore indica quanta transferrina (proteina che trasporta il ferro) è disponibile, fornendo di conseguenza informazioni sulla capacità dell’organismo di trasportare il ferro. Quando c’è carenza di ferro, il corpo produce più transferrina nel tentativo di sopperire al deficit. È frequente che in questa situazione la capacità di legare il ferro (TIBC) aumenta. Alle analisi del sangue si può aggiungere l’esame dello striscio in quanto consente di esaminare direttamente la forma e le caratteristiche dei globuli rossi (colorazione e dimensioni). Nei casi di anemia sideropenica, i globuli rossi tendono a diventare più piccoli e presentano un colore più chiaro rispetto alla norma.

    Quali sono le differenze con altre forme di anemia?

    Oltre all’anemia sideropenica, esistono altre forme di anemia . Tuttavia, sebbene alcuni sintomi possano sovrapporsi a quelli dell’anemia da carenza di ferro, le cause sottostanti possono variare notevolmente. In particolare, tra quelli legati a difetti nella struttura o nella produzione dell’emoglobina rientrano:

    • Anemia mediterranea – Nota come anemia di Cooley o beta-talassemia major, l’anemia mediterranea è una condizione ereditaria che compromette la formazione normale dei globuli rossi , portando alla loro rapida degradazione;
    • Anemia megaloblastica – È un tipo di anemia determinata da una carenza di vitamine, in particolare della vitamina B12 (cobalamina) e/o della vitamina B9 (folati), che causa un’alterazione della produzione dei globuli rossi (sono più grandi del normale);
    • Anemia emolitica autoimmune – In questa forma di anemia, gli anticorpi distruggono i globuli rossi senza che la perdita sia bilanciata da una produzione maggiore;
    • Anemia falciforme – Questo tipo di anemia è caratterizzato da globuli rossi con una forma irregolare a falce oa mezzaluna che tende a renderli più viscosi e aggregabili tra loro, finendo per ostacolare il loro flusso attraverso i vasi;
    • Anemia da malattia cronica – Questo tipo di anemia presenta alterazioni nella produzione di globuli rossi a livello del midollo osseo, solitamente legati a infiammazioni croniche.

    Come si fa a far risalire l’emoglobina?

    Una volta diagnosticata l’anemia sideropenica, occorre intervenire per ripristinare i livelli di ferro e migliorare la qualità della vita. La cura dipende dalle cause sottostanti e dal grado di carenza, ma in generale si basa su tre principi:

    1. Correzione della causa sottostante: è essenziale identificare e trattare la causa della carenza di ferro, come perdite ematiche croniche o malassorbimento intestinale;
    2. Integrazione: l’integrazione di ferro, soprattutto tramite assunzione orale, rappresenta il trattamento di prima linea. Tra i sali ferrosi, solfato, fumarato e gluconato sono quelli comunemente utilizzati per la loro efficacia. La terapia deve proseguire per almeno 3-6 mesi dopo la normalizzazione dell’emoglobina per ricostituire le riserve di ferro;
    3. Monitoraggio: il controllo periodico aiuta il medico a valutare l’efficacia del trattamento ed a valutare eventualmente altre opzioni (come la prescrizione di altri farmaci in caso di flusso mestruale eccessivo, l’intervento in presenza di polipi o ulcere o le trasfusioni nei casi gravi).

    Consigli pratici per migliorare l’assorbimento del ferro

    Nell’organismo, il ferro è sempre legato a proteine che ne permettono il trasporto e l’immagazzinamento, come transferrina, ferritina e lattoferrina. Solo una piccola parte del ferro proviene dall’alimentazione e viene assorbita in minima quantità (5-10%) dall’intestino. Tuttavia alcuni accorgimenti alimentari favoriscono un migliore assorbimento e utilizzo del ferro introdotto con la dieta, tra i quali:

    • consumare alimenti ricchi di ferro eme (alimenti di origine animale come carni rosse, fegato, frattaglie, uova, crostacei, tonno e sarde) e cibi vegetali e frutta secca contenenti ferro non eme (come legumi, verdure a foglia verde, noci e pistacchi);
    • la vitamina C (presente in agrumi, kiwi, peperoni, pomodori, broccoli e cavoli) favorisce l’assorbimento del ferro (circa il 50%);
    • il consumo di  , caffè, latticini e cioccolato durante i pasti ricchi di ferro può essere controproducente in quanto possono ridurne l’assorbimento.

    Fonti

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