Vaccino esavalente: quando si fa, da quali malattie protegge e i possibili rischi

Il vaccino esavalente protegge i più piccoli da sei malattie pericolose e viene somministrato nei primi mesi di vita: conoscerne tempi, benefici e possibili effetti collaterali aiuta a compiere una scelta consapevole

una mamma abbraccia un neonato

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    I primi anni di vita rappresentano una fase determinante per lo sviluppo del sistema immunitario dei bambini. Per questo motivo, già nei primi mesi, è fondamentale sostenere le sue difese attraverso la vaccinazione obbligatoria e consigliata, che comprende anche il vaccino esavalente.

    Il neonato nasce con una protezione parziale trasmessa dalla madre (anticorpi materni che attraversano la placenta e, successivamente, attraverso il latte materno), ma questa difesa è limitata sia nel tempo sia nella varietà dei patogeni contro cui può essere efficace.

    Già nei primi mesi di vita, esiste il rischio di contrarre malattie infettive potenzialmente gravi, considerando che i virus e i batteri che causano alcune malattie non sono stati eliminati ovunque e possono ricomparire se la copertura vaccinale diminuisce.

    Contro quali infezioni protegge il vaccino esavalente?

    Ognuna delle malattie coperte dal vaccino esavalente ha avuto un impatto enorme sulla salute pubblica prima dell’era vaccinale; infatti, prima dei vaccini, malattie come difterite, poliomielite o pertosse erano tra le principali cause di mortalità e invalidità nei bambini sotto i 5 anni. Esaminiamole insieme:

    • la difterite. La tossina prodotta dal batterio responsabile (Corynebacterium diphtheriae) è stata la causa di gravi infezioni respiratorie e complicanze cardiache e/o renali;
    • il tetano. Causato dal Clostridium tetani diffuso nell’ambiente, questa malattia infettiva coinvolge il sistema nervoso, causando spasmi e contrazioni muscolari e problemi cardiocircolatori;
    • la pertosse. Estremamente contagiosa, considerando che la trasmissione avviene tramite le goccioline di saliva emesse parlando, tossendo o starnutendo, l’infezione da Bordetella pertussis provoca tosse spasmodica, apnea e complicanze polmonari;
    • la poliomielite. È stata una delle malattie più temute del Novecento poiché priva di trattamento. Può colpire le cellule neurali e causare anche paralisi irreversibile: per questo la vaccinazione contro il Poliovirus resta fondamentale;
    • l’epatite B. Il virus dell’epatite B (HBV) si trasmette per via ematica o materno-fetale. L’infezione interessa il fegato e può portare a epatite, cirrosi e carcinoma epatico in età adulta;
    • l’haemophilus influenzae tipo b (Hib). Prima dell’introduzione del vaccino, era la principale causa di meningite batterica nei bambini sotto i 5 anni e poteva lasciare conseguenze permanenti.

    Vaccino esavalente: componenti e meccanismo d’azione

    Il vaccino esavalente è un preparato combinato che riunisce in un’unica formulazione i componenti necessari a stimolare la risposta immunitaria verso diversi patogeni, offrendo protezione da sei importanti malattie infettive, tutte accomunate da elevata pericolosità.

    Più in particolare, è costituito da parti innocue e riconoscibili di virus o batteri o da forme inattivate che insegnano al sistema immunitario a difendersi senza causare la malattia. Le sue componenti principali sono:

    • le versioni inattivate delle tossine prodotte da Corynebacterium diphtheriae (difterite) e Clostridium tetani (tetano);
    • l’antigene purificato della Bordetella pertussis (batterio responsabile della pertosse);
    • il virus inattivato della poliomielite;
    • l’antigene del virus dell’epatite B;
    • il polisaccaride dell’Haemophilus influenzae di tipo B o Hib;
    • sostanze adiuvanti in grado di rinforzare l’azione del vaccino (es. idrossido di alluminio) ed eccipienti vari.

    Il meccanismo di azione è quello tipico della vaccinazione: le molecole e le forme inattivate degli agenti patogeni contenuti nel vaccino stimolano linfociti e anticorpi, creando una memoria immunologica che permetterà di rispondere rapidamente ed efficacemente in caso di esposizione reale ai microrganismi.

    Quando si somministra il vaccino esavalente?

    In Italia, il calendario vaccinale nazionale (Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale o PNPV) prevede il ciclo primario con il vaccino esavalente con 3 dosi nel primo anno di vita, secondo questo schema:

    • prima dose al 3° mese di vita;
    • seconda dose al 5° mese di vita;
    • terza dose intorno all’11°-13° mese (in genere al 12° mese).

    Dopo queste dosi iniziali del vaccino esavalente, è previsto un richiamo per alcune componenti:

    • un richiamo verso i 5-6 anni per difterite, tetano, pertosse e polio;
    • un ulteriore richiamo in adolescenza a partire dai 12 anni (per difterite, tetano, pertosse e, se previsto, poliomielite) in modo da mantenere la protezione;
    • un richiamo ogni 10 anni in età adulta (ma solo per tetano, difterite e pertosse).

    Per epatite B e Hib, invece, il ciclo è considerato completo al termine del primo anno, cioè non servono richiami permanenti come per le altre malattie.

    Il vaccino esavalente viene effettuato con un’iniezione intramuscolare, di solito nella coscia per i più piccoli e nel braccio per i più grandi. Spesso, nello stesso appuntamento, si somministra anche il vaccino contro lo pneumococco, ma in un punto diverso, in genere nell’altra gamba o nell’altro braccio.

    Quali sono i possibili effetti collaterali del vaccino esavalente?

    Il profilo di sicurezza del vaccino esavalente nel neonato è stato ampiamente studiato ma, come ogni farmaco, non è privo di possibili effetti indesiderati. Ecco le informazioni principali.

    1. Effetti temporanei

    • Dolore, rossore o gonfiore nella sede dell’iniezione;
    • Febbre lieve (di solito entro 24-48 ore);
    • Irritabilità, sonnolenza, perdita di appetito in alcuni casi;

    2. Effetti rari / più gravi

    • Reazioni allergiche severe dopo la somministrazione di una dose precedente o a una componente del vaccino.

    Gli studi epidemiologici non hanno trovato correlazioni tra vaccino esavalente e patologie croniche o neurologiche. Il monitoraggio costante delle reazioni avverse conferma che i benefici superano enormemente i rischi.

    Le controindicazioni del vaccino esavalente

    Le controindicazioni sono le situazioni in cui il vaccino non deve essere somministrato, perché il rischio è considerato superiore al beneficio. Tra queste ci sono:

    • la reazione allergica grave (anafilassi) a una dose precedente. Se dopo una precedente vaccinazione esavalente il bambino ha avuto una reazione anafilattica, non si deve procedere con ulteriori dosi;
    • la reazione allergica grave a un componente del vaccino. Ad esempio, se il piccolo è allergico a una proteina o sostanza contenuta nel vaccino (raro ma possibile).

    Il rapporto tra benefici e malattie prevenibili

    Una delle chiavi per capire l’importanza del vaccino esavalente è il rapporto tra rischio della malattia e rischio del vaccino. Ad esempio:

    • malattie come la pertosse possono essere molto gravi nei neonati, soprattutto nei primi mesi comportando rischio di encefaliti, convulsioni, broncopolmoniti ed episodi di apnea;
    • malattie quali poliomielite e difterite (una volta molto diffuse) erano cause di invalidità permanente e morte;
    • l’epatite B può portare a cirrosi o carcinoma epatico in fase adulta. Vaccinare da piccoli previene questo rischio;
    • prima della sua introduzione nel calendario vaccinale italiano, la malattia da Hib causava meningiti, polmoniti, setticemie e artriti settiche.

    Nel complesso, l’impiego del vaccino esavalente consente di:

    • prevenire l’insorgere di malattie acute gravi che possono portare a danni permanenti, ricoveri lunghi, disabilità;
    • risparmiare in termini di risorse sanitarie (ospedali, cure, complicanze);
    • tutelare la comunità in quanto, riducendo la diffusione del patogeno, si proteggono anche coloro che non possono vaccinarsi immediatamente (es. neonati nati pretermine).

    Vaccinare nei tempi consigliati, quindi, non tutela solo il singolo bambino, ma aiuta a prevenire la diffusione delle malattie nella comunità.

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