Malattie veneree maschili: quali sono le più diffuse tra gli uomini
Scopriamo quali sono le malattie sessualmente trasmissibili più comuni e come intervenire per curarle
Le malattie veneree, conosciute anche come malattie sessualmente trasmissibili (MST), sono le malattie infettive più comuni negli Stati Uniti d’America e molto frequenti nel panorama globale. Infatti, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), nel 2016 si sono contati 376 milioni di nuovi casi di malattie sessualmente trasmissibili nel mondo.
L’aumento dei casi dipende soprattutto dal fatto che, spesso, le malattie veneree non manifestano sintomi (sono asintomatiche), e colpiscono molte persone che, non sapendo di essere affette da MST, ne contagiano altrettante.
In questo scenario diventa fondamentale conoscere le malattie veneree più diffuse nel panorama maschile, capire come si manifestano e come è possibile intervenire per il loro trattamento.
Cosa sono e come si trasmettono
Le malattie sessualmente trasmissibili sono malattie infettive causate da batteri, virus o parassiti, che si trasmettono da persona a persona prevalentemente durante il rapporto sessuale (vaginale, anale e orale), per contatto con i liquidi organici infetti, come sperma, secrezioni vaginali e/o saliva.
Sebbene l’attività sessuale sia il canale maggiormente responsabile della trasmissione delle MST, ci sono altre modalità attraverso cui è possibile essere infettati, ovvero:
- mediante trasfusioni di sangue infetto o attraverso l’uso di aghi o, più in generale, strumenti chirurgici non sterilizzati (scambio di siringhe, tatuaggi o piercing);
- per passaggio diretto dalla madre al feto o al neonato durante la gravidanza il parto o l’allattamento;
- infine, per condivisione o scambio di sex toys.
Le malattie sessualmente trasmissibili, vengono anche chiamate infezioni sessualmente trasmesse (IST). Sebbene questi concetti siano utilizzati come sinonimi nel linguaggio comune, in realtà celano una piccola distinzione: se il primo concetto si riferisce a uno stato patologico riconoscibile che si è sviluppato da un’infezione; il secondo indica, invece, l’agente patogeno specifico che causa l’infezione. Per capirsi, quando più avanti parleremo di una delle MST più frequenti (l’Herpes genitale), scopriremo che questo è causato da un virus (l’Herpes simplex), che si può catalogare come agente patogeno e, per questo, IST.
Ad ogni modo, tornando a noi, le malattie veneree, negli uomini, possono presentarsi con perdite, ulcere o malattie sistemiche ma, come già accennato, i sintomi variano da persona a persona e, spesso, non compaiono segnali riconducibili ad una specifica infezione. Questa è una problematica non indifferente poiché, non mostrando sintomi, alcune MST possono passare inosservate e, di conseguenza, diffondersi con facilità e velocità. Quindi, cosa fare?
Prima di individuare la soluzione per non incorrere nel rischio di contrarre malattie sessualmente trasmissibili, vediamo di elencare le più frequenti nel panorama maschile.
Quali sono le malattie sessualmente trasmissibili più comuni?
Come abbiamo visto, le malattie veneree interessano un grande numero di persone e, secondo uno studio pubblicato su Pubmed, il numero di casi è in aumento da oltre 20 anni.
Per quanto riguarda l’Italia, la fascia più colpita ricade tra le persone che hanno dai 15 ai 24 anni, ma tutti coloro che hanno avuto o che stanno avendo rapporti sessuali sono da considerare a rischio di MST.
Come spiega il Ministero della Salute, oggi si conoscono circa 30 quadri clinici di MST, determinati da oltre 20 agenti patogeni sessualmente trasmessi. Nel dettaglio, le malattie veneree più diffuse tra gli uomini sono:
- AIDS – HIV;
- HPV (Papilloma virus);
- Epatite B;
- Tricomoniasi;
- Herpes genitale.
Vediamo di trattare nel dettaglio le seguenti malattie, per comprendere a fondo la loro natura, i loro sintomi e le cure possibili
HIV e AIDS
L’HIV, o virus dell’immunodeficienza umana, è una delle malattie veneree più gravi poiché attacca e distrugge le cellule del sistema immunitario del corpo e, così facendo, indebolisce la capacità del corpo di combattere le infezioni e alcuni tipi di cancro.
Lo stadio più avanzato dell’HIV è l’AIDS. Questa infezione ha conseguenze disastrose sulla salute. Infatti, le persone con AIDS hanno maggiore probabilità di ammalarsi gravemente, data la loro condizione di abbassamento delle difese immunitarie.
Per essere precisi, va detto che oggi la maggior parte delle persone con HIV non sviluppa L’AIDS. Questo grazie ai trattamenti efficaci che arrestano la progressione dell’HIV, permettendo alle persone che contraggono l’infezione di vivere una vita lunga e sana. Affinché ciò accada, però, occorre individuare l’infezione per tempo. Come si può fare? Grazie ai sintomi e ai test, vediamoli!
Quali sono i sintomi dell’HIV?
Inizialmente l’HIV si manifesta con sintomi simili ad altre malattie, come per esempio febbre, mal di testa, stanchezza e linfonodi ingrossati nella zona del collo e dell’inguine. In questo primo periodo, l’individuo affetto da HIV potrebbe anche non manifestare sintomi e, in ogni caso, è già in grado di trasmetterlo ad altre persone. In un secondo momento il virus continua a moltiplicarsi all’interno dei fluidi genitali e nel sangue, anche se a livelli molto bassi (potrebbe quindi perdurare in maniera asintomatica).
Come già accennato, lo stadio più avanzato del HIV è l’AIDS. Quando la persona sviluppa l’AIDS, il suo sistema immunitario diventa gravemente indebolito e, per questo, trova difficoltà a combattere le infezioni. Se per l’HIV i sintomi sono nulli o simil influenzali, per l’AIDS, invece, i sintomi sono gravi, come per esempio:
- rapida perdita di peso;
- infezioni gravi;
- polmonite;
- stati febbrili ricorrenti;
- gonfiore prolungato delle ghiandole linfatiche;
- macchie cutanee
- diarrea prolungata;
- piaghe della bocca, dell’ano e dei genitali;
- perdita di memoria.
Come abbiamo già affermato in precedenza, oggi gli individui affetti da HIV raramente contraggono l’AIDS, e questo grazie ai test in grado di rilevare e arrestare l’infezione in corso. Ma quali sono questi test?
Come può essere diagnosticato l’HIV?
L’unico modo per rilevare con esattezza l’infezione è ricorrere ai test specifici per l’HIV.
Questi test non sono in grado di rilevare il virus immediatamente dopo aver contratto l’infezione, perché il sistema immunitario impiega una fascia di tempo per produrre gli anticorpi sufficienti per essere rilevati dai test. Durante questo periodo (chiamato finestra), quindi, il test potrebbe risultare negativo anche al paziente che invece ha contratto l’HIV.
Per questo modo si consiglia di rivolgersi al proprio medico per ottenere informazioni dettagliate sul proprio periodo finestra e sulla tipologia di test da svolgere, di modo che lo specialista valuti se sia necessaria l’eventuale ripetizione del test in futuro.
Nello specifico i test più comuni sono:
- Test che prelevano il sangue. Questi, una volta esaminato il sangue, rilevano gli anticorpi che l’organismo ha generato in risposta all’HIV. Normalmente, la risposta è disponibile dopo tre giorni;
- Test rapidi su sangue e saliva. Questi vengono effettuati su saliva o su un goccia di sangue, che viene prelevata pungendosi lievemente il dito (è possibile svolgere questo tipo di test in autonomia, acquistando il materiale in farmacia). Il risultato dei test rapidi è disponibile in pochi minuti.
Per quanto riguarda la prima tipologia il test è gratuito e anonimo! Come spiega il Ministero della Salute, il test non è obbligatorio ma è altamente consigliato a tutti coloro che hanno seguito comportamenti a rischio.
Qual è la terapia per l’HIV?
Ad oggi non esiste una terapia con farmaci in grado di curare definitivamente l’HIV. Tuttavia, grazie alla ricerca del National Institute of Allergy and Infectious Diseases, sono stati sviluppati farmaci antiretrovirali per il trattamento dell’HIV che hanno trasformato una malattia mortale in una condizione cronica facilmente gestibile.
Sebbene questi farmaci non possano curare totalmente l’infezione, gli antiretrovirali sono in grado di mantenere bassa la carica virale, così che l’infezione non sia rilevabile e soprattutto non possa essere trasmessa durante un rapporto sessuale. Nella pratica, la terapia consiste in un controllo del virus attraverso una combinazione di farmaci in grado di bloccare la replicazione del virus, riducendo appunto la carica virale e, di conseguenza, anche l’indebolimento del sistema immunitario.
HPV ( Human Papilloma virus)
L’HPV, conosciuto anche come Papilloma Virus, è un virus infettivo di cui si conoscono oltre 200 varianti.
Si tratta di un’infezione altamente diffusa: il Ministero della Salute stima che ognuno di noi contragga l’HPV almeno una volta nella vita, spesso anche senza saperlo. Infatti, nella maggior parte dei casi l’HPV è asintomatico e presenta un decorso benigno. Altre volte, invece, l’infezione può portare a modifiche cellulari che, a loro volta, possono progredire gradualmente in forme tumorali (che interessano principalmente l’apparato riproduttivo).
Quali sono i sintomi del papilloma virus umano?
Come le altre malattie veneree, anche il Papilloma virus, spesso, può presentarsi in forma asintomatica e, come abbiamo visto poco fa, transitoria.
Ci sono però alcune varianti dell’HPV che presentano sintomi, segnalando così la presenza del virus all’interno del corpo umano. Tra i sintomi più comuni troviamo la comparsa delle verruche e dei condilomi (piccole protuberanze di colore rosa che appaiono sugli organi genitali esterni, quindi nel caso maschile sul pene).
Come può essere diagnosticato il papilloma virus umano?
Attualmente non esistono test attendibili in grado di diagnosticare con certezza l’infezione HPV nell’uomo. Per rilevare la presenza di questo virus all’interno dell’organismo maschile, ad oggi, si ricorre all’esame obiettivo, un’attenta analisi del paziente da parte di uno specialista, il quale prende in esame i possibili sintomi e indicatori di malattia.
Qual è la terapia per l’HPV?
Come abbiamo visto, il Papilloma virus può avere conseguenze negative sulla nostra salute e può essere difficoltoso da individuare. Come fare, quindi, per proteggersi?
Il primo passo è la prevenzione: in Italia è disponibile il vaccino gratuito che previene il 90% delle forme tumorali associate all’HPV. La vaccinazione è fortemente raccomandata e offerta gratuitamente a ragazzi e ragazze a partire dagli 11 anni di età (viene somministrato in due o tre dosi, in base all’età in cui viene effettuata la prima dose).
Mentre, per quanto riguarda le lesioni cutanee causate dall’HPV (verruche e condilomi), è possibile che queste guariscano spontaneamente senza alcun trattamento. In caso contrario si consiglia di ricorrere a creme o a soluzioni localizzate nella zona del corpo interessata. In questi casi è necessario rivolgersi al medico, che provvederà ad individuare il trattamento adatto alla situazione personale del paziente.
Epatite B
L’epatite B, anche noto come HBV, è uno dei virus più infettivi al mondo. L’OMS stima che attualmente ci siano 296 milioni di persone con epatite B cronica nel mondo e 1,5 milioni di infezioni ogni anno.
Una volta entrato nell’organismo, la malattia colpisce il fegato causando un’infezione acuta che può avere conseguenze molto serie. Infatti, in alcuni soggetti, la malattia può diventare cronica (5-10% dei casi) e portare a insufficienza epatica, cirrosi e tumore al fegato.
Va detto però che, nella maggior parte dei casi (circa il 90%), si assiste alla completa guarigione del paziente, che oltre a guarire si guadagna anche l’immunità dall’infezione.
Quali sono i sintomi dell’epatite B?
Come le malattie veneree che abbiamo già analizzato, anche l’Epatite B è perlopiù asintomatica.
Nei casi in cui l’infezione si manifesti in maniera più grave, si presenteranno i seguenti sintomi:
- disturbi addominali;
- nausea;
- vomito;
- a volte ittero (ingiallimento della pelle e della parte bianca dell’occhio).
Come può essere diagnosticata l’epatite B?
L’epatite B può essere diagnosticata tramite test specifici sul sangue, che permettono di indagare e rilevare la presenza degli anticorpi che l’organismo produce per combattere il virus in corso.
Qual è la terapia per l’epatite B?
Il trattamento per l’epatite B consiste nella somministrazione di farmaci antivirali specifici, che bloccano la moltiplicazione del virus, riuscendo a rallentare i danni epatici.
Mentre, per quanto riguarda la prevenzione, anche in questo caso esiste un vaccino sicuro, che garantisce una protezione del 98-100% della malattia. In Italia, data la sua efficacia, questo vaccino è obbligatorio dal 1991 per tutti i neonati dal primo anno di vita.
Tricomoniasi
La tricomoniasi è una delle malattie sessualmente trasmissibili più frequenti nella popolazione. Normalmente i sintomi, quando rilevabili, compaiono dopo 4-28 giorni dall’infezione e permettono di iniziare la cura adeguata in tempo, in maniera che il paziente possa essere curato mediante antibiotici.
Quali sono i sintomi della tricomoniasi?
Nel 10-50% dei casi la tricomoniasi non manifesta sintomi e le complicanze di questa infezione sono rare (di solito in assenza di trattamento).
In presenza di sintomi, negli uomini si manifestano sintomi lievi, come: secrezione schiumosa del pene; bruciori urinari e costante bisogno di urinare.
Come può essere diagnosticata la tricomoniasi?
La diagnosi della tricomoniasi prevede di effettuare un tampone uretrale o prelevare e analizzare un campione di urina. Sebbene sia un po’ fastidioso, il primo metodo risulta essere anche il più rapido ed economico e, per questo, il più utilizzato.
Qual è la terapia?
Come dicevamo, la tricomoniasi è una MST facilmente curabile grazie alla somministrazione orale di antibiotici specifici, quali il metronidazolo e il tinidazolo. In quanto medicinali, durante la terapia è severamente vietata l’assunzione di bevande alcoliche.
Il trattamento deve comprendere entrambi i partner sessuali, i quali dovranno astenersi da rapporti sessuali per tutta la durata della terapia, fino alla completa guarigione di entrambi.
Herpes genitale
L’Herpes genitale è un’infezione dovuta all’Herpes simplex virus (HSV). È un MST molto comune, diffuso a livello globale e si stima che oltre 500 milioni di persone nel mondo abbiano un’infezione da Herpes genitale.
Si tratta di un’infezione permanente: una volta contratta l’infezione, il virus rimane latente all’interno dell’organismo per tutta la vita e, qualora si indebolissero le difese immunitarie, allora il virus potrebbe riattivarsi (tipico nei momenti di stress psico-fisico, traumi tissutali locali, radiazioni UV, febbre, mestruazioni, immunosoppressione, ecc).
Normalmente, l’Herpes genitale si manifesta con biancastre vescicole raggruppate in un’area infiammata che provocano prurito, dolore e disagio.
Quali sono i sintomi dell’herpes genitale?
Nella maggior parte dei casi (circa l’80%) l’Herpes genitale è asintomatico.
Ma, quando sintomatico, dopo un periodo di incubazione di circa 4-7 giorni, la malattia si manifesta con sintomi come:
- prurito;
- bruciore;
- dolore nell’area genitale e dolore quando si urina;
- comparsa di vescicole biancastre singole o raggruppate nella zona genitale e anale;
- febbre;
- ingrossamento dei linfonodi inguinali.
Dopo circa 2-3 settimane dalla loro comparsa, le vescicole si trasformano in ulcere e scompaiono in pochi giorni, ma il virus rimane latente e, come già accennato, può comparire nuovamente in caso di indebolimento del sistema immunitario per stress psico-fisico.
Come può essere diagnosticato l’herpes genitale?
La diagnosi dell’Herpes genitale prevede una valutazione clinica basata sull’osservazione delle lesioni specifiche causate dall’infezione.
Tuttavia, se la diagnosi non è chiara o se i sintomi non compaiono, allora è possibile ricorrere ai test specifici, che vengono effettuati prelevando un campione di fluido dalla base di un’ulcera formata recentemente.
In alternativa sono disponibili anche i test sierologici, che possono rilevare gli anticorpi che l’organismo ha formato in risposta al virus. Questi test vengono usati prevalentemente per valutare pazienti che non hanno lesioni genitali, ma che mostrano la volontà di effettuare un test per sospetti comportamenti a rischio.
Qual è la terapia per l’herpes genitale?
Attualmente non esiste una cura in grado di sconfiggere definitivamente il virus che, come dicevamo, rimane latente all’interno dell’organismo umano.
Ad ogni modo, durante la fase attiva l’infezione può essere curata grazie alla somministrazione di farmaci antivirali (quali aciclovir, valaciclovir o famciclovir), utili a ridurre l’eliminazione virale e la sintomatologia nelle infezioni gravi.
“Prevenire è meglio che curare”
La classica frase che viene pronunciata continuamente dagli specialisti è più calzante che mai per parlare di malattie veneree e del loro trattamento.
Giunti alla conclusione della nostra lettura, abbiamo ben compreso la facilità con cui queste malattie sessualmente trasmissibili possono essere trasmesse da persona a persona e come, a volte, sia difficile liberarsene o talvolta accorgersi di averle. Per questi motivi, la cura più adeguata alle MST è indubbiamente una buona e attenta prevenzione! Ecco perché ti faranno comodo alcuni semplici passi da seguire per evitare di contrarre una malattia sessualmente trasmissibile:
- evita rapporti sessuali occasioni (a rischio) e prediligi rapporti con partner stabili, di cui conosci il quadro clinico;
- usa sempre profilattici sicuri: gli strumenti più efficaci nel prevenire la trasmissione delle MST (e non lo diciamo solo noi, ma anche il Dipartimento della salute e dei servizi umani negli Stati Uniti, che definisce il preservativo il lattice come il miglior metodo per proteggersi dalle malattie sessualmente trasmissibili);
- vaccinarsi poiché, come abbiamo visto, i vaccini sono sicuri e in grado di coprire dall’infezione in larga percentuale;
- svolgere regolarmente test in grado di diagnosticare le MST. A tal proposito il CDC (Centers for Disease Control and Prevention), ente governativo americano che si occupa di salute pubblica, raccomanda il test annuale dell’HIV.