AIDS e HIV: verso la sconfitta della malattia tra alti e bassi

Excursus storico su una delle più gravi epidemie del nostro tempo

verso il vaccino hiv

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    Stiamo trattando il tema del virus dell’Hiv e della malattia che, purtroppo, ne deriva, l’Aids. Affrontiamo la tematica questa volta facendo un breve excursus storico, andando a tracciare tutte le evoluzioni, anche sociali, che hanno caratterizzato l’epidemia che, dal suo inizio, ha infettato 78 milioni di persone uccidendone 35 milioni.

    Prima del 1981

    È opinione diffusa che l’Hiv abbia avuto origine a Kinshasa, nella Repubblica Domenicana del Congo, attorno al 1920, quando il virus è riuscito a fare il salto della specie, passando dallo scimpanzè all’essere umano. Non abbiamo un’idea precisa di quante persone abbia infettato fino al 1981; la stima fatta dagli studiosi parla di 100/300 mila contagiati. Ci sono alcuni casi sporadici documentati prima del 1970, cosa che ha portato a pensare che l’attuale epidemia sia iniziata tra la metà e la fine degli anni ‘70. Ad ogni modo, oggi, si ritiene che nel 1980 fosse già presente in tutti e cinque i continenti

    Gli anni ‘80

    1981 – 1982: la scoperta, l’incertezza, la malattia degli omosessuali

    Nel 1981, a Los Angeles, si registrarono cinque casi di una rara infezione polmonare, la Pneumocystis Carinii Pneumonia (PCP), in cinque giovani omosessuali prima sani. Nello stesso periodo, a New York e in altre zone della California, ci furono casi di uomini che avevano sviluppato un cancro particolarmente aggressivo, il Sarcoma di Kaposi (è tipico dell’Aids sfociare in tumori aggressivi). A dicembre dello stesso anno ci furono altri casi di PCP tra tossicodipendenti, ed entro la fine dell’anno ebbero luogo 270 casi di grave immunodeficienza tra persone omosessuali (121 morirono).

    A giugno dell’anno successivo i casi aumentarono, e si iniziò così a pensare che la causa della malattia fosse sessuale. Malattia che, in ambito medico, prese inizialmente il nome di GRID (Gay Related Immune Deficiency). Contemporaneamente si ebbero casi anche tra emofiliaci ad Haiti. Ecco che si iniziò a pensare che il virus avesse origini haitiane. A settembre dello stesso anno il CDC (Centers for Disease Control and Prevention) usò per la prima volta la parola Aids, descrivendola come ‘’una malattia almeno moderatamente predittiva di un difetto dell’immunità cellulo-mediata, che si verifica in una persona senza alcun caso noto di ridotta resistenza a quella malattia’’.

    1983 – 1984: prende forma la natura eziologica del virus

    Nel gennaio ‘83 si riscontrano casi di Aids in donne che avevano avuto rapporti sessuali con uomini affetti dalla malattia; si capì quindi che poteva essere trasmessa anche con rapporti eterosessuali. A maggio venne scoperto, in Francia, un retrovirus (LAV) che sarebbe potuto essere la causa dell’Aids, e a giugno si riscontrarono i primi casi nei bambini, cosa che, inizialmente, portò a pensare che la trasmissione avvenisse con contatto casuale. Osservazione che si rivelò poi errata in quanto i bambini avevano contratto l’Aids prima, durante, o subito dopo il parto. Intanto il CDC identificò le principali vie di trasmissione, escludendo quelle per contatto casuale, per cibo, acqua, aria o superficie. 

    Nell’aprile del 1984 il National Cancer Institute individuò la causa dell’Aids: il retrovirus HTLV-III (che è esattamente il LAV trovato in Francia). Intanto venne creato un esame del sangue per il primo screening del virus e si iniziò a cullare l’idea di poter avere un vaccino in due anni. Tre mesi più tardi il CDC suggerì di evitare la condivisione degli aghi tra tossicodipendenti: è causa di trasmissione del virus. 

    1985 – 1989: la prima morte illustre, i primi farmaci

    Nel 1985, il 2 ottobre, si ebbe la prima morte ‘’illustre’’: l’attore Rock Hudson, che lasciò 250 mila dollari per fondare amFAR (american Foundation for Aids Research).

    L’anno successivo l’International Committee on Taxonomy of Viruses sancì che il virus che causava l’Aids si chiama Hiv. Alla fine di quell’anno si registrarono 38.401 casi.

    Nel 1987 vide la luce il primo farmaco antiretrovirale, la Zidovudina. A luglio dello stesso anno, l’Oms confermò che il virus si trasmette da madre a figlio durante l’allattamento. E l’anno seguente, sempre l’Oms dichiarò il 1° dicembre Giornata Mondiale contro l’Aids.

    Alla fine del 1989 vengono segnalati 142 mila nuovi casi, ma l’Oms ne stimava almeno 400 mila in tutto il mondo.

    Gli anni ‘90

    L’ultimo decennio del millennio scorso si colorò subito di toni discriminatori. Una legge varata dal governo americano, infatti, impediva alle persone affette da Hiv di entrare nel Paese (resterà fino al 2010), mentre, intanto, nel mondo si contavano 8/10 milioni di persone che convivevano con il virus.

    1991 – 1994: lo spettro dell’Aids affonda i suoi tentacoli tra le celebrità

    Il 7 novembre 1991 Earvin ‘’Magic’’ Johnson annunciò di aver contratto l’Hiv. Questo annuncio dissipò lo stereotipo che l’Hiv fosse una malattia da ‘’gay’’ (Johnson aveva una moglie che, all’epoca, era in stato interessante; e lui non aveva mai avuto rapporti omosessuali). Lo stesso mese, il 23 novembre, il frontman dei Queen, Freddy Mercury rivelò al mondo la sua positività al virus. Morì il giorno successivo. Nel 1992, invece, fu la volta di Arthur Ashe, star del tennis, che rivelò di aver contratto il virus con una trasfusione di sangue avvenuta nel 1983.

    1995 – 1999: la svolta della terapia HAART

    Nel giugno 1995 un passo avanti: la FDA approvò HAART, la terapia tutt’oggi usata per combattere l’Hiv. Immediatamente ci fu un calo dei decessi, tra il 60% e l’80%. Sempre in tema di farmaci, nel ‘97, l’FDA diede il via libera alla commercializzazione di Combivir, la combinazione di due farmaci antiretrovirali in una pasticca sola. Alla fine del millennio, nel 1999, l’Oms annunciò l’Aids come quarta causa di morte al mondo; 33 milioni di persone convivevano con essa e 14 milioni di persone sono morte dall’inizio dell’epidemia.

    Anni 2000

    2000 – 2003: la sensibilizzazione verso il terzo mondo

    Il nuovo millennio iniziò nel segno dell’equità. l’UNAIDS (United Nations Programme on AIDS) contrattò la riduzione del prezzo dei farmaci antiretrovirali nei paesi in via di sviluppo. Nel 2001 l’Onu chiese la creazione di un fondo globale per combattere l’Hiv attraverso la prevenzione, il trattamento e l’assistenza, compreso l’acquisto dei farmaci. A novembre dello stesso anno, il WTO (World Trade Organization) annunciò la ‘’Dichiarazione di Doha’’: i paesi in via di sviluppo possono produrre farmaci contro il virus. L’anno seguente, ad aprile, il Fondo Globale contro l’Aids approvò il suo primo ciclo, con un saldo di 600 milioni di dollari e nel 2003 il presidente americano Bush annunciò la creazione di un piano quinquennale da 15 miliardi di dollari. 

    2003 – oggi: l’efficacia delle cure e la speranza del vaccino

    Proseguendo poi nel corso degli anni, questi ultimi due decenni hanno visto un progressivo miglioramento delle condizioni vitali dei pazienti affetti da Hiv. Nel 2013, ad esempio, l’UNAIDS dichiarò che i decessi si erano ridotti del 30% rispetto al passato; nel 2017, per la prima volta, più della metà dei sieropositivi stava ricevendo il trattamento antiretrovirale (19,5 milioni di persone). Nello stesso anno, si registrò un calo consistente delle infezioni in Africa orientale e meridionale, grazie anche a DREAMS, un’iniziativa che mirava a ridurre i casi fornendo assistenza economica per curarsi.

    E alla fine..

    Giungiamo ai giorni nostri, consapevoli di aver fatto molto nella lotta contro questo dannato virus, ma che ancora non è abbastanza. Numerose vittorie la scienza ha accumulato: oggi è sempre più difficile sviluppare la malattia, perché le cure che abbiamo ci permottono di convivere con l’Hiv. Adesso giochiamo una delle partite più importanti, quella del vaccino sperimentale mRna, e tutti noi sappiamo già per chi faremo il tifo.

     

    Fonti

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