Chat GPT: cosa è e come funziona
Acronimo di Generative Pretrained Transformer (“trasformatore pre-istruito generatore di programmi di dialogo”), Chat GPT è uno strumento di elaborazione del linguaggio naturale (Natural Language Processing) che utilizzando algoritmi avanzati di apprendimento automatico genera risposte simili a quelle umane, simulando una vera e propria conversazione.
Quando un utente inserisce un messaggio o una richiesta, Chat GPT la elabora e genera una risposta pertinente al discorso, fornendo informazioni, dati e dettagli attinti dal web.
Realizzata da Open Ai (un’organizzazione no profit per la ricerca sull’IA, Intelligenza Artificiale), Chat GPT vuole ottimizzare la conversazione e facilitare gli utenti nella:
- ricerca di informazioni;
- scrittura creativa;
- traduzione linguistica;
- e tanti altri campi di applicazione che vanno ogni giorno includendosi.
Tra i suoi investitori troviamo anche Elon Musk.
La caratteristica nonché forza principale di Chat GPT sta nella capacità di produrre delle risposte originali che simulano in tutto e per tutto quelle umane sia per la complessità della dialettica che per la profondità contenutistica.
Non un semplice scambio di informazioni o argomenti ma un vero e proprio dialogo che annulla le barriere uomo-macchina.
In breve, Chat GPT:
- è basato su modelli di intelligenza artificiale (IA) e machine learning;
- specializzato nella conversazione testuale, eccede infatti nella scrittura: dalle ricette ai saggi ai testi letterari o giornalistici, è altrettanto utile nella stesura dei contenuti per i social e così via;
- dotato di una comprensione del testo accurata e specifica, pertinente e profondo nelle risposte, dispone di una capacità argomentativa superiore ai modelli precedenti;
- talvolta pecca nella ricerca delle fonti attendibili e sicure, in quanto le informazioni sono attinte – spesso senza adeguati filtri – direttamente dal web.
Applicabile a svariati campi, ci si chiede: è possibile fare coesistere Chat GPT e psicoterapia? L’IA può essere un valido supporto al lavoro medico o rischia di comprometterlo? Può l’IA ora o in futuro sostituire invece la figura del professionista?
Scopriamolo insieme.
Il rapporto del Censis sui giovani
Secondo il rapporto del Censis, l’istituto di ricerca socio-economica italiano fondato nel 1964:
- l’86,5% dei giovani “ritiene che meriterebbe di più nel lavoro”;
- il 70,9% pensa che meriterebbe di più nelle amicizie e nelle relazioni sociali;
- mentre l’81,9% dalla vita in generale.
Sempre nel rapporto si legge che:
- “il 45,5% dei giovani dichiara che dopo la pandemia desidera trascorrere a casa più tempo possibile,
- il 47,9% ha sviluppato una sorta di agorafobia (letteralmente “paura della piazza”) e ha paura a frequentare locali e luoghi affollati,
- il 46,9% dichiara di sentirsi fragile;
- e il 31,8% si sente solo, quota che sale al 39,4% tra i giovanissimi”.
Riguardo al futuro invece “il 62,1% dei giovani ha cambiato la propria visione del futuro a seguito della pandemia:
- il 22,1% ritiene che il futuro sarà migliore,
- il 40,0% che sarà peggiore,
- mentre il 37,9% pensa che il futuro sarà lo stesso”.
L’esperimento di Open
In base a queste percentuali, Open ha provato a rivolgersi a Chat GPT per una consulenza, usando le seguenti parole:
“Ciao, volevo parlarti di un mio problema che mi dà molta preoccupazione da qualche mese. Ho l’impressione che il mio valore non venga riconosciuto. Sento tante critiche e indifferenza intorno a me, ma secondo me mi meriterei di più, sia al lavoro che nelle relazioni sociali”.
Il chatbot ha risposto con una empatia e umanità che ha sorpreso gli interlocutori: «capisco perfettamente come ti senti» o ancora «spero che questi suggerimenti ti siano stati utili. Se vuoi parlarne ulteriormente, sono qui per aiutarti» sono solo alcune delle risposte che l’IA ha dato, dopo aver comunque argomentato sulle possibili cause del malessere per cui veniva chiesto consiglio.
Open ha proseguito con la conversazione riallacciandosi al tema dell’ansia sociale, cercando di indagare e testare le capacità psicoterapeutiche di Chat GPT:
«Grazie. Sì, a dire il vero questo problema mi sembra collegato a un altro. Da quando hanno allentato le restrizioni dopo la pandemia, mi rendo conto che ho sviluppato una sorta di ansia sociale, che forse è alla base della sensazione di inadeguatezza di cui ti parlavo prima. Mi sono accorto che non ho più voglia di uscire di casa e mi sento a disagio nel frequentare luoghi affollati. Cerco la solitudine ma mi sento anche solo e disconnesso».
A questa argomentazione il chatbot ha però risposto con un taglio più giornalistico e distaccato, elencando informazioni sull’ansia sociale e i suoi possibili rimedi.
Infine, quando gli sono stati posti dei ringraziamenti e una frase di apprezzamento – “Grazie, mi sono trovato molto meglio con te che con il mio psicoterapeuta di prima” – ChatGTP ha tenuto a ricordare di non essere uno psicoterapeuta e di rivolgersi ad un professionista vero, col quale instaurare un percorso di fiducia e self-confidence per il raggiungimento di un benessere più solido e duraturo.
Conclusioni dell’esperimento
Pur fornendo una serie di informazioni e un tasso di accuratezza superiore al 90% (come affermato in un recente studio di Google Research), ChatGPT non può sostituirsi alla figura dello psicoterapeuta.
Col suo esperimento, Open chiedeva infatti all’AI di offrire una prestazione medica:
“È necessaria ulteriore ricerca per garantire la sicurezza, l’affidabilità, l’efficienza e la privacy della tecnologia. Inoltre, andrà valutato con attenzione l’uso etico di questa tecnologia”.
Se da un lato quindi ChatGPT può essere un valido supporto per i medici e i professionisti del settore nella ricerca immediata di fonti, dati informazioni e nell’associazione immediata di causa-effetto di eventuali malesseri o patologie, dall’altro è impossibile (per ora) pensare di sostituire la figura del professionista con l’IA.
Infatti, uno dei timori riguarda proprio la mancanza di una finalizzazione del percorso che la psicoterapia porta con sé.
“Dai un pesce a un uomo e lo nutrirai per un giorno. Insegnagli a pescare e lo nutrirai per tutta la vita” è quanto afferma il famoso proverbio cinese e quello che la psicoterapia tenta di fare: dare gli strumenti al paziente per affrontare con indipendenza e consapevolezza le sfide quotidiane che la vita può presentargli.
La presenza invece di un supporto continuo e incessante come quello di un chatbot online potrebbe invece minare questa finalità, creando una vera e propria dipendenza esistenziale ed esperienziale.
In assenza di un trial clinico randomizzato e controllato che dimostri l’efficacia di queste tecnologie per delle specifiche patologie, Chat GPT e le realtà affini non possono e non devono sostituirsi alla figura dello psicoteraputa.
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