Nel nostro sistema sanitario, i farmacisti sono sicuramente figure essenziali, in grado di integrare il lavoro dei medici offrendo consulenze sui farmaci e sulla gestione della terapia. Nonostante la loro formazione specifica, però, il loro ruolo è da sempre limitato alla semplice dispensazione di farmaci. Anche se negli ultimi anni qualcosa sta forse cambiando, iniziando a parlare di ampliare le loro competenze introducendo la figura del farmacista prescrittore, un professionista autorizzato a prescrivere farmaci grazie a una formazione mirata e un preciso quadro normativo. Figura già esistente in diversi Paesi che potrebbe migliorare l’accesso alle cure, ridurre i tempi di attesa e ottimizzare l’impiego delle risorse sanitarie.
La domanda allora è: potrebbe funzionare anche in Italia rendendo più efficiente e accessibile il nostro sistema sanitario? O questa è destinata a rimanere un’idea irrealizzabile a causa di resistenze culturali e normative? Andiamo a esplorare i possibili scenari, valutando i benefici, le sfide e il potenziale impatto di questa figura professionale nel panorama sanitario italiano.
Farmacista prescrittore in Italia: esiste una legge?
Al momento in Italia non esiste una legislazione che regoli in modo specifico la figura del farmacista prescrittore. Come anticipato, il farmacista italiano ha principalmente il compito di dispensare farmaci, consigliare i pazienti sulle terapie da banco e offrire una consulenza sull’uso corretto dei medicinali prescritti dai medici.
Esistono alcune leggi che regolano la figura del farmacista e hanno contribuito a far evolvere il suo ruolo professionale, anche grazie alla diffusione delle terapie digitali. Nessuna di queste leggi però ha mai previsto la possibilità di prescrivere farmaci:
- Legge 8 novembre 1991, n. 362, che disciplina l’esercizio della professione di farmacista e la gestione delle farmacie.
- Legge 24 dicembre 2007, n. 244, che introduce la “farmacia dei servizi“, ampliando le competenze dei farmacisti.
- Decreto Legislativo 3 ottobre 2009, n. 153, che introduce i “servizi professionali in farmacia” per migliorare l’assistenza sul territorio.
Esiste poi la legge “De Maria” (Legge 29 dicembre 2000, n. 400), che ha permesso ai farmacisti una maggiore flessibilità nella gestione dei farmaci, soprattutto in situazioni di emergenza o in assenza temporanea di una prescrizione medica. Questa però non conferisce il potere di prescrivere farmaci in ogni occasione, ma si limita semplicemente a garantire la continuità terapeutica in casi specifici.
Com’è invece la figura del farmacista prescrittore nel resto del mondo?
Anche se in Italia siamo forse ancora un po’ lontani dal regolamentare questa figura, in altri pPaesi si sta già testando il suo ruolo sul mercato.
Nel Regno Unito, ad esempio, vengono formati i primi farmacisti prescrittori con corsi specifici e supervisione durante la pratica. Si tratta di professionisti in grado di gestire autonomamente patologie comuni e croniche, alleggerendo così la pressione sui medici di base o sui pronto soccorso.
Anche negli Stati Uniti il ruolo del farmacista prescrittore esiste ed è regolamentato, ma le sue mansioni possono variare tra i diversi stati. Alcuni infatti danno una maggiore autonomia, altri richiedono comunque una supervisione medica.
Ancora, Paesi come Canada, Australia e Nuova Zelanda vedono molti farmacisti prescrittori collaborare a stretto contatto con i medici, per velocizzare la gestione delle terapie e offrire un’assistenza più integrata e continua ai pazienti.
Quali sarebbero quindi le grandi opportunità per i pazienti e il Sistema Sanitario se la figura del farmacista prescrittore dovesse diffondersi anche qui in Italia?
Tutte le opportunità di questa nuova figura professionale
Inutile negarlo, le nostre strutture sanitarie sono inserite in un contesto di crescente pressione, con risorse sanitarie che scarseggiano e tagli alla sanità che non aiutano a migliorare la situazione. Introdurre e regolamentare la figura del farmacista prescrittore nel nostro Paese potrebbe decisamente trasformare sia l’organizzazione del Sistema Sanitario Nazionale (SSN), migliorandone costi ed efficienza, sia il ruolo degli informatori.
L’impatto del farmacista prescrittore sul Sistema Sanitario Nazionale
Il farmacista prescrittore potrebbe migliorare l’accesso ai farmaci, contribuendo a decongestionare gli ambulatori e alleggerendo il carico di lavoro dei medici., specialmente per quei pazienti che necessitano di cure per condizioni comuni o croniche. Al momento infatti molti di loro devono affrontare attese lunghissime per ottenere una prescrizione dal medico, soprattutto se pensiamo alle aree rurali o con carenza di personale sanitario.
Oltre a questo, il farmacista prescrittore potrebbe contribuire alla riduzione dei costi a carico del Sistema Sanitario Nazionale. Ora infatti una parte significativa delle risorse sanitarie viene spesa per gestire l’afflusso di pazienti che hanno bisogno di prescrizioni per patologie minori o per il rinnovo di terapie croniche.
Ultimo punto, ma non meno importante, questa nuova figura professionale potrebbe seguire i pazienti nel lungo periodo, adeguando le terapie in base alle loro esigenze e riducendo il rischio di interazioni negative tra farmaci. Un approccio che migliorerebbe notevolmente l’aderenza terapeutica dei pazienti, problema comune che spesso compromette l’efficacia delle cure.
L’impatto del farmacista prescrittore sul ruolo degli informatori
L’introduzione del farmacista prescrittore potrebbe avere un impatto significativo anche sull’industria farmaceutica e, in particolare, sul ruolo degli informatori scientifici del farmaco.
Le nuove tendenze nel settore farmaceutico sono quasi tutte legate all’innovazione, un motivo in più che dovrebbe spingerle ad adattare le strategie di vendita e marketing ai farmacisti prescrittori, che diventerebbero un loro nuovo target. Un cambiamento che richiederebbe anche la preparazione di materiali educativi specifici e il supporto tecnico per aiutare i farmacisti a prendere decisioni informate sulle prescrizioni. Gli informatori invece, da sempre focalizzati sui medici, dovrebbero adattarsi ad interagire anche con i farmacisti. E non solo a livello promozionale, ma anche per fornire consulenze specifiche su prodotti e gestione delle terapie.
Insomma, il farmacista prescrittore rappresenta sicuramente una concreta opportunità per ottimizzare l’efficienza del settore sanitario in Italia. Come abbiamo visto, potrebbe migliorare l’accesso alle cure, ridurre i costi del SSN e ottimizzare la gestione delle terapie. La sua introduzione è però ancora incerta a causa di resistenze normative e culturali, oltre alla necessità impegnativa di formare adeguatamente i farmacisti.
Mentre altri Paesi hanno già dimostrato i benefici di questa figura, in Italia restano molte sfide da affrontare: rimarrà quindi un’utopia? La risposta è ancora incerta, ma quel che è sicuro è che dipenderà dall’impegno congiunto di istituzioni, professionisti e industria farmaceutica nel superare queste barriere e valorizzare davvero il servizio offerto ai pazienti.
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