Incredibile passo in avanti per le protesi robotiche

Per la prima volta una protesi robotica integrata in modo permanente con il sistema scheletrico e nervoso di una paziente

Mano robot

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    La storia di Karin, una donna svedese che ha vissuto con l’amputazione di una mano per oltre vent’anni è un esempio straordinario di come la tecnologia possa trasformare le vite umane.

    Grazie a una nuova protesi bionica, Karin ha raggiunto un livello di controllo e libertà che non avrebbe mai pensato possibile. Questo risultato rivoluzionario è stato reso possibile da un approccio integrato che ha combinato tecnologia avanzata, ricerca pionieristica e un impegno senza precedenti per superare le sfide.

    Quali sono stati i passaggi fondamentali per lo sviluppo di questa tecnologia?

    Il fulcro di questa innovazione è l’applicazione all’interno della protesi di un sistema elettronico integrato molto all’avanguardia che permette di costituire un’interfaccia tra i tessuti umani e il dispositivo protesico. Questo sistema elettronico permette di fatto una comunicazione tra la componente neurologica del paziente e la protesi bionica; l’interfaccia, infatti, è stata progettata per allacciarsi perfettamente con il suo sistema neuromuscolare, consentendo movimenti precisi e naturali. Grazie a questa tecnologia, Karin è finalmente in grado di eseguire gesti quotidiani con facilità e comfort.

    Uno degli aspetti fondamentali della tecnologia delle protesi integrative è la comprensione e l’imitazione della sinapsi neuromuscolare. Questa connessione essenziale tra il sistema nervoso e i muscoli è responsabile della trasmissione dei segnali elettrici che permettono ai muscoli di contrarsi e rilassarsi in risposta agli impulsi nervosi. Nella progettazione delle protesi bioniche, gli ingegneri cercano di replicare questa interazione complessa per garantire un controllo fluido e naturale dei movimenti dell’arto artificiale.

    L’importanza della stabilità dei segnali mioelettrici

    Durante lo sviluppo e i test della protesi per Karin, è stato essenziale assicurare la stabilità dell’interfaccia con il suo sistema neuromuscolare. I ricercatori hanno monitorato costantemente l’impedenza elettrica di ciascun contatto elettrodo nel tempo; i risultati hanno confermato che gli elettrodi impiantati hanno mantenuto una stabilità adeguata, con solo sporadiche eccezioni attribuibili a connessioni esterne. Inoltre, l’elettrodo neurale ha consentito una stimolazione efficace delle fibre nervose, producendo sensazioni tattili coerenti nella mano protesica di Karin e mantenendo i livelli di percezione entro i limiti di sicurezza stabiliti.

    Tra i risultati più significativi della ricerca, si è evidenziato un notevole miglioramento nel controllo della protesi. Utilizzando i segnali provenienti dai siti mioelettrici, i ricercatori sono stati in grado di decodificare sei movimenti del moncone, il che equivale a una protesi con 3 gradi di libertà, con un tasso di completamento del 100%. Inoltre, il paziente è riuscito a controllare individualmente tutte e cinque le dita del moncone con un tasso di completamento fino al 95%. Questo controllo preciso e fluido è stato reso possibile grazie all’integrazione dell’interfaccia uomo-macchina osseo-integrata, che ha stabilito una comunicazione diretta tra la mente di Karin e la sua protesi bionica.

    Nonostante i successi ottenuti, durante lo sviluppo sono state affrontate sfide significative. Ad esempio, il fissaggio del titanio nell’osso radiale ha incontrato problemi di osseo-integrazione e ha richiesto la rimozione dopo cinque mesi. Tuttavia, la collaborazione multidisciplinare di ingegneri, chirurghi e ricercatori ha permesso di affrontare le sfide legate all’integrazione biologica degli impianti nel tessuto osseo in maniera soddisfacente.

    In conclusione, il campo delle protesi integrate è in rapida evoluzione, offrendo enormi potenzialità per migliorare la vita di coloro che vivono con l’amputazione. Grazie a innovazioni come l’interfaccia uomo-macchina osseo-integrata e la stimolazione neurale avanzata, il futuro delle protesi appare sempre più promettente. Con ulteriori ricerche e sviluppi tecnologici, possiamo aspirare a un mondo in cui le protesi non solo sostituiscono gli arti persi, ma li migliorano in modo significativo, offrendo libertà e autonomia senza precedenti.

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