Occhiali smart per ipovedenti: quando la tecnologia ha valore umanitario

Scopriamo insieme cosa sono gli occhiali smart per ipovedenti, come funzionano e in che modo potrebbero rivoluzionare la vita di migliaia di persone.

Occhiali smart

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    Quando la tecnologia evolve e volge lo sguardo ai bisogni della società e alle necessità dei singoli, è lì che il progresso si fa umanitario, permettendo così di migliorare la vita di migliaia di individui. Nel caso degli occhiali smart oggetto di questa notizia, si parla di occhiali specifici per persone ipovedenti che, tramite un sistema di fotocamere, combinano insieme le potenzialità della robotica con quelle dell’intelligenza artificiale (AI). Vengono così analizzati l’ambiente e gli spazi circostanti che, segnalati attraverso input grafici e avvisi, aiutano chi li indossa a orientarsi meglio nell’area circostante, evitando così di incorrere in potenziali pericoli per la mobilità (come buche, gradini, ostacoli di vario genere) prontamente segnalati dai sensori. Il tutto è reso possibile dalla realtà mista.

    Che significa “ipovedente”?

    Con termine “ipovedente” si indica chi soffre di una perdita parziale della propria funzione visiva. Questo deficit può riguardare solo uno o entrambi gli occhi e condiziona notevolmente l’autonomia di chi ne è colpito, sia dal punto di vista lavorativo che quotidiano. Un ipovedente quindi, a differenza di chi soffre di cecità, è in grado di vedere ma con marcate difficoltà e deve aiutarsi con lenti o occhiali specifici che lo aiutino a ingrandire ciò che sta guardando o gli permettano di avvicinarsi a ciò che osserva, contrastando eventuali distorsioni (come abbagliamento, annebbiamento, difficoltà nel distinguere i colori o riconoscerne i dettagli) che ne alterino la percezione visiva, rendendo l’atto della vista uno sforzo considerevole. Inoltre l’ipovisione può essere influenzata anche dall’intensità della luce dell’ambiente in cui ci si trova, da quanto conosciamo quello stesso luogo o dal suo grado di affollamento, pertanto chi è ipovedente è costantemente chiamata ed obbligato ad orientarsi e riadattarsi nel suo modo di “vedere” – o forse sarebbe meglio dire “percepire” – il mondo esterno. Ed è proprio a queste esigenze che gli occhiali smart cercano di rispondere.

    Cosa sono gli “occhiali smart”

    Questi “occhiali intelligenti”, dotati di un’altissima tecnologia, sono stati sviluppati dalla startup spagnola Biel Glasses – con sede a Barcellona, in collaborazione con Panasonic. Durante la fiera tecnologica del Consumer Electronic Show, tenutasi lo scorso gennaio a Las Vegas, ne è stata infatti presentata un’anteprima del modello, che integra la tecnologia Biel Glasses per l’ipovisione con i leggeri occhiali VR compatibili con HDR 5.2K dell’azienda Panasonic. La stessa Panasonic ha spiegato: “Unendo gli occhiali leggeri per realtà virtuale compatibili con HDR 5.2K di Panasonic con le tecnologie per ipovisione di Biel Glasses è nato un prodotto che riduce le difficoltà motorie causate da gravi disturbi della vista, come la perdita della vista periferica o visione a tunnel, che colpisce chi soffre di condizioni tra cui glaucoma, retinite pigmentosa e altri problemi e permette agli utenti di muoversi in modo sicuro e indipendente grazie a feedback su ostacoli e altri pericoli”. Per quel che riguarda le funzioni di questa particolare tipologia di occhiali, queste vengono regolate ed adattate alle esigenze e condizioni specifiche dei pazienti attraverso degli aggiustamenti mirati attuati direttamente dall’optometrista (colui che si occupa dell’analisi visiva, ne identifica i difetti e prescrive al soggetto le lenti più indicate per la sua specifica condizione), intervenendo tramite zoom su punti quali l’illuminazione o il contrasto, fino ad ottenere un’elaborazione ottimale delle immagini. Inoltre, grazie all’ausilio di pannelli e di lenti, si permette un consumo energetico inferiore a favore di una leggerezza e compattezza degli occhiali, che ne influenzano anche la praticità e il comfort nel loro utilizzo quotidiano. Il tutto a riprova che l’intelligenza artificiale affiancata alla robotica possono davvero risolvere i problemi di mobilità dovuti dall’ipovisione, permettendo agli utenti di avere una percezione reale dell’ambiente circostante e dei suoi ostacoli e rendendo loro libero l’accesso agli spazi apparentemente meno sicuri, in virtù di una maggiore indipendenza. Tra le principali caratteristiche degli occhiali smart troviamo:

    • l’aiuto nel movimento autonomo del soggetto grazie al rilevamento degli ostacoli – gradini, buche, altri pericoli eventuali – nell’ambiente circostante, grazie all’utilizzo della realtà mista che, mediante indicazioni grafiche adattate alla visione residua dell’utente, ne notifica la presenza e fa in modo che il soggetto stesso possa averne una percezione più precisa;
    • il peso ridotto e le dimensioni compatte, nonché il basso consumo energetico, grazie all’utilizzo di pannelli di visualizzazione μOLED e lenti pancake;
    • il lavoro degli optometristi che regolano su misura del singolo soggetto le funzioni degli occhiali smart, facendo sì che questi possano rispondere ottimamente alle specifiche esigenze di ogni paziente coinvolto.

    Quanti occhiali intelligenti esistono?

    Tra le opzioni di occhiali smart più conosciute troviamo anche:

    • i MyEye, prodotti dall’azienda israeliana OrCam. A guardarli sembrano dei comunissimi occhiali, ma in realtà sono dotati di un’altissima tecnologia in grado di assistere i non vedenti o gli ipovedenti e migliorarne la vita quotidiana. Dal funzionamento abbastanza intuitivo, sono occhiali dotati di una piccola camera smart wireless che cattura l’immagine – possono riconoscere fino a 100 volte e oltre 200 oggetti – e, grazie all’AI, la traduce a parole e in tempo reale. Questa funzione permette inoltre il riconoscimento dei testi. Infatti OrCam risponde ai comandi vocali come la lettura di un articolo o di una storia. “Per voi molte cose sono scontate, ma non lo erano per me. L’idea di prendere un libro e leggere effettivamente una favola, non inventarla ai miei figli, è una grande ricchezza che prima non avevo e adesso ho”, questo il commento di Annalisa Minetti, cantante non vedente che ha perso la vista all’età di 21 anni a causa di una malattia, riguardo l’utilizzo di dispositivi come gli occhiali intelligenti di questo tipo. Utilizzato in oltre 36 paesi, disponibile in più di 20 lingue, con utenti dai 6 anni in su, il costo di questo specifico modello si aggira intorno ai 4.500 euro;
    • creati da un team di sviluppatori del Brasile, gli Eyeglasses with facial recognition for visual impairment, sono occhiali che, dotati di un Raspberry Pi 3 B, utilizzano un sensore ad ultrasuoni e una fotocamera 4.0 ad alta risoluzione per rilevare eventuali ostacoli (in questo caso si attiva un segnale di avvertimento) e riconoscere oggetti e volti, così da aiutare i soggetti affetti da ipovisione a muoversi facilmente e insicurezza nello spazio circostante. Inoltre, il dispositivo è costantemente in contatto con la rete internet e può trasformarsi, in caso di necessità, in un dispositivo di emergenza utile ai fini della localizzazione, in caso di bisogno del paziente. Inoltre, il codice di questi occhiali intelligenti, scritto con Python 3, aggiornerà costantemente il nome dei vari oggetti che gli occhiali dovranno saper riconoscere cercandoli direttamente in rete, senza che questi vengano più settati manualmente.

    E se la speranza è l’ultima a morire, non ci resta che confidare che la tecnologia volga sempre lo sguardo ai bisogni dell’uomo e permetta all’uomo, a tutti gli uomini, di guardare al mondo con occhi(ali) nuovi.

    Fonti

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