Sulla scia di provvedimenti ed iniziative simili di paesi europei ed extraeuropei, AIOM (Associazione Italiana Oncologia Medica) ha proposto una tassa di scopo di 5€ sulle sigarette: questo produrrebbe un introito di più di 13 miliardi da reinvestire nel Sistema Sanitario Nazionale, sempre più bersagliato da tagli e mancanza di risorse. Il fumo di tabacco è un fattore di rischio per moltissime malattie, che hanno un impatto a livello sociale, individuale e sul Sistema Sanitario Nazionale. In Italia la legislazione contro il fumo – compresi i luoghi in cui non si può fumare – è abbastanza all’avanguardia, e le iniziative prese anche a livello mondiale per combattere questa cattiva abitudine appaiono sempre più stringenti e necessarie.
La campagna #SOStenereSSN
La tassa di scopo di 5€ sulle sigarette è stata proposta da AIOM nel contesto della campagna #SOStenereSSN, realizzata insieme alla Fondazione AIOM e a Panorama della Sanità, e alla quale hanno già aderito – fra gli altri – AIRC, Istituto Mario Negri, CittadinanzAttiva e Alleati contro il cancro.
Si tratterebbe, come suggerisce il nome, di una tassa addizionale il cui valore in denaro serve a raggiungere un preciso scopo: in questo caso far arrivare al Servizio Sanitario Nazionale 13,8 miliardi di euro in più.
Il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) è il sistema di strutture e servizi erogati dallo Stato per garantire a tutti un accesso equo e universale alle prestazioni sanitarie, ovvero il diritto alla salute sancito nell’articolo 32 della Costituzione italiana.
La campagna ha un sito dedicato, dal quale è possibile scaricare un opuscolo informativo, e sarà diffusa anche attraverso uno spot pubblicitario.
La vicepresidente del Senato Maria Domenica Castellone, oltre a dirsi favorevole a questa iniziativa, ha affermato che verrà inserita nella prossima legge di bilancio, il che la renderà un passo più vicina all’essere realizzata.
L’impatto del fumo sulla salute degli italiani
Se da un lato è vero che i fumatori negli ultimi anni sono diminuiti, restano pur sempre quasi il 25% degli adulti fra i 18 e i 69 anni. E proprio il fumo di sigaretta è la causa principale della maggior parte dei tumori al polmone.
Solo nel 2023 i nuovi casi sono stati 40.000 e non bisogna dimenticare che il fumo costituisce anche un fattore di rischio per molte altre patologie oncologiche, respiratorie e cardiovascolari: una cattiva abitudine che alla lunga diventa una vera e propria emergenza di salute pubblica.
La tassa di scopo proposta non sarebbe quindi solo un rialzo dei prezzi (che peraltro sarebbero così maggiormente in linea con quelli europei, come vedremo) ma un vero e proprio «strumento di politica sanitaria e sociale» come affermato dalla senatrice Beatrice Lorenzin.
Lorenzin è stata inoltre fra i sostenitori di un’iniziativa simile nel 2014, e che al tempo fu bocciata dal Ministero dell’Agricoltura e dall’Agenzia delle entrate.
La necessità di provvedimenti che limitino il fumo è infine condivisa anche dalla popolazione, stando ai dati di un’indagine del 2024 dell’Istituto Mario Negri: il 62% degli italiani – fumatori compresi! – sarebbe favorevole alla tassa di scopo che andrebbe ad interessare i prodotti a base di tabacco ed eventualmente anche quelli a base di tabacco riscaldato.
Dove si può e non si può fumare nel mondo?
L’Italia è uno dei paesi europei con una legislazione più all’avanguardia per quanto riguarda il divieto di fumo nei luoghi pubblici, insieme a Danimarca, Finlandia, Norvegia, Irlanda e Svezia. Fanalini di coda Grecia, Bielorussia, Bulgaria e Serbia.
Fra i paesi più virtuosi troviamo anche il Canada, che punta a ridurre a meno del 5% della popolazione i consumatori di tabacco.
Il Messico, eccezione nell’America centrale e meridionale, ha alcune fra le leggi più restrittive al mondo in merito al fumo. Qui non si può fumare in nessun luogo pubblico, né al chiuso né all’aperto – ad esempio in parchi o spiagge.
In America latina l’Uruguay è stato il primo paese (nel 2006) a varare uno “smoking ban” nei luoghi pubblici e di lavoro: anche qui, similmente a quello che si riscontra in Italia, la maggior parte dei fumatori si dicevano d’accordo.
È più recente l’iniziativa neozelandese di bandire l’abitudine al fumo impedendo ai più giovani (in particolare ai nati dal 2008 in poi) di accedere all’acquisto di prodotti a base di tabacco. La legge della Nuova Zelanda limitava ulteriormente anche i luoghi dove possono essere venduti i prodotti da fumo e riduceva il contenuto di nicotina presente nelle sigarette.
Purtroppo, questa legge, che stava facendo scuola, potrebbe essere abrogata dal governo eletto nel 2023.
I frutti di questa iniziativa legislativa si vedono però anche altrove: l’ultimo governo del Regno Unito aveva proposto il cosiddetto “Tobacco and Vape Bill”, che puntava, proprio come in Nuova Zelanda, a vietare la vendita di sigarette vita natural durante ai nati dal 2009 in poi.
Bocciata da quello stesso governo, Rishi Sunak, attuale Primo ministro inglese, vorrebbe riprendere quella strada, ampliando i luoghi (anche all’aperto) dove non si può fumare e aumentando ogni anno l’età legale (che adesso è 18 anni) per la vendita.
Quanto costa un pacchetto di sigarette?
Per concludere, la tassa di scopo proposta dalla campagna promossa da AIOM porterebbe i prezzi delle sigarette in linea con quelli europei.
In Italia oggi un pacchetto di sigarette costa in media 6€ e un prezzo simile ce l’ha in Spagna (5,54€). In Francia, ad esempio, costano già in media 12€.
Secondo la Banca Mondiale aumentare il prezzo delle sigarette è uno dei modi più efficaci per dissuadere i fumatori e promuovere l’interruzione di questa abitudine insalubre. Un aumento del 10% del costo delle sigarette porterebbe a una diminuzione del 4% dei fumatori.
La proposta italiana presenta non solo l’obiettivo di disincentivare i fumatori, ma avrebbe anche ricadute positive sul Sistema Sanitario Nazionale, sul quale pesano le conseguenze sanitarie ed economiche dei danni causati dal fumo.
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