Mentre l’Italia guarda alla formazione del nuovo Governo nazionale, si preoccupa per la diffusione della contagiosità della variante “inglese” e procede con la somministrazione dei vaccini anti-Covid consegnati (3.078.653, secondo i dati forniti dal ministero della Salute nelle giornate del 15 e del 16 febbraio), da Israele arriva una notizia confortante per quanto riguarda l’efficacia del vaccino Pfizer-BioNTech. Prima però di parlarne più nello specifico, vediamo come si è evoluta la diffusione del Covid-19 a Israele e qual è la situazione attuale.
Il Covid a Israele
La storia del Covid-19 a Israele comincia, dati alla mano, il 12 marzo 2020 registrando 21 casi, per poi crescere progressivamente nei giorni successivi. Il primo picco si registra il 25 marzo con 1.117 nuovi casi ma il peggio, come è facile immaginare, doveva ancora venire. L’estate è relativamente drammatica (il 28 luglio si arriva a 2.125 casi) ma la vetta più alta arriva subito dopo l’inizio dell’autunno quando (è il 30 settembre) i positivi al coronavirus sono 9.078. A partire dal 7 ottobre c’è però un sensibile calo, con una discesa dei casi fino ai “soli” 246 del 24 del mese, ma la via dei contagi è in crescita e il 20 gennaio 2021 i positivi registrati sono 10.213.
Al momento in cui scrivo (17 febbraio 2021), secondo l’ultima rilevazione i nuovi casi della giornata del 16 sono 4.408. Sono in calo e si portano dietro un’altra buona notizia.
Con il vaccino riduzione del 94% dei casi Covid
La novità positiva è che secondo quanto rilevato dalla ricerca condotta dalla cassa mutua israeliana Clait in collaborazione con l’Università di Harvard, che fa seguito a quella realizzata dalla cassa mutua Maccabi, ci sarebbe un calo del 94% dei casi sintomatici di Covid, fra coloro che sono stati sottoposti al vaccino Pfizer-BioNTech. Questo dato è stato raccolto da Clalit su un campione di 1,2 milioni di israeliani, metà dei quali vaccinati, e si accompagna con altri ugualmente positivi. In base alla ricerca di Clalit si registra anche un calo del 92% dei casi gravi di malattia e un’efficacia elevata del vaccino Pfizer-BioNTech dai sedici anni in su, così come su chi ha superato i 70 anni.
Alla data del 15 febbraio il ministero della Sanità israeliano ha comunicato inoltre che i cittadini che hanno ricevuto una prima dose di vaccino sono 3,9 milioni su una popolazione di 8.884.000 e 2,5 milioni di loro hanno avuto anche la seconda dose, decisiva perché il vaccino Pfizer-BioNTech risulti pienamente efficace.
Buone notizie in un contesto, quello israeliano, che resta ad onor di cronaca comunque complesso. Nel rapporto del Coronavirus Knowledge and Information Center di domenica 14 febbraio emerge che il 75% dei positivi è under 40, gli ebrei ultraortodossi israeliani non rispettano le norme anticontagio perché hanno fiducia solo nella protezione e volontà divina e i no-vax militanti invitano le persone a fissare appuntamenti senza presentarsi, costringendo gli ospedali a gettare le fiale scongelate. Una situazione non semplice, dove però grazie alla notizia dell’efficacia del vaccino si è accesa una luce. Per guardare a un presente difficile e a un futuro incerto con una buona dose di ottimismo.
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