Libroterapia: come curarsi con i libri

Leggere fa bene all'anima: dieci titoli da non perdere per cominciare a prendersi cura di se stessi

Curarsi con i libri

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    Un momento buio, una malattia da affrontare, la perdita di una persona cara: i momenti difficili fanno parte della nostra vita e per affrontarli c’è bisogno di scaricare la negatività, trasformando in modo costruttivo il nostro pensiero verso un’ancora di positività. La libroterapia, detta anche biblioterapia, è una terapia che si basa sulla lettura. Mira a migliorare il benessere psicologico. In poche parole, una cura dell’anima che può coinvolgere bambini, ragazzi e adulti senza effetti collaterali.

    I benefici

    La lettura è considerata fin dall’antica Grecia un’attività con proprietà curative. Quella terapeutica porta benefici a stati di ansia e paura, aiuta nella crescita emotiva e sviluppa l’empatia. Nella libroterapia il libro assume il ruolo di ‘altro luogo’, condiviso da paziente e terapeuta. Può avere un effetto positivo nel trattamento dei disturbi, ma è anche un modo per trarre risposte, spunti di riflessione e confronto.  Per la scelta dei libri non ci sono delle limitazioni: si può utilizzare ogni genere.
    Durante la terapia però, il testo viene scelto dal libroterapeuta, in base all’analisi del vissuto del paziente.

    Curiosità

    Proprio perché i libri possono essere pillole contro i malanni, a Firenze è nata una ‘farmacia letteraria’ che cura le persone con storie, racconti e parole. Si chiama ‘La piccola farmacia letteraria’ e si trova nel quartiere Gavinana: al suo interno è possibile trovare un catalogo di libri da leggere in base a ciò che ci affligge o preoccupa.

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    Che sia un nonno un po’ troppo spesso solo, un’amica con il cuore rotto in mille pezzi dopo una lunga storia d’amore, oppure tu, che hai bisogno di un nuovo punto d’inizio, ecco dieci titoli per guardare la realtà da un altro punto di vista:

    • Lacci di Domenico Starnone. Un libro che sottolinea la necessità di fermarsi, di prendersi un po’ di tempo per ricordare e metabolizzare. Il protagonista è un uomo che si trova a mettere a posto alcune scatole piene di memorie. È l’occasione per fare il punto sulle relazioni che si è trovato a slacciare e riallacciare nel corso della vita.
    • Persone normali di Sally Rooney. Una storia d’amore (o forse di non-amore) tra due ragazzi, prima adolescenti, poi giovani. Il racconto segue i loro percorsi che si allontanano, si riavvicinano, arrivano a un punto d’incontro per sgusciare via di nuovo. Una storia ottima per meditare su ciò che ci rende ‘normali’.
    • Abbiamo sempre vissuto nel castello di Shirley Jackson. È una storia che inizia con un trauma e con uno degli incipit più belli degli ultimi anni. Il tono è quello tetro e vagamente inquietante della Jackson. Attraverso la storia di due sorelle che vivono in un castello riusciamo a farci un’idea di cosa significhi cercare di guarire con tutte le proprie forze.
    • Momenti di trascurabile felicità di Francesco Piccolo. Una cura più immediata, quasi una pillola da mandar giù all’occorrenza. Anzi, più pillole: la struttura di questo libretto, frammentata, si snoda in mezzo a una serie di situazioni raccontate in pochissime righe. Tutte ci parlano di momenti di trascurabile felicità. Una felicità non banale, anzi spesso controversa, sofferta, ironica. O ancora minuta e impensabile. Lasciare in fondo le caramelle arancioni e gialle per poi trovarle inspiegabilmente buone quando sono rimaste solo loro, gioire colpevolmente quando sull’autobus pieno non salgono persone anziane. E così via.
    • Memorie di una ragazza perbene di Simone De Beauvoir. Un libro che serve per costruire, più che riparare. Un romanzo di formazione, si potrebbe dire; non si tratta, però, di un romanzo. E forse di formativo non c’è niente. Perché la storia è quella autobiografica della filosofa Simone de Beauvoir, ed è una storia così particolare da poter difficilmente diventare un modello. Tuttavia le riflessioni della De Beauvoir risvegliano, fanno porre le domande giuste. Adatto in una situazione di sbandamento, in cui servono nuove consapevolezze, nuovi punti saldi.
    • Storia di un corpo di Daniel Pennac. Cosa c’è di meglio di raccontare una storia, una sensazione, un momento a partire dal corpo che li vive? Pennac fa esattamente questo, in un diario lungo una vita che racconta le trasformazioni della mente a partire da quelle del corpo, le emozioni a partire dai brividi e gli odori e le tensioni che ci producono addosso. È un libro che aiuta a mettere in prospettiva, a sentirsi presenti, solidi, pesanti.
    • Alta fedeltà di Nick Hornby: Una delusione amorosa è il punto di partenza in questo libro che fa ridere e pensare. Con un po’ di senso dell’umorismo e tanta buona musica, sembra suggerirci Nick Hornby, qualsiasi ferita può essere guarita.
    • Il Vangelo secondo Biff di Christopher Moore: Leggero, sarcastico, dissacrante. Il Vangelo che tutti conosciamo è qui narrato da Biff, amico d’infanzia di Gesù. E Biff è decisamente un tipo sopra le righe, che in nome di una trentennale amicizia può permettersi di mettersi a tu per tu con Gesù Cristo. Un libro che fa ridere, ma che allo stesso tempo ci invita a non guardare a niente come a qualcosa di intoccabile e irraggiungibile.
    • Molto forte, incredibilmente vicino di Jonathan Safran Foer: è forse il libro che meglio di tutti parla di guarigione. Il bambino protagonista perde il padre nell’attentato dell’11 settembre, e una chiave misteriosa trovata in casa lo porterà a vagare per tutta New York cercando di capire di più, di restare ancorato a un legame che non riesce a lasciare andare.
    • Se una notte d’inverno un viaggiatore di Italo Calvino. Questo è un libro che confonde, che spiazza. Soprattutto in un primo momento. Sa ricordarci che spesso un nuovo inizio è proprio quello che ci vuole.

    Fonti

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