La cura per la fibromialgia passa attraverso le mani: la scoperta dei ricercatori brasiliani

Un trattamento non farmacologico a base di raggi laser diminuisce il dolore di oltre il 70%

scoperte cure possibili per la fibromialgia

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    Il segreto per alleviare il dolore causato dalla fibromialgia? È tutto nelle mani. Uno studio pilota, portato a termine nell’istituto brasiliano San Paolo Research Foundation, ha dimostrato l’efficacia di un trattamento che associa luce laser a bassa intensità e ultrasuoni terapeutici. La novità di questa cura è stato concentrare i raggi sui palmi delle mani, e non sui punti effettivamente doloranti.

    Fibromialgia: cos’è e come si cura

    La fibromialgia è una delle grandi incognite della medicina, una patologia molto debilitante per la quale la ricerca, ancora oggi, fatica a decollare. Si tratta di una malattia cronica che riguarda la trasmissione di informazioni tra le cellule: chi ne soffre, soprattutto donne in età adulta, lamenta forti dolori diffusi non articolari, dei quali cioè non si conosce l’origine. Farmaci antidolorifici e antinfiammatori, esercizio fisico regolare, terapia psicologica cognitivo-comportamentale e tecniche di rilassamento sono tutti modi differenti ed egualmente adatti per trattare questa malattia. Nessuno, però, sembra essere definitivo.
    Lo studio fatto dai ricercatori dell’Optics and Photonics Research Center di San Paolo, pubblicato sul Journal of Novel Physiotherapies, una rivista specializzata in patologie neurofisiatriche, batte invece la strada dei trattamenti non farmacologici, che non sottopongono i pazienti a ulteriori dosi di stress e che non rischiano di provocare effetti inaspettati e indesiderati. 

    Lo studio: trattamento sul palmo delle mani

    La formula vincente sarebbe una combinazione di raggi laser a bassa intensità, ultrasuoni e ultra-laser. Secondo quanto osservato durante la sperimentazione del team brasiliano, dati incoraggianti si iniziano a vedere già dopo un mese e mezzo dall’inizio del trattamento: il protocollo di cura prevede una seduta della durata di 3 minuti, almeno per due volte a settimana.

    Per l’esperimento, sono state selezionate 48 donne, di età compresa tra i 40 e i 65 anni, tutte con la diagnosi di fibromialgia. Sono state divise in 6 gruppi con 8 componenti ciascuno. A tre di questi gruppi è stato somministrato il trattamento dei raggi indirizzandolo sul muscolo trapezio (posizionato sulla parte alta della schiena), mentre agli altri tre gruppi la terapia è stata indirizzata solo sulle mani. Una volta messi a confronto i risultati, la riuscita dell’esperimento è stata lampante: le persone sottoposte al trattamento sulle mani hanno avuto una riduzione della percezione del dolore pari al 73,3%.

    Un’altra novità di questa scoperta riguarda l’essere riusciti a fissare uno “standard di dolore” che le persone affette da fibromialgia possono provare. Prima, infatti, era molto difficile per un medico quantificare e qualificare il malessere del paziente, spesso dovevano basarsi solo su quanto riferito dalla persona.

    Conclusioni

    Insomma, puntare il mix di laser e ultrasuoni sulle mani si è rivelato molto efficace. I protocolli sperimentali adottati dai ricercatori di San Paolo non erano nuovi. In due test noti come Fibromyalgia Impact Questionnaire (questionario sull’impatto della fibromialgia) e Visual Analogue Scale for Pain (scala analogica visuale del dolore: un foglio dove sono riportati gradi di malessere crescenti associati a colori che il paziente, rispondendo a determinate domande del medico, usa per far capire quanto sente dolore) erano già stati usati in passato per altri studi sulla fibromialgia e per lo sviluppo di trattamenti non farmacologici. L’idea per questo studio, come precisato nell’abstract del report pubblicato nella rivista, è venuta proprio a seguito di una revisione della letteratura scientifica già nota.

    Questa nuova cura rappresenta una svolta per la ricerca medica. Curare, o almeno lenire il dolore provocato dalla fibromialgia significherebbe regalare a chi soffre questa patologia la speranza di migliorare sensibilmente la sua qualità di vita. Se le fasi successive della sperimentazione dovessero essere altrettanto positive, presto tutti potrebbero accedere a questa nuova opportunità.

    Fonti

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