Ossido di cerio e carie, le nanoparticelle aiutano a proteggere il sorriso

Uno studio preliminare ha portato i primi risultati positivi, il prossimo step sarà il test sulla superficie dentaria

ossidio di cerio e igiene orale

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    Arriva dalla University of Illinois di Chicago la notizia che potrebbe rappresentare una svolta importante nella ricerca di metodi di cura e prevenzione contro la carie dentale: il professor Russell Pesavento ha annunciato, a seguito di uno studio preliminare della sua equipe medica, che alcune nanoparticelle addizionate a collutori, vernici protettive e dentifrici aiutano ad prevenire la formazione delle carie.

    In particolare i riflettori puntano sull’ossido di cerio, un prodotto chimico che per le sue spiccate proprietà di conduttore ionico già trova spazio in attività e oggetti quotidiani come la lucidatura dei vetri o la creazione di lampade a gas incandescente. Nel contesto di nostro interesse, invece, è stato dimostrato che l’ossido di cerio riesce a contrastare l’azione lesiva dei batteri che causano le carie, andando così alla radice del problema.

    Perché vengono le carie

    La carie, in breve, è una malattia degenerativa che colpisce smalto, dentina e cemento di un dente, i suoi cosiddetti tessuti duri: i batteri che normalmente abitano la nostra bocca e la superficie dell’arcata dentaria (placca batterica) possono diventare aggressivi e iniziare a dissolvere minerali e materia organica, dalla superficie alla polpa del dente, provocando infiammazione e la formazione delle cavità nere che alcuni di noi conoscono.

    Questo malfunzionamento batterico può essere causato da scarsa igiene orale o un deficit immunitario temporaneo, malauguratamente aiutato dagli zuccheri che assumiamo via alimentazione e di cui gli stessi batteri si nutrono.

    Una volta che il processo di deterioramento è iniziato, è praticamente impossibile fermarlo o farlo regredire: la terapia adottata solitamente è sostanzialmente l’asportazione della zona del dente ormai marcia, sostituita poi con materiale biocompatibile, oppure l’asportazione dell’intero dente qualora la carie sia arrivata in profondità della polpa, e la sua eventuale sostituzione con una protesi.

    L’igiene orale e le nanoparticelle

    Lavarsi approfonditamente i denti dopo i pasti, fare sciacqui con il collutorio e fare uso del filo interdentale sono le pratiche comuni di igiene orale che, adottate con regolarità e metodo, aiutano a prevenire la formazione delle carie.

    Proprio nella fase preventiva si andrebbero a inserire le nanoparticelle studiate dal professor Pesavento. Lo scopo, di base, sarebbe impedire ai batteri potenzialmente dannosi di formare quella pellicola (biofilm) aggressiva sulla superficie del dente che avvia il processo di deterioramento: proprio nel fare questo l’ossido di cerio sarebbe molto efficace, anche rispetto all’ossido di zinco, rame o argento studiati da altre equipe.

    I dati degli esperimenti svolti in questa prima fase mostrano una diminuzione della formazione del biofilm del 40% e, soprattutto, la capacità di non distruggere indiscriminatamente i batteri orali, cosa che sarebbe altrettanto dannosa; l’azione risulta mirata, e perciò totalmente benefica.

    La scoperta fatta da Pesavento e il suo team è stata illustrata nel dettaglio in agosto all’American Chemical Society Fall 2020 Virtual Meeting & Expo e ha proseguito il percorso, i ricercatori hanno iniziato a sperimentare la combinazione di ossido cerico con fluoro e altri elementi per creare una soluzione utilizzabile dai dentisti o addirittura da aggiungere direttamente ai prodotti più facilmente reperibili in commercio.

    Una volta che sarà appurata l’eventuale reazione dei composti in presenza di saliva, vale a dire una volta conclusi gli esperimenti su veri e propri pazienti, e si sarà trovata la combinazione chimica giusta, potremmo avere la possibilità di acquistare dentifrici e paste da spalmare sui denti che preverranno davvero la formazione di carie, non sarà più solo un aiuto ma un fatto provato scientificamente.

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