Quando parliamo di infiammazione alla gengive, l’elenco di patologie a essa correlate è lungo e prevede, tra le altre, diabete e ipertensione.
Recenti studi condotti dal College of Dentistry della New York University e dall’Università di Tsukuba in Giappone dimostrano però, rispettivamente, che questo tipo di infiammazione può anche portare al rischio di Alzheimer e al cosiddetto fegato “grasso”.
Nel 2019 Nicola West e Tanya Cerajewska dell’Università di Bristol, isolando almeno 25 geni, avevano già notato come la parodontite, malattia delle gengive, poteva favorire l’Alzheimer, ma ancora più di recente dagli Stati Uniti e dal Paese del Sol Levante sono arrivati ulteriori risultati in merito a questo.
Vediamo più nel dettaglio queste ricerche e come curare la salute dentale protegge dall’Alzheimer e dal fegato “grasso”.
Luca Landi (SIdP): ‘Negli over 65 uno squilibrio dei batteri orali si associa a un incremento di biomarcatori connessi al rischio di Alzheimer’
Il 12 maggio 2021, in occasione della Giornata Europea delle gengive sane, gli esperti della Società Italiana di Paradontologia e Impiantologia (SIdP) hanno rimarcato l’attenzione che deve essere tenuta in merito alla salute della bocca.
In particolare il presidente di SIdP Luca Landi, come riportato da Ansa, ha sintetizzato come lo ‘[…] studio del College of Dentistry della New York University pubblicato su Alzheimer’s & Dementia ha dimostrato che negli over 65 uno squilibrio dei batteri orali, indicativo di infiammazione gengivale, si associa a un incremento di biomarcatori connessi al rischio di Alzheimer come la proteina amiloide’.
Uno studio, quello dell’Università a stelle e strisce, che è stato condotto su un totale di 48 soggetti anziani cognitivamente normali che soffrono di parodontite, ovvero l’infiammazione dei tessuti che si trovano intorno al dente (tra cui le gengive), ed è basato sull’analisi del liquido cerebrospinale delle persone prese in esame.
‘È noto – riporta la ricerca – che i batteri parodontali, in particolare in presenza di infiammazione orale, ottengono l’accesso alla circolazione sistemica e possono colpire siti distanti, tra cui il cuore, le articolazioni, il fegato’. ‘Alcune forme di batteri – prosegue poi lo studio – sono anche associate al cancro’ e ‘prove recenti suggeriscono che anche il cervello può essere colpito’.
La dott.ssa Angela R. Karmer, assieme al suo team composto da tredici colleghi, ha lavorato attraverso l’analisi dei test condotti sui biomarcatori del liquido cerebrospinale prelevato (presso il laboratorio di neurochimica di Goteborg, in Svezia) e se ancora non sono completamente chiari i meccanismi con cui si sviluppa l’amiloide cerebrale (la cui deposizione, si ipotizza, sia la prima caratteristica patologica dell’Alzheimer), prove convergenti indicano infiammazione, infezioni e disbiosi batterica dell’intestino e della cavità orale come potenziali candidati.
‘La malattia paradontale – spiega la studio – è una condizione batterica orale, cronica, infiammatoria e disbiotica che colpisce oltre il 50% delle persone anziane’.
E che si collega, come detto, con lo sviluppo dell’Alzheimer.
Una bocca sana per proteggersi dal fegato “grasso”
Tra i disordini del fegato più comuni c’è la steatosi epatica non alcolica (NAFLD) e consiste nell’infiltrazione grassa nel fegato.
Il fegato “grasso” si sviluppa per vari motivi e in base all’inchiesta portata avanti dall’Università di Tsukuba in Giappone, c’è un legame tra la flora batterica orale o lo svilupparsi della NAFLD.
Per condurre lo studio, il team guidato dal Dottor. Fumihiko Uchida ha, come riportato, ‘eseguito l’analisi della componente salivare prima e dopo un regime di esercizio e l’analisi del genoma della flora batterica orale per chiarire il meccanismo sottostante’, arrivando alla conclusione che una corretta igiene riduce il numero dei batteri che producono l’endotossina lipopolisaccaride (LPS).
Un’azione importante, in quanto LPS si può legare recettore Toll-like 4 (TLR 4), a sua volta causa di infiammazione, necrosi degli epatociti, fibrosi e cirrosi del fegato.
In conclusione
Riprendendo nuovamente le parole del presidente di SIdP Luca Landi: ‘questi nuovi dati vanno ad aggiungersi a quanto già conosciamo delle ripercussioni sulla salute generale. Sappiamo per esempio che favoriscono lo sviluppo del diabete e di malattie cardiovascolari, ma anche che portano a complicanze più frequenti in caso di Covid-19, aumentando perfino la mortalità in caso di contagio’.
Tra le cose che servono, aggiunge Nicola Marco Sforza, Presidente Eletto SIdP ci sono ‘una corretta igiene domiciliare, visite di controllo regolari dal dentista ma anche una maggiore attenzione ai sintomi dei disturbi gengivali. Il sanguinamento, per esempio, indica di solito una malattia gengivale che ha bisogno di cure: intervenire tempestivamente e in modo corretto significa non andare incontro alla parodontite e alle sue complicanze, che possono portare anche alla perdita dei denti, e mettere al sicuro la salute generale. In caso di sanguinamento, dolore o gonfiore delle gengive, è quindi opportuno rivolgersi quanto prima all’odontoiatra per una valutazione’.
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