Teatro per bambini: perché fa bene

Non si tratta soltanto di un passatempo: i benefici del teatro per i bambini sono innumerevoli e aiutano a crescere dal punto di vista emotivo e psicologico

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    Si sente spesso dire che il teatro aiuta a combattere la timidezza. Ed è vero. Personalmente, ricordo sempre con gioia gli anni che ho passato saltando da un laboratorio teatrale all’altro: si tratta di mesi che mi hanno aiutato molto a combattere la mia introversione, aiutandomi a gestire meglio il corpo e le emozioni. Perciò, se può essere d’aiuto a un adulto, figuriamoci quali sono i benefici del teatro per un bambino.

    Far frequentare un corso di teatro ai bambini è importante non solo per la loro crescita emotiva, ma anche per lo sviluppo della sua creatività. Eleonora Ferrari, attrice specializzata in teatro sociale e danzaterapia, ci ha dipinto un quadro molto approfondito della situazione del teatro per bambini.

    Ciao Eleonora, chi sei e di che cosa ti occupi?

    Sono Eleonora Ferrari (27 anni), ho una formazione prettamente umanistica. Mi sono laureata in Discipline dello Spettacolo e della Comunicazione a Pisa, scegliendo un percorso artistico-teatrale. Una volta finita la triennale, ho deciso di trasferirmi a Milano e frequentare la Scuola Teatro Arsenale, un istituto di formazione di teatro biennale fondato sulla metodologia del pedagogo e teatrante Jacques Lecoq. Poi mi sono interessata al teatro sociale e all’applicazione del teatro nei contesti terapeutici. È qui che ho scoperto la danzaterapia e ho deciso di intraprendere il percorso.

    Parlami del metodo Lecoq: che cos’è?

    Si tratta di una metodologia dove viene data molta importanza al corpo, che diventa centrale. Viene data molta importanza sia agli esercizi, sia alla quotidianità e all’immaginazione. Spesso dovevamo cercare di immaginare i nostri gesti più quotidiani e riportarli in azione con il nostro corpo. Ad esempio, come si apre la porta? Come si va a fare la spesa? Tutti questi gesti sono utili a garantire uno studio del quotidiano, così da riportare tutto sottoforma di qualità scenica.

    Ma non solo. Ci occupiamo dello studio della maschera, da quella dell’attore della Commedia dell’Arte fino a quella del clown, la maschera più difficile da riportare in scena.

    Il metodo Lecoq ha un approccio di immaginazione che richiama molto l’atteggiamento del bambino, perché quest’ultimo riesce sempre a cogliere il nuovo e la meraviglia della realtà.

    Che cosa sarebbe la danzaterapia?

    Alcuni dicono che sia un approccio olistico, ma in realtà si tratta di una disciplina pedagogica e terapeutica dove chi vi prende parte è affidato alle mani di un conduttore (ovvero il danzaterapeuta) e viene guidato attraverso una comunicazione non verbale, ovvero tramite il corpo, a esprimere la propria creatività e il proprio linguaggio espressivo. Si ha così una maggiore consapevolezza a livello fisico e psicologico, ma anche consapevolezza della propria persona. Perfino il rapporto con lo spazio cambia: ci rendiamo conto di dove ci troviamo e di quello che succede. Viene definita pedagogica perché si impara molto di noi e terapeutica perché si toccano parti personali di noi stessi: per questo la danzaterapia è un percorso che si adatta a tutti, adulti, bambini, persone disabili, anziani…

    Ma cosa ha a che fare con i bambini?

    Con un bambino si lavora attraverso il gioco e la danza, ma si può lavorare anche sulle sue emozioni e sulla psiche. Se ad esempio un bambino è timido, si può lavorare sulla sua timidezza; se è iperattivo, si va a toccare la sua sfera più personale…

    In fondo, l’arte è terapeutica in sé e pedagogica perché in questo modo si scopre sempre qualcosa di nuovo di sé. Certo, la parola “terapia” nel contesto di questa nuova disciplina spaventa molto, soprattutto i genitori, che pensano subito al fatto che ci possa essere qualcosa di sbagliato nel proprio figlio. Ma non è sempre così: chi promuove la danzaterapia non è uno psicologo, ma ha comunque una base di studi per comprendere i messaggi del corpo. In fondo vai a lavorare con l’anima delle persone: bisogna capire come gestire chi abbiamo davanti, fare da intermediario all’altro senza ferirlo.

    Quali sono i benefici del teatro per un bambino? Perché un genitore dovrebbe portarlo?

    Parto da questo presupposto: secondo me, tutti dovrebbero fare teatro. Posso capire che un bambino si trovi sommerso da mille impegni. Ci sono molte scelte tra sport, musica, danza… Ma anche il teatro può essere una buona alternativa tra di esse: lo metto alla pari di uno sport.

    Perché consigliare il teatro?

    • Sviluppa il gioco, lo stupore e la meraviglia: in questo modo, al bambino verrà naturale
    • Nei corsi per bambini il teatro è presentato come una forma di gioco: tutto è possibile perché è immaginazione pura
    • Il teatro aumenta l’immaginazione
    • Si tratta di uno sfogo, una pura espressione fisica: il bambino corre, fa le capriole… Il teatro aiuta a canalizzare le sue energie
    • Il teatro aiuta il bambino a relazionarsi con lo spazio, con gli altri compagni e con se stesso
    • Il bambino lavora con l’emotività

    Alla fine, quello che tirano fuori nello spettacolo finale è un loro prodotto: viene rielaborato e presentato al genitore, che si rende conto di quanto potenziale abbia il figlio. È bello guardare come in famiglia siano contenti di vedere il proprio bambino sulla scena: si accorgono di come si sia trasformato dal primo giorno di teatro. In questo modo il bambino si conosce e cresce dal punto di vista artistico, scoprendosi di volta in volta.

    A che età un bambino dovrebbe iniziare teatro?

    Si fanno spesso differenziazioni di età a seconda dei corsi. Come standard, il bambino dovrebbe iniziare a fare teatro a partire dai 5-6 anni. Dai 6 anni in su è anche quando inizia a leggere e scrivere ed è più facile quando si ha a che fare con piccoli copioni.

    All’inizio si cerca di preparare il corpo, poi viene messa la parola. Nel teatro c’è sempre la parte del dialogo e delle battute, ma prima è tutta immaginazione: è movimento puro a cui viene aggiunta la parola.

    È bello vedere quando i bambini si sbloccano dal punto di vista fisico. Molti di loro, ad esempio, non vogliono fare la capriola perché non pensano di non riuscirci o hanno paura. Ma poi alla fine, se li guidi e gli dici come funziona, iniziano a farlo e scoprono di riuscirci. A quel punto, è impossibile fermarli. Anche i genitori, quando vedono che i propri figli ci riescono, sono molto contenti e soddisfatti. È sempre una bella emozione.

    Consiglieresti di inserire un percorso teatrale all’interno delle scuole?

    Assolutamente sì. Per me il teatro dovrebbe essere inserito come materia (ride). È utile sia per gli studenti che per gli insegnanti. Molte scuole inseriscono i corsi di teatro all’interno di progetti sottoforma di laboratori. Con il teatro puoi dare insegnamenti su come stare a scuola, in gruppo, nello spazio, ma li fai lavorare anche sul piano emotivo: li aiuti a esprimersi fisicamente ed emotivamente. Si possono sfogare dopo tutte quelle ore rimasti seduti.

    Sarebbe bene che anche gli insegnanti restassero presenti durante le lezioni di teatro come testimoni, perché è un modo per vedere i propri alunni in un altro contesto. Il maestro che ha un ruolo importante nella scuola e ha molta responsabilità, li vede lì anche dal punto di vista creativo: è un buon modo anche per capire come approcciarsi agli alunni.

    I bambini danno tanto durante questi laboratori. È capitato che alcuni bambini che non volevano fare teatro si impuntassero e restassero seduti. Altri ancora, invece, prima di fare qualcosa, guardano la maestra come per chiedere il permesso di muoversi. Fanno teatro, si sfogano e appena finisce, si ricompongono e tornano in classe.

    In generale, fare teatro con i bambini è una continua scoperta: non solo per loro, ma anche per chi glielo insegna. Si tratta di un’esperienza in più che al bambino tornerà sicuramente utile durante tutta la vita, aiutandolo a crescere e maturare.

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