Smart working e Bambini: un binomio fantastico raccontato da mamme e papà in quarantena

Testimonianze di genitori ai tempi del Covid19: come sono riusciti a sopravvivere al lavoro da casa con bambini piccoli accanto

Smartworking con bambini

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    Gianni Rodari lo avrebbe definito così  “Smart working e bambini”, un particolare binomio fantastico, da cui possono scaturire le storie più tragicomiche e fantasiose. Il binomio fantastico, infatti, nasce dall’accostamento di due parole insolite in grado di accendere una scintilla nella fantasia di grandi e piccoli che dia origine a una storia.

    Tante sono infatti le storie nate dentro le pareti di casa in questo periodo di quarantena. Molti genitori smart workers sono diventati provetti alchimisti, cercando di creare fantomatici slime, guardando tutorial e sperimentando le più improbabili ricette per fare lo squishy più morbido e coccoloso.

    Altri hanno fatto torte e panificato con i bimbi vicino per aiutarli nella motricità fine, cioè nel controllo motorio sui piccoli movimenti delle mani e delle dita, così come i piccoli muscoli della faccia e della bocca e dei piedi.

    Abbiamo intervistato tre genitori che si sono trovati a fare smart working con bambini piccoli e abbiamo scoperto come hanno reagito e come la nuova condizione abbia fatto nascere nuovi spazi creativi e inedite modalità di interazione.

    Filippo cura il reparto amministrazione in un’azienda che si occupa di formazione professionale e si è trovato a gestire i suoi due gemelli di quattro anni e mezzo.

    Come sei riuscito a gestire lo smart working durante l’emergenza coronavirus?

    «Abbastanza bene: il mio lavoro è principalmente dematerializzato, quindi non è stato difficile trasferirlo a casa. Abbiamo fornito a tutti i dipendenti la strumentazione necessaria (pc, telefoni) per poter continuare a lavorare e ci siamo attrezzati con gli strumenti di videochiamata per le necessarie riunioni di coordinamento.»

    Idee e consigli per genitori in smart working?

    «Trovarsi un ambiente tranquillo, avvertire tutta la famiglia che per un po’ non si sarà reperibili e seguire i normali orari di lavoro, altrimenti rischi di non staccare mai.»

    Cosa hai fatto per aiutare i tuoi gemelli a passare questo tempo in casa senza uscire?

    «Abbiamo la fortuna di avere uno spazio esterno piuttosto grande, e sia io che mia moglie siamo a casa in questi giorni, quindi non è stato impossibile (difficile sì, però). Abbiamo cercato di compensare la mancanza di gite offrendo ai ragazzi più diversivi possibile, e devo dire che hanno risposto piuttosto bene. Mi hanno anche tagliato i capelli, per dire.»

    Come ti senti emozionalmente parlando?

    «Annoiato, più che altro.»

    Come hanno reagito i bambini?

    «Meglio di me. Anzi, il fatto di avermi sempre a casa in qualche modo è servito anche a migliorare il nostro rapporto, a conoscerci meglio e divertirci di più.»

    Che differenza hai visto nella gestione dei caratteri dei gemelli nell’affrontare questo periodo?

    «Nessuna: i ragazzi sono molto legati, hanno differenze temperamentali ma si somigliano, e si aiutano anche molto.»

    Che attività di gioco/apprendimento hai fatto? I bambini erano interessati?

    «Abbiamo costruito insieme una casa sull’albero! Quasi, in realtà: abbiamo costruito una piattaforma, e un metro da terra, poi abbiamo rinunciato a costruire tetto e pareti. Abbiamo letto libri, disegnato dinosauri, giocato con le costruzioni. Poi comunque dobbiamo sempre ringraziare la tv che ci dà una mano quando siamo stanchissimi.»

    Dove hai guardato per fare le attività proposte ai bambini? Libri, tutorial, consigli di altri papà?

    «Qualcosa lo abbiamo trovato su internet, altre cose ce le siamo inventate. Comunque giocano anche molto tra di loro, e poi ci coinvolgono nei loro giochi.»

    Cosa si dovrebbero fare, secondo l’esperienza che hai vissuto, per migliorare la vita dei bambini e dei genitori in smart working?

    «Quello che manca di più è il tempo: se lo dedichi al lavoro, i ragazzi bussano alla porta, se lo dedichi ai figli, le scadenze ti reclamano. Francamente non saprei come risolvere questa cosa, ma certo riuscire a dividere il proprio tempo e la propria attenzione tra le esigenze importanti della vita è la sfida più difficile di tutte.»

    Altra testimonianza viene da Kate, mamma di due bambini, uno di 4 anni e uno di 5 mesi, libera professionista, insegnante d’inglese commerciale.

    Come hai affrontato e stai affrontando lo smart working durante questa quarantena?

    «Sono stata molto fortunata a essere in maternità quando è iniziato il lockdown, quindi sono stata in grado di apprendere la soluzione migliore per gestire la mia famiglia e la situazione lavorativa. Alla fine di marzo, la mia maternità è terminata e ho iniziato a lavorare part-time, insegnando ai miei clienti tramite Skype. Cerco di organizzare il mio lavoro quando mio marito è a casa, altrimenti sarebbe impossibile. Si prende cura del nostro bambino di quattro anni e io metto il neonato nello sdraio accanto a me. Lavoro e dondolo il bambino e spero che non si svegli. Fondamentalmente tutti i miei clienti hanno incontrato la mia famiglia. Il bambino di quattro anni entra spesso nel mio ufficio e mi interrompe, e spesso il neonato si sveglia. Può essere buffo e anche frustrante, dipende dalla situazione, ma per fortuna, i miei clienti comprendono.»

    Cosa pensi dei genitori che lavorano in smart working?

    «È davvero difficile lavorare da casa con i bambini piccoli. Mi tolgo il cappello per quei genitori che lavorano tramite smart working a tempo pieno con i bambini, di qualsiasi età. È davvero difficile. Secondo me, c’è da fare tutto il possibile per affrontare la giornata con il minor stress possibile. Non si può certamente preoccuparsi per quanto tempo i bambini stiano davanti allo schermo, o sentirsi in colpa se i vostri figli che si annoiano o non avete il tempo per fare le attività ricreative. Siamo in modalità sopravvivenza!»

    Che tipo di attività hai proposto ai bambini, avendo età così differenti?

    «Nel nostro caso, abbiamo un bambino di quattro anni molto attivo, ma fortunatamente gli piace stare a casa. Ho impostato percorsi ad ostacoli per lui in modo che possa fare un po’ di esercizio fisico. Abbiamo anche trovato fantastici video di esercizi sui supereroi su YouTube, in particolare i video di Glen Higgins, sono solo da 5 a 8 minuti e sono divertenti (anche io li faccio). Spesso chiede dei suoi amici, quindi abbiamo avuto le “play date” tramite videochiamate. Facciamo anche videochiamate con i nonni in Australia e i nonni qua.»

    Come ti sei sentita e ti senti in questo periodo di quarantena?

    «Mi sento abbastanza bene. Sono stanca e a volte mi sento emotivamente svuotata, ma sto bene. All’inizio ero davvero preoccupata, ma sto cercando di essere positiva. A volte devo andare via (sulla terrazza) e prendermi dei “time out”, c’è poco tempo per me stessa, ma è così. Mi prendo anche delle pause dalle notizie e dai social media. C’è un mare quotidiano di informazioni che può essere travolgente. Mi sento meglio quando non leggo le notizie ogni giorno.»

    Che reazioni emotive hai riscontrato nei tuoi bambini?

    «Il nostro bambino di quattro anni va a scuola materna a tempo pieno. È un bambino molto socievole e adora i suoi amici e le maestre. Tuttavia, è molto felice di essere a casa al momento. Meno male. Lo sta prendendo davvero bene, siamo orgogliosi di lui. Il nostro neonato non conosce la differenza, secondo lui la nostra casa è il mondo!»

    Avendo due età differenti: come hanno reagito i bambini a questo isolamento?

    «Il nostro bimbo di cinque mesi è molto calmo e facile da gestire. Si siede e ci guarda giocare. Come ogni neonato, ogni giorno è diverso, ma la maggior parte dei giorni, è facile da gestire. Il nostro bambino di quattro anni ha bisogno di molta attenzione. È raro che giochi da solo. Ho dovuto spiegargli che la scuola è chiusa e al momento non possiamo vedere amici, che è un momento della famiglia e che deve cercare di essere paziente con noi.»

    Raccontaci che tipo di giochi o attività didattiche avete fatto insieme.

    «Il nostro bambino di quattro anni, come tanti, può svolgere un’attività solo per un breve periodo di tempo prima di voler passare al gioco successivo. Così ho imparato a diventare creativa molto rapidamente! Ho stabilito una routine mattutina all’inizio, che, più o meno, è rimasta. Discute spesso con me e vuole guardare la tv o giocare, ma faccio tutto il possibile per indurlo a fare attività didattiche-espressive al mattino. Facciamo un calendario giornaliero e una carta meteorologica, ho anche trovato programmi didattici online rivolti alla sua fascia d’età. Uso un programma in lingua inglese chiamato Reading Eggs e un altro curriculum di Scholastic. Di solito si siede e si gioca e impara felicemente per un’ora. Il pomeriggio è più difficile. Non ha più un pisolino pomeridiano, quindi abbiamo creato case da scatole di cartone, ragnatele con scotch, fatto esperimenti scientifici, cucinato, storyboard, percorsi a ostacoli … Gli do alcuni semplici compiti per responsabilizzarlo, come aiutare ad apparecchiare e sparecchiare o il bucato. Non è sempre d’accordo, e spesso c’è una guerra, ma di solito preferisce aiutarci invece di essere “annoiato”. E ho fatto anche un abbonamento a Netflix …»

    Sono molto interessanti le attività che hai fatto con loro: cosa o chi hai consultato?

    «Ho amiche mamme molto creative e condividiamo suggerimenti, inoltre cerco online attività per le fasce d’età dei miei bambini. Mia mamma era un’insegnante, quindi mi manda anche schede di lavoro e idee di attività.»

    L’esperienza maturata in una situazione del genere ha portato sicuramente a un bagaglio di conoscenze interessanti. Chi potrebbe dare una mano in situazioni del genere?

    «Ovviamente nessuno si aspettava questa situazione, quindi tutti dovevano imparare rapidamente. Penso che il contributo della scuola e degli insegnanti dei bambini sia davvero importante. I genitori hanno bisogno di aiuto per tenere occupati i loro figli, e i bambini devono essere motivati a passare il tempo senza fare sempre affidamento sui genitori. Gli insegnanti sono esperti nel mantenere motivati e interessati gruppi di bambini. Se gli insegnanti sono supportati dalle loro scuole, hanno le risorse e ricevono una formazione adeguata sui metodi di insegnamento online, possono essere la chiave giusta per affrontare questa situazione in modo esemplare.»

    Abbiamo intervistato anche un’altra mamma, Barbara, che fa la tutor didattica in un Istituto Tecnico Superiore e ha tre figli: uno 5 anni, uno 17 anni e uno di 18 anni.

    Come gestisci lo smart working in questo periodo?

    «La gestione dello smart working è stata affrontata come una nuova sfida lavorativa e dunque ad oggi viene gestita al meglio, con impegno e l’attuazione di esemplari incastri.»

    Cosa ti senti di suggerire ai genitori in smart working?

    «Tenere duro e coinvolgere in piccoli lavori i propri figli.»

    Cosa hai fatto per aiutare il tuo bimbo di 5 anni a passare questo tempo in casa senza uscire? Ti hanno aiutato gli altri figli più grandi?

    «Avendo due figli più grandi è più facilitato dal loro esempio e dal fatto che anche loro si occupano di lui. Anche se essendo tre maschi non mancano le discussioni. E comunque l’asilo si è adoperato per creare un canale Youtube dove gli insegnanti leggono favole e pubblicano video per il mio bambino.»

    Che sensazioni provi e cosa vorresti in questo momento?

    «Comincia a salire l’ansia e a volte immagino di vivere in un posto di mare… mi rilassa questo pensiero!.»

    Come ha reagito il tuo bambino?

    «Direi bene, anche se ogni tanto mi chiede quando muore il Coronavirus»

    Che attività di gioco hai proposto al tuo figlio più piccolo?

    «Abbiamo disegnato, guardato film, fatto cornicette, sfruttato il biliardino e il biliardo che ha ricevuto a Natale.»

    Che attività avete fatto assieme? Dove hai cercato ispirazione?

    «Per le attività ludiche e ricreative ho rispolverato i miei libri di hobbistica e fai da te, oppure consultato il web come per la pasta di sale, o per la costruzione di un teatrino con le marionette.»

    Cosa pensi dello smart working? 

    «Lo smart working non può essere concentratissimo, deve essere dilatato nel tempo, alternato da pause che diano il tempo di gestire i figli che sono a casa. Invece lo smart working, ora in questo momento di emergenza, si è trasformato in un hard working no-stop dove non si ha più distinzione tra giorni lavorativi e giorni festivi, sabati e domeniche… sull’onda del “tanto che deve fare uno se è a casa e non può muoversi?”.»

    Abbiamo ascoltato tre genitori, tre modi diversi di affrontare l’emergenza, tanti altri hanno vissuto questo binomio fantastico tra le mure domestiche, ognuno facendo appello alla propria creatività e al proprio entusiasmo e volontà di viverlo in maniera costruttiva, senza avere un atteggiamento passivo. E tu come l’hai vissuto? Vuoi raccontarci la tua storia di “Smart working e Bambini”?

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