Covid e WNBA. Elena Delle Donne: ‘Costretta a scegliere tra stipendio e salute’

Da una parte la WNBA, la lega di basket più potente al mondo, dall’altra una giocatrice costretta a scendere in campo. Sviluppo di una storia a lieto fine.

Malattia di Lyme Elena delle donne

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    ‘Prendo 64 pillole al giorno. Sessantaquattro pillole: ovvero 25 prima di colazione, altre 20 dopo colazione, altre 10 dopo pranzo, e altre 9 prima di andare a letto. Prendo 64 pillole al giorno, e mi sento come se mi stessi lentamente uccidendo.’.

    Si apre così la lettera aperta di Elena Delle Donne, tra le migliori giocatrici in attività su un campo da basket, pubblicata il 15 luglio 2020 su The Players Tribune, la piattaforma multimediale che offre contenuti scritti da atleti professionisti.

    Il caso è semplice: in un Paese (gli Stati Uniti) che registra ancora numeri preoccupanti nella diffusione del Covid-19, la Delle Donne, che soffre della malattia di Lyme, non vuole scendere in campo perché, per le sue basse difese immunitarie, il coronavirus rappresenta un rischio troppo grande. La WNBA, la lega femminile del basket professionistico americano, l’ha messa davanti a un bivio però: se non scende in campo non ha diritto allo stipendio.

    E la Delle Donne ha reso pubblica la cosa.

     Chi è Elena Delle Donne, la sua malattia e la sua battaglia contro la WNBA

    Elena Delle Donne è, come detto, una delle giocatrici più forti attualmente in attività. Nella sua carriera passata tra Chicago e Washington, la trentenne di origini italiane, vanta una media di 20 punti a partita e nel curriculum spicca il titolo WNBA conquistato nella scorsa stagione (insieme a quello di miglior giocatrice del torneo), oltre agli ori raggiunti in Spagna e a Rio De Janeiro con la nazionale a stelle e strisce.

    Una carriera (di successo) possibile nonostante la malattia con cui deve convivere da dodici anni, che la Delle Donne definisce semplicemente “chronic Lyme” (‘È un modo più corto per dire che sono affetta da questa malattia da più di un decennio’) e che in questo periodo non le permette di stare tranquilla.

    ‘Prendere 64 pillole al giorno è l’unica via per continuare a mantenere la mia condizione in qualche modo sotto controllo. L’unico modo per mantenermi in salute e giocare al gioco che amo’ ma che, nella sua forma ufficiale di lega professionale, le ha voltato le spalle.

    Come raccontato nel suo lungo sfogo pubblico, i dottori della WNBA, nonostante l’emergenza sanitaria dilagante negli Stati Uniti che mette a rischio persone immunodepresse come la Delle Donne, hanno ritenuto che il profilo della giocatrice non fosse a rischio; e che quindi non aveva titolo a non riprendere il campionato. (le partite sono ricominciate lo scorso 25 luglio nella bolla di Bradenton, in Florida, ndr).

    Ma come dice la stessa Delle Donne: ‘Io non ho i soldi dei giocatori NBA. Non desidero fare la guerra alla lega su questo argomento. E non posso appellarmi.’.

    Una situazione che sembrava, apparentemente, senza speranze.

    Cos’è la malattia di Lyme

    La malattia di Lyme, conosciuta anche come borreliosi, è una malattia di origine batterica, che prende il nome dall’omonima cittadina di Lyme nel Connecticut dove nel 1975 si manifestarono i primi casi. Originata dal batterio Borrelia burgdorferi, colpisce le zecche, le quali possono poi successivamente trasmetterla all’uomo (oltre che agli animali).

    La malattia di Lyme si sviluppa in tre fasi (precoce localizzata, precoce disseminata e tardiva) e i sintomi più comuni vanno dall’eritema cutaneo migrante fino a brevi episodi di dolore e gonfiore alle articolazioni. Una malattia che può trasformarsi in una presenza cronica.

    Come nel caso di Elena Delle Donne.

    Il lieto fine della vicenda

    Se da una parte la lega WNBA ha posto la giocatrice di fronte alla scelta di giocare la stagione 2020 o (in caso contrario) di non aver diritto allo stipendio, la Washington Mystics, squadra della Delle Donne dal 2017, ha deciso di includere ugualmente la ragazza nel roster ma lasciandogli la libertà di scelta di scendere o meno in campo, senza che questo condizioni il pagamento dello stipendio che sarà garantito in ogni caso.

     

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