Jane Fonda: oggi il Linfoma non-Hodgkin fa meno paura

Cos’è il Linfoma non-Hodgkin e quali sono i progressi fatti della ricerca

Malattia Jane Fonda

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    Jane Fonda, attrice statunitense vincitrice di due Premi Oscar, l’ha annunciato con un post su Instagram a inizio mese: ha il Linfoma non-Hodgkin e nei prossimi sei mesi dovrà sottoporsi alla chemioterapia. Nonostante la sfida che gli ha messo davanti la vita, l’attrice rimane positiva e ottimista perché “questo è un cancro molto curabile. L’80% delle persone sopravvive, quindi mi sento molto fortunata”.

    Ma che cos’è il Linfoma non-Hodgkin, quali sono i sintomi e quante speranze ci sono di sconfiggere questa malattia grazie alla ricerca.

    Cos’è il Linfoma non-Hodgkin?

    Il Linfoma non-Hodgkin è un tumore che nasce nel sistema linfatico. Il compito del sistema linfatico, delle sue cellule e dei suoi tessuti, è quello di difendere l’organismo da agenti esterni, malattie, complicazioni, garantendo la corretta circolazione dei fluidi nel corpo. Il linfoma maligno si sviluppa dai linfociti, dalle cellule presenti nel sangue e nel tessuto linfatico di linfonodi, milza, midollo osseo, tonsille, timo e altre zone come stomaco, intestino o sistema nervoso centrale.

    Questo tumore, quindi, colpisce una parte fondamentale del nostro corpo e i linfociti (linfociti B e T) invece di proteggere le diverse aree dell’organismo si accumulano nei vari linfonodi e nell’organismo in modo anomalo. Il sistema immunitario risulta così compromesso, considerando che anche l’apparato linfoghiandolare viene attaccato da questo gruppo di tumori.

    Quali sono le cause?

    Nonostante non siano ancora chiare le cause di questo tipo di tumore, la ricerca ha evidenziato che alla base di questa malattia ci sia una produzione anomala di linfociti: i linfociti più vecchi non muoiono e continuano ad accumularsi, insieme a quelli nuovi, all’interno dei linfonodi o degli altri tessuti, creando ingrossamenti e disfunzioni della struttura.

    Quali sono i fattori di rischio

    Se non sappiamo ancora le cause effettive del Linfoma non-Hodgkin, conosciamo alcuni fattori di rischio:

    • Immunodepressione e infezioni virali
      Infezioni come HIV e AIDS, ma anche malattie autoimmuni, possono colpire il sistema immunitario, non facendolo funzionare al meglio: questi aspetti potrebbero essere dei fattori di rischio del Linfoma non-Hodgkin
    • Agenti chimici
      Esposizioni a radiazioni (dovuti anche a trattamenti medici) o a sostanze chimiche (insetticidi, erbicidi) possono aumentare i rischi nell’insorgere il Linfoma non-Hodgkin
    • Età
      Anche se può manifestarsi a ogni età, la fascia di età più colpita è quella degli over 65, e vengono colpiti principalmente gli uomini rispetto alle donne

    Sintomi

    I sintomi del Linfoma non-Hodgkin non sono chiari e distintivi, purtroppo. Generalmente si accomunano per un gonfiore dei linfonodi del collo, delle ascelle e/o dell’inguine. Un altro campanello d’allarme può essere dettato anche da un’importante sudorazione notturna. Ovviamente, poi, ci sono dei casi specifici a seconda di dove si presenta il Linfoma non-Hodgkin: se è a livello addominale, il gonfiore riguarderà la milza o lo stomaco, con poco appetito e nausea, se invece avviene a livello toracico si avvertirà dolore al petto e difficoltà a respirare, mentre se colpisce il sistema nervoso causerà mal di testa, debolezza e difficoltà di parola.

    Terapia e guarigione

    Il Linfoma non-Hodgkin viene individuato attraverso una biopsia dei linfonodi: grazie a dei test molecolari specifici è possibile individuare in modo molto preciso il tipo di malattia con cui abbiamo a che fare. A quel punto, si inizia il trattamento della malattia a seconda dello stadio e della gravità del tumore, tramite:

    • Chemioterapia
    • Radioterapia
    • Terapie biologiche
    • Trapianto di midollo osseo o cellule staminali

    Ovviamente, la cura migliore viene individuata a seconda di quanto e dove è diffuso il tumore; possono incidere anche altri fattori, come l’età del paziente e le condizioni di salute. Il trattamento più utilizzato è la chemioterapia o la radioterapia. Inoltre, vengono utilizzati farmaci intelligenti nelle terapie biologiche come il rituximab e l’ibritumomab tiuxetano, due anticorpi monoclonali.

    A queste tipologie di trattamenti, si sono aggiunte altre innovative, come le CAR-T, una cura indicata soprattutto per ricadute dopo le terapie convenzionali. Si basa sui linfociti T, una tipologie di globuli bianchi che hanno il compito di proteggere il nostro organismo dalle malattie. La terapia con CAR-T permette ai pazienti con tumore grave o con ripetute diagnosi di incrementare le loro possibilità di guarigione.

    Sopravvivenza e ricerca

    Nonostante ci sia un aumento dei casi (le stime dei Registri Tumori AIRTUM per il 2020 parlano di 7.000 nuovi casi tra gli uomini e di 6.100 tra le donne) la mortalità rimane stabile da anni. Questo avviene perché sono stati fatti importanti passi avanti nella ricerca e nelle terapie. Anche per questo motivo, l’annuncio dell’attrice sui social è stato comunque ottimistico e ricco di positività: la ricerca in questi anni, infatti, ha fatto moltissimi passi avanti. Ovviamente questa famiglia di tumori va da quelli bassi a quelli ad alta aggressività, che portano anche alla morte, ma in linea di massima, grazie a farmaci specifici e a una medicina di precisione i pazienti possono curarsi e ottenere ottimi risultati: il 60-70% dei pazienti guarisce completamente.

    Fonti

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