Una donna che ha vissuto delle sue passioni, che si è adattata e si è reinventata grazie a delle vere e proprie metamorfosi: Maria Sibylla Merian è stata una pittrice attenta e una naturalista innovatrice, precorritrice della moderna entomologia.
Ma come ha fatto a unire la sua passione per il disegno a quella della natura? Con caparbietà, costanza, avventure ai limiti del mondo e intuizioni avvenute dallo studio “sul campo”. La sua importanza a livello mondiale non è stata riconosciuta subito dalla comunità scientifica, ma le sue tavole pittoriche sui bruchi, le farfalle e i fiori sono oggi un’importante testimonianza sulla metamorfosi e la vita di questi insetti.
Chi era Maria Sibylla Merian?
Siamo nel Seicento, esattamente il 2 aprile del 1647 a Francoforte sul Meno: l’incisore ed editore svizzero Matthäus Merian il vecchio e la sua seconda moglie Johanna Sibylla Heim danno alla luce Maria Sibylla Merian. La piccola non ha modo di conoscere il padre, dal quale probabilmente ha ereditato la passione per il disegno, in quanto morì quando lei aveva solo tre anni. La vita ha però in serbo per lei grandi passioni, soprattutto legati alla natura e alla pittura: grazie al patrigno, pittore di fiori con la quale la madre si risposò, Maria Sibylla impara il disegno, la pittura a olio, l’acquerello e l’incisione. All’età di tredici anni rimase affascinata dai bruchi e dalla loro trasformazione in farfalle, dai fiori, e osservò attentamente il passaggio da crisalidi a farfalle di quei piccoli animaletti.
Questo connubio si rivelò vincente sia per la bellezza e l’accuratezza delle immagini delle piante e degli insetti, ma anche per quanto riguarda l’entomologia (ramo della zoologia dedicato allo studio degli insetti): infatti, gli insetti e i bruchi erano esclusi dalla ricerca scientifica fino a quel momento storico.
Disegni e natura: la passione che si unisce
Passarono gli anni e Maria Sibylla Merian si sposò nel 1665 con un pittore specializzato in disegni prospettici di architetture. Nell’arco dei dieci anni successivi si stabilirono a Norimberga, nacquero due figlie e la Merian continuò a studiare gli insetti. Fino a quel momento si sapeva ben poco su questi animali perché considerati, da un retaggio culturale antico, “bestie di Satana” o “bestie diaboliche”. Inizia a raccogliere i bruchi, a conservare i bachi da seta e a studiarne la trasformazione in farfalle, dipingendoli e disegnandoli nell’arco di tutta la loro metamorfosi. Ed è qui che iniziò a fare la storia, a sua insaputa: non essendo mai stati studiati fino a quel momento a causa della superstizione popolare, le sue tavole diventano non solo dipinti memorabili, ma anche le prime testimonianze scientifiche, ricche di dettagli.
Entomologia moderna: le basi partono da lei
I primi libri che pubblicò riguardavano i fiori, ma è con il volume “Der Raupen wunderbare Verwandlung und sonderbare Blumennahrung” (La meravigliosa metamorfosi dei bruchi e il loro singolare nutrirsi di fiori), testo innovativo, che illustrò lo sviluppo delle farfalle e delle piante di cui si nutrono e aggiungendo appunti testuali sul processo stesso di trasformazione.
Avventura chiamata vita
Nel 1685 Maria Sibylla Merian si separò dal marito e andò nei Paesi Bassi con le figlie, in una comune protestante di labadisti; a causa delle loro rigide regole, lasciarono la setta dirigendosi prima ad Amsterdam e poi in Suriname. Durante questo periodo, Maria Sibylla continuò a studiare e a dipingere insetti diversi, che non aveva mai visto prima, e si convinse che partire alla volta del Suriname (colonia olandese) fosse la scelta migliore (nonostante il costo e le difficoltà nell’intraprendere una spedizione scientifica guidata da una donna). Quindi partì alla volta di questo paese abitato, oltre che dai coloni, da indigeni e africani, fonte preziosa di informazioni per i suoi studi: insieme alla figlia minore, sempre al suo fianco nei suoi lavori, conobbero esemplari mai visti di fiori, piante, insetti e altri animali; la Merian riportò tutto nei suoi disegni e nei suoi appunti.
Tornò ad Amsterdam dopo due anni e dopo altri quattro anni pubblicò il suo volume più prestigioso: “Metamorfosi degli insetti del Suriname”, definita “l’opera più bella mai dipinta in America”.
Una vita ricca, tra bellezza e difficoltà economiche, tra grandi scoperte e sofferenze per essere entrata in un campo, quello scientifico, popolato principalmente da uomini, in un settore (quello dell’entomologia) poco noto e conosciuto. Non solo: l’unica lingua accettata dalla scienza era il latino e lei pubblicò i suoi libri in tedesco… nonostante tutto, riuscì, nel tempo, a affermarsi e consolidare la sua importanza.
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