L’anima nella psicologia esiste?

Dagli antichi greci ai giorni nostri, ecco come si è evoluto il rapporto tra psicologia e anima

Consulto Psicologico

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    Per rispondere alla domanda che ci siamo posti nel titolo di questo articolo basterebbe guardare all’etimologia stessa della parola psicologia (pysché = anima, spirito; logos = discorso, studio) per capire lo stretto legame fra questa scienza e l’anima.

    Un dilemma che però ci permette di affrontare il concetto stesso di anima, quale sia stata l’evoluzione del suo rapporto con il corpo e riflettere su come nel tempo psicologi e psichiatri abbiano utilizzato l’anima quale strumento per comprendere la natura stessa dell’essere umano.

    Ma prima di tutto, cos’è quella cosa impalpabile e misteriosa che chiamiamo anima?

    Cos’è l’anima?

    Il termine anima indica la nostra parte spirituale e vitale e, in origine, si riferiva all’essenza di una personalità.

    In alcune credenze, come l’animismo, anche essere viventi non umani e oggetti hanno l’anima e il concetto di anima nella filosofia occidentale affonda le sue radici nell’antica Grecia, citato per la prima volta da Socrate.

    Secondo Omero e Virgilio l’anima era un “soffio” che si staccava dal corpo alla morte, mentre Democrito ne teorizzò la sua composizione in atomi sferici in movimento.

    Socrate prima e Platone poi furono però i primi ad associarla al mondo interiore dell’uomo, mentre nel mondo latino, poco interessato a questo argomento, fu Lucrezio nel ‘De rerum natura’ a trattare in termini generici il concetto di anima.

    Cristianesimo e teologia cattolica non danno una definizione precisa dell’anima, pur riconoscendole alcune caratteristiche come la sua immortalità e la possibilità di scegliere tra il bene e il male.

    Tra gli autori legati al pensiero cattolico/cristiano che hanno affrontato l’argomento ci sono Bonaventura da Bagnoregio, Agostino di Ippona e Tommaso d’Aquino che considerava l’anima inscindibile dal corpo, al punto che riteneva la sua separazione da quest’ultimo, dopo la morte, un vero e proprio esilio.

    Oggi l’anima viene identificata con la coscienza o la “mente” dell’essere umano ed è qualcosa di immutabile rispetto al corpo nel quale è contenuta.

    Assodato che il termine anima è presente nella stessa etimologia della parola psicologia, come si è sviluppato nel tempo il rapporto tra questo concetto e la pratica psicoterapeutica?

    L’anima nella psicologia

    Parlando di anima e psicologia il primo nome che viene fuori facendo una ricerca è quello dello psicologo, psichiatra, antropologo, filosofo e accademico svizzero Carl Gustav Jung, secondo cui l’anima è l’archetipo del femminile.

    Capacità di dialogare con la parte intuitiva, presentimenti e amore per se stessi, sono alcune caratteristiche della psicologia femmile che Jung associò all’idea di anima, un eros materno presente anche nell’uomo (anche se poco sviluppato) in grado di “sintonizzarlo” con la donna ideale, proiezione del suo mondo interiore.

    Un concetto che nella donna prende il nome di Animus, archetipo maschile della psicologia femminile che ne tira fuori gli aspetti aggressivi e litigiosi del maschio ed emerge durante le fasi oniriche o nelle fantasie legate alle figure del dio o dell’eroe.

    Roberto Assagioli e la psicosintesi

    Un nome imprescindibile parlando dello stretto legame fra psicologia e anima è certamente quello di Roberto Assagioli, vissuto tra la fine del 1800 e la seconda metà del ‘900.

    Lo psichiatra e teosofo di origine veneziana fu infatti il fondatore della psicosintesi, teoria e prassi psicologica che, partendo dalla cura dell’anima, propone una seconda parte che lavora sulla scoperta della volontà personale.

    Un metodo che vede l’uomo nella sua interezza e unicità, puntando alla piena realizzazione delle sue dimensioni emotive, fisiche, mentali e spirituali, e in cui coscienza, inconscio e inconscio collettivo sono rappresentati in una figura ovoidale in cui l’Io (al centro) deve mantenere in equilibrio funzioni quali le emozioni, l’immaginazione, l’intuizione, l’istinto, il pensiero e le sensazioni per far funzionare la psiche in modo armonico.

    Abraham Maslow, Carl Rogers e la psicologia umanistica

    A livello internazionale, invece, due figure di riferimento sono quelle degli psicologi statunitensi Abraham Maslow e Carl Rogers che, alla metà degli anni ‘50, svilupparono il concetto di psicologia umanistica.

    Un tipo di psicologia che studia la persona nella sua interezza, valorizzandone aspetti quali l’autorealizzazione e la creatività e andando a svilupparne quel potenziale che si nasconde nell’anima.

    Rogers, da parte sua, sviluppò anche la Terapia non direttiva, forma psicoterapica che ricerca l’autorealizzazione e la strutturazione del Sé del paziente, mentre Maslow si concentrò sulla psicologia umanistica (o “Terza forza”, in alternativa al comportamentismo e alla psicoanalisi classica), i cui concetti sono riassunti nel suo fondamentale saggio ‘Motivazione e personalità’.

    Umberto Galimberti, il dualismo anima e corpo

    Per concludere questo complesso discorso e arrivando ai giorni nostri, non possiamo non citare l’accademico, filosofo e psicoanalista Umberto Galimberti che ha dedicato diverse pubblicazioni al tema dell’anima (‘Gli equivoci dell’anima’, ‘Paesaggi dell’anima’ e ‘Cura dell’anima’, fino al più recente ‘Storia dell’anima’) e che ancora oggi si interroga sul rapporto di quest’ultima con il corpo.

    Galimberti, mettendo in discussione il metodo di interrogarsi sulle cose di Platone (‘Che cos’è l’anima?’, ‘Che cos’è il corpo?’, ‘Che cos’è la bellezza?’) e sostituendolo con quello di Nietzsche (‘Come è venuta al mondo questa certa cosa?’), si chiede che origini ha avuto l’iniziale dualismo tra anima e corpo, considerati due elementi separati, per arrivare alle origini della ‘cura dell’anima’, la psicoterapia.

    ‘Da 2000 anni a questa parte, dell’anima, si è detto tutto: che c’era e che non c’era, che era mortale e che era immortale, che era infusa da Dio al momento del concepimento oppure dopo tre mesi come dice Tommaso d’Aquino […] – ha affermato Galimberti nel ciclo di incontri dal titolo ‘Lezioni di filosofia per psicologi’, tenutosi nel luglio 2017 –  Nel ‘700 si dice persino che l’anima può persino ammalarsi e nasce una scienza per la cura dell’anima, la psichiatria’.

    Per lo studioso e psicoanalista bisogna smettere di parlare di anima e corpo e iniziare a parlare di ‘corpo-mondo’, rivendicando il sapere specifico non scientifico della psicologia che si chiama soggettività.

    E che dialoga direttamente con quella cosa impalpabile e misteriosa che chiamiamo anima. A patto che esista.

    Fonti

    Treccani

    Istituto di Psicosintesi 

    Ordine degli Psicologi della Lombardia (2017). Umberto Galimberti – Il dualismo anima e corpo – lezione 1 di 4. Aprile 18, 2017, https://www.youtube.com/watch?v=V7X33HTfInE 

    Maslow, H., A. (2010). Motivazione e personalità. Roma: Armando Editore 

    Galimberti, U. (2015). Storia dell’anima. Milano: Giangiacomo Feltrinelli Editore  

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