Come fare bei sogni: esiste davvero una routine?

Benessere psicofisico e attività onirica: un legame ancora da indagare

dolci sogni

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    Tutte le sere, quando spegniamo la luce, ci speriamo sempre. Speriamo di fare bei sogni e di tenere gli incubi lontani. Freud, Jung, cognitivisti e tanti altri si sono interessati all’argomento, vedendo il sogno ogni volta con occhi diversi e attribuendogli funzioni e significati sempre nuovi. ‘I sogni son desideri di felicità’: questo è quello che diceva la fata madrina a Cenerentola. Chissà, forse è sua l’interpretazione più azzeccata. Qui, intanto, noi ci chiediamo se esista o meno una routine che ci assicuri di avere un’attività onirica sana.

    I sogni e la scienza

    Fin dall’antichità, le persone si sono sempre interrogate su ciò che accadeva nel cervello durante il sonno, anche se è con Freud e il suo Die Traumdeutung (L’interpretazione dei sogni, 1899) che il sogno divenne uno strumento fondamentale nello studio esplorativo della mente a partire dai meandri dell’inconscio. Per lo psicoanalista e filosofo, il sogno è simbolo di significati reconditi e rappresentazione di pensieri inconsci. In base alla sua concezione semiologica, sognare riesuma esperienze personali del passato, in particolare dell’infanzia.

    La scuola junghiana si discosta da quella freudiana, anche se soltanto in seconda battuta. Per lo studioso svizzero, non c’è bisogno di interpretazioni, ma di amplificazioni. Jung considera la maggior parte dei sogni come compensativi, ovvero aventi la funzione di rappresentare tutto quello che passa inosservato e non può trovare sfogo nella vita a occhi aperti.

    Andando avanti negli anni, l’approccio cognitivista è forse meno poetico e scarta l’ipotesi freudiana che considera i sogni come copie mnestiche di immagini del vissuto personale. Questo lo stabiliscono in seguito ad alcuni studi condotti su non vedenti: essi dichiarano di sognare anche persone e cose che non hanno mai avuto modo di vedere con gli occhi. Per i cognitivisti, la mente che sogna è come una macchina astratta simile a un calcolatore elettronico che ricompone gli elementi cognitivi e fa emergere il mondo onirico. I sogni sarebbero, quindi, il risultato di un processo di sintesi di atti cognitivi derivanti dalla vita di veglia che rientrano in azione durante la fase REM del sonno.

    Arriviamo agli anni ’70, quando J. Allan Hobson e Robert McCarley, due ricercatori di Harvard, smontano del tutto le teorie più interpretative, affermando che i sogni non sono nient’altro che impulsi nervosi del tutto fortuiti. Con strumenti diagnostici come la Pet o la tomografia a emissione di positroni è possibile, infatti, mappare le diverse aree del cervello e riscontrare, durante il sonno, un processo di “attivazione e sintesi”. La fonte dei sogni sarebbe una scarica di impulsi nervosi che origina dal “ponte”, un’area alla base del cervello, e stimola le cellule della corteccia cerebrale. Sarebbero proprio queste scariche a provocare immagini e sensazioni che poi il cervello sintetizza in base a significati casuali.

    Come i sogni incidono sull’umore e sulle decisioni

    Nel XXIesimo secolo, quello che sappiamo per certo è che i sogni influiscono sull’umore. Secondo il parere della neuropsicologa finlandese Pilleriin Sikka, il contenuto onirico è strettamente correlato con le emozioni provate durante la veglia. Secondo lei, per verificare l’umore (e anche lo sanità mentale) di una persona sarebbe sufficiente chiederle cosa ha sognato. In caso di incubi, ci si sveglierà ansiosi e di cattivo umore, in caso di bei sogni, invece, ci si sentirà più sereni.

    Stando a quanto dice, non solo l’umore ma anche le decisioni che prendiamo sarebbero fortemente condizionate dai sogni che facciamo. E se la nostra vita intera fosse frutto di segni premonitori? Dopo aver raccolto un ampio ventaglio di dati, l’APA (American Psychological Association) ha concluso che la tendenza a voler trovare un significato ai propri sogni è diffusa in ogni popolazione. In linea con la visione psicoanalitica, si pensa infatti che i sogni, oltre a veicolare messaggi generati dall’inconscio, siano forieri di avvertimenti per la vita vera.

    Esiste una routine per fare bei sogni?

    In questo magazine ci siamo già occupati di quanto sia importante dormire bene e delle buone abitudini da adottare per prepararci a un sonno di qualità. E riguardo ai sogni? Sarebbe bello se esistesse un decalogo di cose da fare/ pensare prima di dormire per avere la garanzia di farne soltanto di belli. Sarebbe bello, certo, ma purtroppo la psicoterapia, non è ancora approdata a una risposta certa in questo campo.

    A questo dilemma, la Dott.ssa Lodovica Perina risponde che l’argomento è molto complesso e che non ci sono pozioni magiche che prevengano gli incubi. Tuttavia, mi consola, si può provare con un esercizio di consapevolezza da fare prima di dormire. La premessa è capire che i sogni in parte riflettono il vissuto della giornata; l’intento, cercare di dialogare con ciò che ci è successo nelle ore di veglia per elaborare il tutto ed evitare incubi.

    Anche la Occhionero, con i suoi studi, cerca di rispondere al nostro interrogativo, sottolineando che, quando siamo sereni tendiamo a ricordare maggiormente le note positive della giornata, compresi i sogni che facciamo; quando siamo stressati notiamo specialmente i lati negativi, ingigantendo i sogni più brutti. Manipolare i contenuti onirici non è una via percorribile. Ecco perché, in caso di sogni ricorrenti negativi, è opportuno rivolgersi a un professionista per cercare di capire da cosa derivino. Questo è il tipo di percorso che può favorire una maggiore probabilità di fare bei sogni.

    Consigli per fare bei sogni

    Questa lista di buone abitudini non assicura al 100% di fare sogni d’oro, ma può essere di grande aiuto per prepararci al sonno con uno stato di quiete.

    • Creare una routine serale (bere una tisana rilassante, fare qualche esercizio di yoga per distendere i muscoli del corpo)
    • Tenere un diario della gratitudine
    • Fare esercizi di mindfulness
    • Ascoltare musica rilassante
    • Guardare un film che ci trasmette sensazioni positive
    • Fare una chiacchierata al telefono con qualcuno a cui vogliamo bene
    • Al mattino, annotare i bei sogni che abbiamo fatto (o raccontarli a qualcuno) per fissarli nella memoria e conservarli nella mente per i giorni successivi

    Impara a trovare serenità anche mentre mangi con Esiste la dieta del buonumore? e Mindful eating: la filosofia del “qui e ora” quando mangiamo.

    Fonti

    Scilligo P., Analisi transazionale socio-cognitiva.

    Occhionero M., Mental Processes and the Brain During Dreams. Dreaming.

    Sikka P., Dream Affect: Conceptual and Methodological Issues in the Study of Emotions and Moods Experienced in Dreams

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