Tra i tanti settori economici colpiti dal Covid-19 e dalle sue conseguenze c’è sicuramente il mondo della Settima Arte. Non solo per quanto riguarda le sale cinematografiche ma anche per quanto concerne la produzione di film di finzione.
Per dirla alla Tonino Carotone siamo di fronte a un “futuro incerto” ma qualcosa si muove. Con l’aiuto della tecnologia.
Fare cinema, restando a casa
“In questo momento c’è chi sta lavorando, ovviamente seguendo tutte le direttive nazionali. Distanziamento, mascherina, sanificazione.” mi racconta Emanuele Nespeca, produttore ed executive producer della Solaria Film “Puoi tranquillamente lavorare, il problema è solamente per gli attori.”
Che però, se fai fiction, non è un problema da poco.
La prima volta che parlo con Nespeca è il 18 maggio 2020. “Al momento non ci sono delle linee guida univoche, non esiste un documento unitario che metta d’accordo i sindacati.” Intanto “c’è chi sta facendo delle cose più sperimentali. Film di persone in casa, autofilm, autoproduzioni.”
È il caso di Daniele Vicari (forse ricorderete il suo ‘Diaz’ sui fatti del G8 di Genova del 2001) che il 5 maggio ha iniziato la lavorazione del suo ‘Il giorno e la notte’ con Vinicio Marchioni, Isabella Ragonese e Milena Mancini. Agli attori, rigorosamente in lockdown, è arrivato a casa un kit per realizzare le proprie riprese, seguite in remoto dal regista, dallo scenografo e dal direttore della fotografia.
Ma è anche il caso del premio Oscar Gabriele Salvatores che a fine marzo, in piena Fase 1, ha chiesto a tutti gli italiani di inviargli materiale video girato in casa. Immagini che confluiranno nel film collettivo ‘Viaggio in Italia’ e che racconteranno paure, pensieri e riflessioni dei nostri concittadini durante la fase più critica dell’emergenza sanitaria.
Da congiunti, residenti sotto lo stesso tetto, si può però partorire un film di finzione a tutti gli effetti. Idea di Gianluigi Perrone e Federico Zampaglione (si, quello dei Tiromancino), noto anche per le sue escursioni in campo cinematografico con l’horror ‘Shadow’ e il thriller ‘Tulpa’, che ha deciso di mettersi nuovamente dietro la macchina da presa (anzi, dietro un iPad) per girare il tesissimo cortometraggio ‘Bianca’ proprio durante la quarantena. Casa sua come set, la figlia come protagonista (ma anche montatrice) e anteprima assoluta sul canale Youtube della band romana.
Idee e progetti diversi, accomunati dall’uso della tecnologia per non fermare il motore creativo e produttivo dell’arte cinematografica. Fare film in remoto e in sicurezza, dunque, si può.
Vediamo come.
Cinema da remoto: quali strumenti utilizzare?
Produrre e distribuire un film (volendoci anche guadagnare qualcosa, s’intende) è di per sé un’impresa sempre piuttosto ardua. Il cinema è un sistema complesso, un puzzle di incastri artistici ed economici fatto da 1.000 pezzi difficili da mettere insieme. In questo periodo sospeso, tra la fine di un isolamento forzato e un pericolo non ancora scampato (il virus è sempre in mezzo a noi), è ancora più difficile.
C’è però, come abbiamo visto, chi ha deciso di non fermarsi e per farlo ha fatto ricorso alla tecnologia, indispensabile alleato in questo momento.
Così, tra iPad (‘Bianca’ di Federico Zampaglione), telecamere spedite per posta agli attori (‘Il giorno e la notte’ di Vicari), video amatoriali richiesti via mail (‘Viaggio in Italia’ di Salvatores) il cinema italiano non si è fermato del tutto e fa piacere segnalare almeno due piccoli casi indipendenti: ‘Firenze Sotto Vetro’, documentario di Pablo Benedetti e Federico Micali costruito con video inviati dai residenti del capoluogo toscano, e ‘Il cinema non si ferma’, primo docufilm a episodi, realizzato usando set casalinghi e smartphone.
Come dire: il cinema si può fare ovunque, in sicurezza, utilizzando anche il telefono che abbiamo sempre in mano.
Coronavirus e cinema: uno sguardo al futuro
Intanto a Hollywood, l’industria cinematografica per eccellenza, Jason Blum (noto per aver prodotto gli horror-thriller ‘Scappa – Get Out’ e ‘Split’) è pronto con la sua Blumhouse a girare un film a basso budget dentro gli studi della Universal, utilizzando un cast e una troupe ridotti all’essenziale per limitare i rischi di contagio.
C’è un problema, però.
“Per quanti di noi lavorano nel cinema, ci sono degli standard contrattuali che prevedono che chiunque ti da i soldi vuole essere sicuro che se il film si interrompe per qualsiasi motivo c’è un’assicurazione che copre il danno. Ma al momento non ci sono assicurazioni che coprono dal coronavirus” mi spiega sempre Nespeca.
Vale da noi come vale nella “fabbrica dei sogni” americana; tanto che, per limitare ulteriormente i pericoli, Blum e la sua società stanno lavorando anche alla pre-produzione da remoto.
Intanto, però, ci sono delle timide aperture per un ritorno alla normalità: in Italia, il 27 maggio 2020, è stato stilato il protocollo per la tutela dei lavoratori del settore cine-audiovisivo che vede tra i firmatari e gli aderenti i rappresentanti delle principali sigle sindacali. La tecnologia è al centro del documento e prevede webinar per la formazione del personale, termo-scanner sul set e l’uso di app per il contact tracing (in Italia si sta discutendo molto sull’app Immuni per il tracciamento del Covid). Resta il nodo, ancora irrisolto, delle assicurazioni.
Il futuro non è scritto. Soprattutto di questi tempi.
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