Se qualche anno fa mi avessero detto che nel 2020 saremmo dovuti rimanere chiusi in casa per mesi a causa di una pandemia mondiale, probabilmente avrei risposto che era più probabile che si avverassero le teorie dei Maya, o che l’anello del potere non era solo frutto dell’immaginazione di Tolkien e che andava distrutto prima che Sauron lo trovasse. Perché diciamoci la verità, una catastrofe annunciata che ci permette quantomeno di prepararci è molto più accettabile di uno tsunami arrivato praticamente senza avviso, è una questione di educazione. Si, perché per quanto si trattasse della fine del mondo, come di una missione suicida, avremmo avuto tutto il tempo per chiudere i nostri affari, salutare gli affetti e perché no, toglierci anche qualche sassolino dalle scarpe. Ma a questo virus, evidentemente, le buone maniere non sono state insegnate e questo è un fatto.
Poi c’è indubbiamente una questione di accettazione da non sottovalutare. A livello mentale infatti, è molto più accettabile un qualcosa di netto ma chiaro come la fine del mondo, piuttosto che l’incertezza della convivenza con un virus che peraltro ci costringe a rimanere letteralmente bloccati in casa.
Se poi ti ritrovi completamente da solo, o peggio, incastrato con familiari, coinquilini, cani, gatti e bengalini, che a cose normali incroci per sbaglio si e no un paio di volte a settimana, allora la situazione rischia davvero di finire in tragedia.
Per fortuna ancora una volta, la tanto bistrattata tecnologia, tacciata per anni di allontanarci dalla socialità, è corsa in nostro aiuto, permettendoci di mantenere i contatti con altri reclusi tramite un numero veramente notevole di applicazioni di videoconferenze.
L’offerta ha veramente superato le mie aspettative, non solo a livello di numeri, ma soprattutto per l’enorme varietà di utilizzi, che hanno permesso a un’indecisa cronica come me di non far torto a nessuno e di poter cambiare app a seconda dell’occasione.
Ma non mi sono fermata solo a questo, quello che desideravo era riuscire a mantenere una parvenza di normalità che fosse quotidiana e duratura, così, grazie a 4 app selezionate ad hoc per le mie esigenze, ho creato la mia perfetta routine per sopravvivere al tempo del Covid.
Ecco a voi la mia esperienza.
Skype: il mattino ha il lavORO in bocca
Si parte ovviamente la mattina, riunione alle 10, orario tutto sommato accettabile visto il periodo, ma il mio pensiero è uno e uno soltanto: devo vestirmi in maniera civile.
No, non sono del partito dei furbetti che fanno le riunioni con i pantaloni del pigiama, o ancora peggio in mutande perché “tanto si vede solo il busto”: purtroppo proprio non riuscirei a sentirmi tranquilla e poi, parliamoci chiaro, di gaffe del genere durante le videoconferenze ne abbiamo sentite parecchie, quindi non vorrei sfidare troppo la sorte, di cui questo 2020 pare essere sprovvisto.
Una volta pronta, mi preparo alla call su Skype.
Se penso alle parole appuntamento di lavoro, call, meeting e poi le associo al incredibilmente abusato smart working, beh l’unica app che ne può risultare è senza dubbio Skype.
Un’app professionale, dal gusto un po’ retrò lo ammetto, ma che negli anni non mi ha mai dato motivo di dubitare, ha saputo rinnovarsi e che ho scelto innanzitutto per questi 3 motivi:
–nessun limite di tempo per le videoconferenze: elemento più che fondamentale, specialmente in questo periodo di riunioni infinite; se poi ci aggiungiamo il fatto che limite di persone per una videochiamata di gruppo è di 50, allora direi che non c’è altro da aggiungere… anzi si, è tutto gratis!
–possibilità di riunione anche con chi non possiede Skype: penso che questa funzionalità sia stata in assoluto quella che più mi ha convinta. Credo infatti che in un mondo in cui le memorie sono messe a dura prova da sempre più ingenti quantità di app scaricabili, avere la possibilità di partecipare ad una videoconferenza pur non possedendo l’app che la produce e non costringendo l’utente a nessun tipo di iscrizione sia un incredibile plus.
–sottotitoli in tempo reale: questa è una funzionalità che più che per effettive esigenze lavorative, mi ha incuriosita da un punto di vista personale. Così ho deciso di provarla con una mia amica londinese per testarne l’effettiva efficacia. Il risultato? Migliore di quanto mi aspettassi! Certo non sono sottotitoli accuratissimi, ma sono sufficientemente corretti per agevolare la comprensione della conversazione. Un plus ulteriore è che rimangono nella cronologia della conversazione, ottimo se si vuol ritornare su passaggi specifici.
Quindi, ricapitolando, Skype è ottimo perché:
1- Ha molte funzioni utili e gratuite
2- Puoi fare riunioni anche con chi non ce l’ha.
Ed è estremamente consigliato se:
1- devi affrontare lunghe call con molte persone
2- hai bisogno di decifrare l’incomprensibile slang del collega d’oltreoceano.
Per quanto mi riguarda, direi che che non ci poteva essere altra scelta!
Whatsapp family time
Proseguendo con la giornata, nella mia routine ho deciso di dedicare un po’ di spazio anche alla famiglia (no, niente congiunti) e fin da subito ho decretato che Whatsapp sarebbe stata l’app della reclusione ad esso dedicata.
Le ragioni sono più che ovvie: tutti conosciamo whatsapp, probabilmente è l’app che più utilizziamo in capo ad una giornata, con i suoi millantamila gruppi riesumati grazie alla passeggera esaltazione di inizio quarantena e immediatamente silenziati di nuovo per un anno (perché in fondo se li avevo silenziati un motivo ce l’avrò avuto no?). Insomma un’app che conoscono tutti, e che tutti i possessori di smartphone hanno, persino mio nonno.
Ora, qui è doveroso fare una premessa necessaria quanto elementare: possedere un’app non fa di te un maestro nel suo utilizzo. E per quanto sveglio e “smanettone” il buon Giancarlo (mio nonno), 85 anni suonati, ha dovuto fare i conti con l’impresa quasi impossibile della videochiamata su Whatsapp.
Non cercherò di indorare la pillola, è stato necessario un vero e proprio training: ripetuto praticamente ogni singola volta.
“Allora, apri Whatsapp, cerca il mio nome sulla lista che ti appare e cliccaci sopra. Premi il tasto bianco a forma di telecamera e aspetta che ti risponda” vi giuro, a volte me lo sogno la notte.
Ma anche se per pochi minuti, a volte secondi, vedere il suo viso felice, quando non inquadrava il pavimento, e sapere di aver contribuito a renderlo un po’ meno solo durante questo distanziamento forzato, mi fa capire che in fondo ne è valsa la pena.
Con il resto della famiglia la cosa è decisamente più facile, anche se molto più caotica: per fortuna, in questo, Whatsapp ti sostiene e ti aiuta grazie ad un provvidenziale limite di 4 utenti per videochat.
Certo, è capitato più una volta che zii che abitano nella stessa casa utilizzassero due telefoni per la stessa chiamata, generando un riverbero paragonabile al suono delle sirene di Ulisse; così come è stata sfiorata la faida perché qualcuno si è sentito escluso, quando nella realtà non risponde mai, ma famiglia è anche questo no?
Riassumendo, la scelta di Whatsapp è stata vincente, in quanto:
1- è un’app che praticamente tutti hanno
2- riescono ad utilizzarla anche i “meno tecnologici”
Ma non dimenticate:
1- Whatsapp ha un massimo di 4 utenti a chiamata, quindi non utilizzatelo per fare annunci importanti (a meno che non abbiate intenzione di non avere più rapporti con la parte di famiglia che avete escluso)
2- la pazienza, ve ne occorrerà tanta. In alternativa potreste essere più furbi di me e creare dei tutorial per l’utilizzo della videochiamata.
Aperi-Zoom
Sono poche le cose che in questa quarantena mi mancano come l’aperitivo. Il fatto è che combina le tre cose che in assoluto preferisco: amici, stuzzichini e alcol. Per fortuna, anche in questo caso, ho potuto contare su un meraviglioso alleato tech, che mi ha consentito di ricreare il perfetto surrogato del mio momento della giornata preferito: Zoom.
In assoluto la vera star delle app di questa quarantena, talmente utilizzata che ha dovuto fare i conti persino con gli imbucati dei meeting online, e, personalmente, una vera e propria sorpresa.
In realtà avevo già utilizzato Zoom per dei colloqui di lavoro, ma devo dire che la sua versione gratuita è assolutamente e senza alcun dubbio fatta apposta per l’ora dell’aperitivo.
Motivo numero 1: il fattore tempo. La videochiamata ha un limite massimo di 40 minuti, la durata perfetta per un happy hour che ti permetta di intavolare delle conversazioni interessanti, ma che non vadano ad intaccare l’ora della cena. Certo, mi è capitato più di una volta di essere colta alla sprovvista dall’interruzione improvvisa della chiamata, ma è pur vero che Zoom ti avverte con una notifica 10 minuti prima della fine del meeting e che il countdown rimane in vista fino alla fine sulla parte superiore della chat.
Motivo numero 2: la potentissima opzione “Mute All”. Chi di voi, in quanto host, non l’ha mai cliccata? Probabilmente dovrebbero rimuovere questo tasto, in quanto causa accertata di un aumento esponenziale dell’ego e di a dir poco salutari manie di grandezza. Ma quando la discussione si fa accesa e le voci cominciano a sovrapporsi l’una sull’altra creando una matassa indistinta di suoni, l’unica cosa che un host, consapevole del ruolo che ricopre possa fare, è schiacciare quel bottone, restituendo finalmente la pace ai timpani del gruppo.
Motivo numero 3: la versatilità. So che questa motivazione scatenerà le ire dei più, ma purtroppo è la verità. Poter utilizzare Zoom non solo dal computer ma anche dal telefono è fondamentale per chi, come me, ha la fortuna di avere un giardino e che quindi, tempo permettendo può fare aperitivo all’aperto.
Tirando le somme, Zoom è perfetto per l’ora dell’aperitivo perché:
1- i meeting durano 40 minuti
2- quando si è in tanti, la funzione “mute all” può veramente salvare l’udito (e anche le amicizie)
Giusto altri due consigli:
1- utilizzare app da pc, se si è in tanti, per una visione completa
2- fare a turno come host conviene: in genere la prima chiamata diventa illimitata.
A questo punto devo ammettere per dovere di cronaca che, oltre che per l’aperitivo, ho utilizzato Zoom anche in altre occasioni durante questa quarantena e sono stata anche tra i fortunati che hanno potuto partecipare a infinite conferenze gentilmente concesse da possessori di account premium.
Ma sarò sincera, poche cose mi hanno dato gioia in questo periodo come la frase “This meeting is now unlimited” e questa è un’emozione che un account premium non ti potrà mai dare.
Houseparty: prima della buonanotte
Per concludere la giornata ho deciso di utilizzare l’unica app che ho appositamente scaricato, sotto consiglio di un’amica, per sopravvivere alla quarantena: Houseparty.
Anche questa applicazione ha avuto un incredibile incremento di download dovuto al periodo di reclusione che tutto il mondo sta vivendo, diventando la prima app di videochat scaricata in iOS Store in Australia, Canada e Regno Unito.
Beh, non c’è da stupirsi: la grafica è carina, è l’app stessa a notificarti la presenza di amici online e in più puoi giocare in videochat grazie alle app di gioco interne!
Anche qui il limite c’è ed è fissato a 8 persone, ma fidatevi, è il numero perfetto per non annoiarsi. Inoltre, potendo partecipare contemporaneamente a più videochat semplicemente scorrendo il dito tra una room e l’altra, puoi cambiare “campo di battaglia” ogni volta che vuoi.
Ma parliamo dei giochi, il vero plus di Houseparty, suddiviso in 4 categorie:
–Heads up! : scegli una carta e dai degli indizi all’altro giocatore affinché la indovini
–Trivia: per chi ama i quiz
–Patatine e Guacamole: una versione (decisamente più noiosa) di carte contro l’umanità
–Attacco d’arte: disegna con il dito e cerca di far indovinare le parole della categoria scelta ai tuoi avversari
Ogni categoria è a sua volta suddivisa in più tematiche, a seconda della tipologia di gioco e, se per caso ti ritrovassi ad essere così invasato da esaurire tutte le opzioni, hai sempre la possibilità di scaricare ulteriori upgrade.
Riassumendo, Houseparty è stata una vera rivoluzione durante queste serate di quarantena, perché:
1- i giochi sono già all’interno della app: giochi e vedi i tuoi amici senza dover aprire altre chat
2- hai la possibilità di cambiare gioco e compagnia, semplicemente cambiando room
Ma ricorda:
1- se la stanza non è bloccata (il tasto di blocco è quello a forma di lucchetto) chiunque dei tuoi contatti, o dei contatti di chi condivide la stanza con te può entrare e partecipare al gioco, anche se non è stato invitato.
2- dai una rispolverata alle lingue: tutti giochi sono in inglese, un inglese molto basic e intuitivo anche per i meno esperti, ma pur sempre inglese.
In questa mia routine pandemica le giornate passano, la quarantena continua, la mia sopravvivenza pure. A volte però, a fine giornata mi capita di tirare le somme e farmi domande profonde ed esistenziali, della serie “e se una cosa del genere fosse successa 15 anni fa?” e immancabilmente la risposta che do a me stessa è una ed una soltanto: per fortuna è il 2020 e, per quanto sia un anno che rimarrà nella storia per la sua sfigataggine, almeno ha la tecnologia dalla sua parte (per ora).
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