Niente tampon tax anche nel 2022 per LloydsFarmacia

Lanciata nel 2021, l’iniziativa dell’azienda farmaceutica prosegue anche per quest’anno. 260 le farmacie del gruppo in Italia che aderiscono all’azzeramento dell’IVA sugli assorbenti femminili

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    Un passo in avanti verso l’eliminazione della ‘discriminazione fiscale di genere’ legata all’aliquota IVA sugli assorbenti femminili.

    A farlo è LloydsFarmacia che, con un’iniziativa partita nel giugno del 2021, prosegue anche per il 2022 con la sua politica in merito all’azzeramento della suddetta aliquota, grazie alla decisiva, come recita il comunicato stampa ufficiale che riporta la notizia,  ‘approvazione da parte del Governo di una riduzione del precedente 22% – la massima aliquota possibile – al 10% per il 2022’.

    Domenico Laporta (AD LloydsFarmacia): ‘Parliamo di un bene primario che non ha alcun senso equiparare alla tassazione di quelli di lusso’

    ‘Come LloydsFarmacia, – ha commentato Domenico Laporta, Amministratore Delegato LloydsFarmacia, in riferimento alla cancellazione della tampon tax nella farmacie del circuito – l’abbiamo ritenuta a suo tempo una scelta doverosa e urgente, perché le scelte inclusive e di eguaglianza ci appartengono, fanno parte della nostra identità e del nostro operare quotidiano. Siamo quindi particolarmente soddisfatti di confermare anche per tutto il 2022 questa iniziativa, con l’auspicio che possa essere un ulteriore segnale, verso un prossimo, nuovo provvedimento nazionale, anche più coraggioso’.

    ‘Il tema – riprendendo sempre le parole del comunicato stampa – è stato, ed è ancora, oggetto di dibattiti e petizioni a livello nazionale, ed proprio recentemente che il governo ha approvato il taglio dell’IVA dal 22% al 10% per il 2022. È dal 2006, infatti, che le normative europee consentono agli stati membri di diminuire questa imposta, e già diversi paesi come Francia, Scozia, Germania, Regno Unito, hanno varato precise leggi di abolizione o di riduzione dell’IVA’.

    La tampon tax in Italia e negli altri Paesi

    Nel nostro Paese questo argomento è tornato alla ribalta proprio in occasione dell’annunciata riduzione, per l’anno in corso, dell’IVA sui prodotti assorbenti per l’igiene femminile dal 22 al 10%.

    Si tratta di una scelta rispetto a una questione che è tutt’altro che risolta anche fuori dai nostri confini nazionali (in Svizzera, ad esempio, secondo un’inchiesta della RTS ogni anno, ogni donna, spende il corrispettivo di circa 2.200 euro per l’acquisto di assorbenti) e che riguarda un bene assolutamente primario per le donne, dato che le mestruazioni sono un processo biologico naturale del corpo.

    Fino ad ora e non soltanto all’interno del nostro Stivale, gli assorbenti erano considerati un bene di lusso al punto, come detto, da essere tassati come tali (ovvero al 22%). Un’ imposta, la tampon tax, nata nel 1973 con un’ aliquota pari al 12% e destinata a crescere nel tempo per poi entrare al centro di un dibattito economico e sociale.

    Nella storia recente legata alla tampon tax un primo passaggio verso un nuovo abbassamento dell’aliquota è avvenuto nel 2019, quando la Camera dei deputati ha approvato un emendamento per la riduzione dell’IVA dal 22 al 5% per gli assorbenti biodegradabili e compostabili, poco usati però dalle donne e dunque rappresentativi di una piccola parte di mercato.

    Uno degli obiettivi futuri, portato avanti nel corso degli ultimi mesi da un emendamento a firma di Laura Boldrini e da una petizione online su Change.org dal movimento Onde Rosa, è quello di far abbassare ulteriormente l’aliquota per tutti i tipi di assorbenti al 5%.

    ‘Stante l’impossibilità, per una donna, di fare a meno di prodotti igienico-sanitari durante il ciclo mestruale – riporta la nota dei deputati che hanno proposto di abbassare l’aliquota – appare evidente che l’attuale aliquota IVA sugli assorbenti igienici è ingiusta e discriminatoria in relazione al genere’.

    Soprattutto per le donne con basso reddito l’aliquota al 22% rappresenta ‘un limite alla piena e libera partecipazione alla vita sociale e pubblica, con pesanti conseguenze sulla salute sia fisica che psicologica’.

    Tornando al di fuori dei confini nostrani c’è da segnalare come, in seguito alle normative europee specifiche, datate 2006, che consentono agli Stati membri di poter abbassare proprio la tampon tax, Austria, Francia e Grecia hanno deciso di abbassare l’IVA su questi prodotti, con l’Irlanda che l’ha portata allo 0%.

    Spostandosi in altre nazioni si segnalano il Belgio (passato nel 2018 dal 21 al 6%), la Germania (dal 19 al 7%) e l’Inghilterra che oltre vent’anni fa, nel 2000, aveva ridotto al minimo, in base ai regolamenti dell’Unione dell’epoca, l’aliquota sugli assorbenti.

    Nel resto del mondo il Canada ha abolito la tassazione nel 2015, così come nello Stato di New York, mentre in Australia l’aliquota è al 10% dal 2018 e, tra gli Stati USA, Maryland, Massachusetts, Minnesota e New Jersey hanno abolito la tampon tax.

    Infine l’India, sempre nel 2018, ha abolito in via definitiva la tampon tax, mentre il Kenya, oltre a una riduzione complessiva sui prodotti per l’igiene femminile, dal 2011 distribuisce gratuitamente gli assorbenti all’interno degli istituti scolastici.

    In conclusione. Si tratta di un tema che come è noto ha generato e ancora genererà dibattito. Restando in Italia si segnalano i passi in avanti del Governo, così come di aziende come LloydsFarmacia, che rappresentano un traguardo verso una giustizia sociale giustamente pretesa.

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