Coronavirus, la corsa al vaccino di Moderna e AstraZeneca

È partita la sperimentazione per il candidato vaccino che debellerà il Coronavirus. Ecco perché queste due grandi aziende hanno fatto la differenza.

Test vaccino coravirus in usa

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    È di pochi giorni fa la notizia che troviamo su quasi tutte le testate dei principali quotidiani: l’Azienda biofarmaceutica, con sede ad Oxford, AstraZeneca, in collaborazione con l’italiana Irbm, ha “concluso i primi accordi” per la produzione del candidato vaccino contro Covid19 per almeno 400 milioni di dosi e pare che le prime consegne avverranno a settembre 2020. 

    La società britannica ha annunciato: 

    “abbiamo collaborazioni con diversi Paesi e organizzazioni per rendere il vaccino dell’ Università di Oxford ampiamente accessibile in tutto il mondo in modo equo.”

    Prima fra tutte è sicuramente la collaborazione con gli Stati Uniti che ha finanziato con oltre un miliardo di dollari la multinazionale farmaceutica AstraZeneca per sviluppare, produrre e infine fornire il vaccino nell’autunno dell’anno corrente.

    Le prime sperimentazioni negli Stati Uniti

    La principale pioniera che ha compiuto passi da gigante nella frenetica corsa al candidato vaccino è stata Moderna, con sede a Cambridge (Massachusetts), che già il 10 febbraio scorso aveva pubblicato uno studio concernente la prima fase di sperimentazione su alcuni test di candidati vaccini che avevano dato esiti positivi. 

    La società di biotecnologia è diventata celebre per aver scoperto come l’Rna messaggero, più precisamente l’mRNA (una tipologia di acido ribonucleico), possa essere sfruttato nella creazione di una nuova generazione di medicinali trasformativi per pazienti affetti da diverse patologie. 

    Il farmaco sperimentale mRNA infatti è progettato per indirizzare le cellule del nostro corpo alla produzione di proteine intracellulari, questa tipologia di medicinale potrà avere un beneficio terapeutico o preventivo e sviluppare una cura potenziale per un ampio spettro di malattie.

    • Il vaccino mRNA 1273 e la proteina spike

    Moderna ha denominato il vaccino contro la SARS-COV-2 con il codice mRNA 1273 insieme ai ricercatori del Vaccine Research Center (VRC) presso il National Institute of Allergy and Diseases (NIAID).

    Di cosa si tratta quindi ? 

    Il vaccino è stato creato con lo scopo di codificare una forma stabilizzata della cosiddetta proteina spike (resa famosa dal modello tridimensionale ideato dagli studiosi dell’università del Minnesota), la quale permette al coronavirus di attaccare e infettare direttamente le cellule umane. 

    Ma servendosi dell’ RNA messaggero, una volta che questa proteina si troverà sulla superficie di una qualsiasi cellula umana, “spike” verrà riconosciuta dal sistema immunitario, che la terrà in memoria in caso di infezione per innescare subito una risposta e creare uno scudo di difesa contro il virus.

    Il modello “tradizionale” di vaccino si discosta molto dal “metodo Moderna”. Solitamente infatti il si prevede l’inserimento nella cellula di un virus innocuo che è però in grado di produrre proteine virali tipiche della patologia che si va a contrastare, in modo così da immunizzare l’organismo.

    Il vantaggio del metodo Moderna è l’uso di processi sintetici che non richiedono cultura o fermentazione offrendo così una produzione molto più veloce.

    In passato molti ricercatori hanno dimostrato che l’mRNA, fornito alla cellula dall’esterno, si traduce effettivamente nella proteina codificata, ma non essendo una molecola molto stabile ha impedito ai vaccini di mRNA di diventare realtà. 

    Il vaccino mRNA-1273 in fase di sviluppo, utilizza modifiche chimiche in grado di stabilizzare l’mRNA e da impacchettarlo in una forma iniettabile attraverso l’utilizzo di nanoparticelle liquide.

    • Gli esiti positivi

    La società ha riferito che in otto pazienti, seguiti per un mese e mezzo, il vaccino ha innescato livelli ematici di anticorpi specifici simili o superiori a quelli riscontrati nei pazienti guariti. Inoltre questo candidato vaccino avrebbe dimostrato di essere sicuro e ben tollerato.

    Una volta terminata la fase 2 di sperimentazione e dato il via alla fase 3, che sarebbe terminata con uno studio approfondito del vaccino a Luglio, è però entrata in scena AstraZeneca, che con l’Università di Oxford lavorava già al vaccino da molto tempo.

    Il vaccino di AstraZeneca e Irbm 

    E’ stato stipulato da pochi giorni un importante accordo per il vaccino sperimentale, studiato dall’Università di Oxford e l’italiana Irbm, con sede a Pomezia, che prevederebbe addirittura una prima produzione di 400 milioni di dosi di vaccino a partire da settembre 2020 ma l’azienda ne garantisce la capacità produttiva fino ad un miliardo di unità.

    Si legge sul sito dell’Azienda:

    “la collaborazione mira a portare ai pazienti il potenziale vaccino noto come ChAdOx1 nCoV-19, in fase di sviluppo presso il Jenner Institute e Oxford Vaccine Group dell’Università di Oxford. In base all’accordo, AstraZeneca sarebbe responsabile dello sviluppo e della produzione e distribuzione mondiale del vaccino”

    • ChAdOx1 

    E’ stato sperimentato  sugli umani solo ad Aprile 2020. Il vaccino è un “vettore di adenovirus” che, secondo quanto riferito, sviluppa una forte risposta immunitaria in un colpo solo. Il vaccino è risultato efficace su alcuni esemplari di macachi che ne hanno ricevuto una dose ancor prima della sperimentazione umana.

    Un vettore, come nel caso di quest’ultimo, è un microrganismo innocuo, all’interno del quale viene inserito del materiale genetico proveniente dal microrganismo responsabile della malattia che si vuole prevenire o curare. 

    Sostanzialmente questo vettore ha la funzione di veicolare il materiale del microrganismo patogeno fino ai siti di riconoscimento e di dare inizio della risposta immunitaria.

    Questo vaccino Inoltre non permette al vettore di adenovirus di formarsi nuovamente all’interno del corpo umano, motivo per cui viene considerato sicuro anche per gli anziani e i bambini.

    Il maxi finanziamento USA

    A fare la differenza in questa situazione di estrema criticità e di pandemia globale sono sicuramente le risorse. Anche nella corsa al vaccino i soldi contano e assumono un significato davvero importante nello sviluppo della ricerca scientifica.

     Ed è così che la Biomedical Advanced Research and Development Authority ( BARDA), agenzia federale negli USA, ha deciso di investire nelle società più promettenti in campo biomedico.

    Nella lotta al coronavirus Barda ha finanziato, oltre a Jhonson&Jhonson e Sanofi, l’azienda americana Moderna ma soprattutto AstraZeneca e Irbm, arrivando così a sostenere finanziamenti per quasi 1 miliardo di dollari.

    Il vaccino funzionerà? 

    Nonostante le molteplici sperimentazioni, i finanziamenti e la continua ricerca scientifica, probabilmente la strada per il raggiungimento del vaccino finale e funzionante è ancora molto lunga ardua da percorrere. La stessa AstraZeneca ha dichiarato:

    “Il vaccino potrebbe non funzionare ma ci impegniamo a portare avanti il programma e la sperimentazione clinica con velocità e ad aumentare la produzione”

    Al momento è in corso la fase 1-2 del vaccino per testarne la sicurezza, l’immunogenicità ed efficacia su oltre 1000 volontari sani tra 18 e 55 anni in vari centri d’Inghilterra. Qualora i risultati fossero positivi i test finali saranno condotti anche in altri Paesi.

    Di come funziona la sperimentazione di un vaccino e delle tempistiche per metterlo in commercio ne abbiamo parlato con la nota divulgatrice scientifica Roberta Villa.

    Fonti

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