La patologia di Peyronie è in grado di compromettere in modo o più o meno serio la qualità di vita del paziente colpito, soprattutto per ciò che riguarda la sfera sessuale. I progressi in ambito medico, però, sembrano aver trovato diverse soluzioni valide.
Malattia di Peyronie: cos’è
La malattia di Peyronie, anche conosciuta come Induratio Penis Plastica (IPP) è una condizione causata dalla comparsa di tessuto cicatriziale fibroso all’interno dei corpi cavernosi del pene, che riduce gradualmente l’elasticità dell’organo, alterandone la forma durante l’erezione. Il tessuto cicatriziale porta alla comparsa di placche che ostacolano la flessibilità dell’organo, provocando fastidio e una curvatura più o meno grave dell’organo.
Cause
Le cause alla base dello sviluppo di questa patologia non sono ancora state chiarite, l’ipotesi più plausibile è che la formazione della placca sia la conseguenza di un trauma al livello del pene. Il trauma può manifestarsi durante un rapporto sessuale, ma anche a seguito di un incidente durante l’attività atletica. Si tratta solo di un’ipotesi, poiché alcuni individui sviluppano la malattia anche in assenza di traumi.
Come si manifesta?
La malattia di Peyronie si sviluppa attraverso due fasi distinte:
- la fase acuta, che può durare da tre mesi fino ad un anno. Si manifesta con dolore durante l’erezione, ma anche a riposo, e un iniziale sviluppo della curvatura. Tuttavia, si riscontrano anche una perdita di lunghezza e circonferenza del pene in erezione e disfunzione erettile (impotenza).
- la fase cronica, dove la curvatura del pene inizia a stabilizzarsi e a non peggiorare ulteriormente. Tendenzialmente, il dolore sparisce.
La malattia è curabile, ma si sottolinea l’importanza di una diagnosi precoce, poiché risulta più facile fermare o trattare la curvatura con mezzi non chirurgici.
Come si cura la malattia di Peyronie?
Se diagnosticata nella fase acuta, il trattamento della IPP può comprendere:
- Una terapia di trazione del pene che consiste nell’allungare il pene con un dispositivo pensato per migliorare la lunghezza e correggere la curvatura dell’organo. Si indossa per un periodo che va da 30 minuti fino ad un massimo di 8 ore al giorno.
- Una terapia iniettiva volta a iniettare dei farmaci direttamente nel tessuto cicatriziale. Un esempio è la collagenasi, l’unico farmaco approvato dalla Food and Drug Administration (FDA).
Grazie ai progressi della scienza, oggigiorno è sempre più raro il ricorso alla chirurgia tradizionale.
La collagenasi di Clostridium histolyticum rappresenta il primo trattamento non chirurgico approvato dalla FDA per questa patologia.
Il Clostridium histolycitum è un batterio, i cui enzimi sono capaci di distruggere il tessuto fibroso e la placca di collagene. La terapia consiste in quattro cicli di cura, ognuno dei quali costituito da due iniezioni nelle strutture del pene che contengono collagene e una procedura di riabilitazione peniena. La cura deve essere somministrata da un professionista sanitario esperto nel trattamento di malattie urologiche maschili.
L’efficacia del farmaco è stata stabilita nel corso di due studi clinici condotti in 832 uomini affetti dalla patologia di Peyronie e con una curvatura del pene di almeno 30 gradi.
Tuttavia è presto per capire se questo farmaco potrà avere un ruolo determinante nella cura dei pazienti affetti da IPP: da un lato vi sono perplessità riguardo al costo (fino a 1000€ a fiala), dall’altro le possibili reazioni avverse, quali ematoma penieno, gonfiore e dolore.
Trattamento chirurgico
In presenza di curvature stabilizzate e quando i risultati delle terapie alternative non risultano efficaci, l’unica soluzione è ricorrere al trattamento chirurgico, destinato a pazienti in fase cronica, ovvero con una curvatura stabilizzata da almeno 3 mesi.
Esistono tre principale tecniche chirurgiche:
- Plicatura
- Grafting
- Impianto di protesi peniena
Plicatura
Si tratta di un intervento sul lato del pene privo di tessuto cicatriziale, vale a dire il lato “sano”. Il chirurgo accorcia la parte sana portandola alla stessa lunghezza della parte colpita dalla malattia, eliminando così la curvatura.
Grafting
Mentre la plicatura si occupa di operare la parte sana dell’organo per accorciarla, la tecnica grafting fa l’opposto: il chirurgo opera direttamente sulla placca peniena per ripristinare l’elasticità del lato del pene colpito.
Con questa operazione si può, quindi, ripristinare la lunghezza del pene ed eliminare ogni tipo di deformità.
Impianto di protesi peniena
Tra le opzioni chirurgiche rientra l’impianto di protesi peniena: l’unica soluzione risolutiva nei casi in cui la curvatura è associata anche a disfunzione erettile resistente ai farmaci orali.
Una protesi peniena è un dispositivo che viene inserito nei cilindri erettili del pene. Il suo scopo è quello di mantenere l’erezione dell’organo laddove la patologia de Peyronie non la consente. Difatti, la malattia causa una escrescenza di tessuto connettivo della tunica albuginea, vale a dire lo strato fibroso e resistente di tessuto connettivo che circonda il testicolo.
La tecnica prevede l’inserimento di due dispositivi differenti: protesi idrauliche o protesi soffici. Ognuna ha i suoi pro e contro, da valutare anche secondo le necessità del paziente.
Conclusioni
La malattia di Peyronie è più comune di quanto si possa pensare, ma curabile. Grazie ai progressi in ambito scientifico e medico, sono diverse le soluzioni che si possono adottare, ma nessuna ha un’efficacia assoluta. Tuttavia una cosa è certa: la percentuale di successo della terapia è migliore quanto più precocemente viene iniziata, è quindi importante che il paziente si rivolga all’urologo dopo il manifestarsi dei primi sintomi.
Laddove i risultati della terapia non risultano essere efficaci, si può ricorrere al trattamento chirurgico che offre diverse opzioni a seconda delle necessità del paziente.
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