Epilessia: cosa c’è da sapere e come si cura?

L’epilessia è una delle malattie neurologiche più diffuse da essere riconosciuta come malattia sociale. Colpisce circa una persona su 100, di solito bambini e anziani.

Cure epilessia

Sommario
    Tempo di lettura Tempo di lettura terminato
    0
    Time

    L’epilessia è una delle malattie neurologiche più diffuse da essere riconosciuta come malattia sociale dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
    Si manifesta attraverso crisi epilettiche ovvero alterazioni della conduzione elettrica neuronale che comportano perdita di conoscenza e alterazioni sensitive, psichiche o motorie, accompagnate da spasmi e contrazioni dei muscoli che insorgono improvvisamente e hanno una breve durata (da pochi secondi fino a 3 minuti).
    Si stima che nei paesi industrializzati colpisca circa una persona su 100 e in particolare circa 6 milioni di persone in Europa e circa 500mila solo in Italia. L’epilessia colpisce prevalentemente bambini e anziani e anche se la causa precisa della sua insorgenza non è ancora chiara, ci sono alcuni fattori genetici, ambientali e patologici che ne determinerebbero la comparsa.

    Perché l’epilessia viene definita una ‘malattia sociale’?

    I numeri sono sorprendenti e anche se le persone che soffrono di questa malattia sono molte, i pazienti tendono spesso a isolarsi proprio per l’impatto che una patologia del genere comporta per la vita quotidiana. L’epilessia infatti è definita “malattia sociale” proprio perché trascina con sé sentimenti di paura, imbarazzo e vergogna nell’affrontare la vita di tutti i giorni.
    I pazienti che ne soffrono sanno che purtroppo le crisi epilettiche possono presentarsi in qualsiasi contesto della quotidianità.

    Epilessia: curiosità e storia

    Prima di essere riconosciuta come una malattia neurologica e compresa dal mondo della scienza e della medicina, l’epilessia è stata per secoli associata alla religione e in particolare al soprannaturale. Nell’antichità, manifestazioni evidenti come le crisi epilettiche, erano attribuite a ‘malattie sacre’ e in particolare ad attacchi da parte di demoni e divinità. Le persone che ne soffrivano venivano stigmatizzate e venivano considerate contagiose e di cattivo auspicio.

    Come riconoscere l’epilessia

    Come abbiamo detto l’epilessia si manifesta con le crisi epilettiche, improvvise e transitorie, che dipendono da un’alterazione della funzionalità dei neuroni.
    Manifestare una crisi epilettica però non significa necessariamente che si tratti di epilessia. Infatti, per una diagnosi di epilessia, il soggetto deve aver avuto almeno due crisi a distanza di tempo senza fattori specifici o situazioni particolari a causarle.
    Una crisi epilettica in seguito a situazioni scatenanti potrebbe capitare a chiunque e questa crisi nel corso della vita, fortunatamente, potrebbe non ricapitare mai più. L’epilessia invece è quando le crisi tendono a ripetersi nel tempo in modo spontaneo, con frequenza diversa e non prevedibile.

    Quali sono le cause dell’epilessia?

    L’epilessia può avere cause genetiche (epilessia idiopatica) o legate a cause come lesioni cerebrali, febbre alta (in particolare nei bambini), malformazioni del cervello, malattie infettive del sistema nervoso, traumi cranici gravi, tumori cerebrali, ictus o malformazioni dei vasi cerebrali. Tra le cause dell’insorgenza di crisi epilettiche possono esserci anche fattori esterni come stress psicofisici eccessivi, modificazioni del ciclo sonno-veglia, abuso di alcool e sostanze eccitanti, ma anche l’effetto di luci intermittenti.

    Come si cura l’epilessia?

    Per il trattamento dell’epilessia esistono due strade da percorrere: la terapia medica e la terapia chirurgica. Il primo approccio che i medici utilizzano è la terapia farmacologica con farmaci antiepilettici da somministrare solo quando la diagnosi è sicura. La terapia va avanti per diversi anni, senza interruzione con dosi giornaliere.
    La terapia chirurgica è invece destinata ai pazienti che risultano resistenti alle terapie mediche.
    L’operazione consiste nella rimozione della regione di corteccia responsabile delle crisi (zona epilettogena) e permette di ridurre o eliminare le crisi epilettiche e sospendere la terapia farmacologica.

    Cosa fare se ti trovi con una persona con una crisi epilettica

    Sai come fare nel caso tu dovessi aiutare qualcuno che sta male? Trovarsi di fronte a un bambino o un adulto che sta avendo una crisi epilettica non è semplice, ma è necessario prima di tutto mantenere la calma e mettere in atto alcune azioni che possono davvero fare la differenza.

    • Cerca di mettergli la testa in salvo: durante una crisi epilettica i muscoli si contraggono involontariamente. Proprio per questo motivo è necessario correre subito ai ripari e cercare di salvare le parti del corpo più delicate come la testa che il paziente potrebbe sbattere contro diversi ostacoli o a terra.
    • Fai attenzione ai movimenti del corpo: la comunicazione con il medico è fondamentale. Se durante una crisi epilettica noti che una parte del corpo si muove più di un’altra oppure gli occhi sono deviati in una particolare direzione, fallo subito presente al medico perché possono trattarsi di informazioni importanti per intervenire tempestivamente.
    • Non aprirgli la bocca! Durante le crisi epilettiche fortunatamente la lingua non viene inghiottita, quindi non c’è rischio di soffocamento. La bocca di chi in quel momento sta male non deve essere aperta perché potrebbe portare alla rottura dei denti o a morsi dolorosi, vista la contrazione dei muscoli mascellari.
    • Libera la bocca dalla saliva. Tra gli interventi necessari c’è quello di evitare l’accumulo di saliva. Come fare? Cerca di mettere il paziente su un fianco in modo che il liquido defluisca da solo.

    Vuoi saperne di più sulle malattie neurologiche? Su A Good Magazine puoi trovare un approfondimento anche sulla sindrome di Tourette e sui neuroni corazza.

    Fonti

    Lascia il tuo commento

    Non verrà mostrata nei commenti
    A Good Magazine - Newsletter
    è il contenuto che ti fa bene! Resta aggiornato sulle malattie digitali