Malattia di Huntington, nuove terapie sperimentali allo studio

Continua la ricerca per trovare terapie per questa malattia rara. Risultati promettenti in vista

Cure sperimentali malattia huntington

Sommario
    Tempo di lettura Tempo di lettura terminato
    0
    Time

    Buone notizie nell’ambito della malattia di Huntington, la malattia neurodegenerativa che si caratterizza per disturbi del comportamento e psichiatrici, demenza e movimenti coreici involontari.

    Se lo scorso marzo, all’interno dell’articolo in cui intervistavamo la Presidente e Ceo della Lega Italiana Ricerca Huntington, Barbara D’Alessio, quest’ultima ci aggiornava su ‘due promettenti sperimentazioni terapeutiche – Generation HD1 con la molecola Tominersen (‘improvvisamente e inaspettatamente interrotta qualche giorno fa, il 24 marzo’) e Proof – HD con la molecola Pridopidina […] in corso di svolgimento anche in Italia’, oggi possiamo parlare di nuove prospettive terapeutiche.

    Sei nuove terapie disponibili 

    Gli sviluppi sulla pridopidina di Prilenia 

    La prima si deve allo scienziato e amministratore delegato di Prilenia, Michael R. Hyden, ‘scienziato di fama mondiale nella ricerca sulla malattia di Huntington’ ed ‘ex presidente della ricerca e sviluppo globale e direttore scientifico di Teva Pharmaceuticals, dove ha guidato lo sviluppo di circa 35 nuovi prodotti verso l’approvazione in diversi mercati importati, principalmente nel sistema nervoso centrale’ (come riportato sul sito dell’azienda), che ha presentato gli sviluppi sulla pridopidina, molecola in fase III di sperimentazione.

    Nella ricerca pubblicata il 28 aprile 2021, Hayden, assieme a dei colleghi, mostrava ‘che la pridopidina migliora significativamente lo stress ER indotto da mHtt nei modelli cellulari HD, a partire da basse concentrazioni nanomolari, i livelli di S1R insolubile, suggerendo la stabilizzazione degli oligomeri S1R attivati, e aumenta il reclutamento di mHTT oligomerico tossico in grandi aggregati insolubili di sodio dodecil solfato meno tossici, suggerendo che questo a sua volta riduce lo stress e la citotossicità dell’ER’.

    Più di recente (a fine novembre) la Food and Drug Administration (FDA) ha dichiarato la pridopidina di Prilenia come potenziale trattamento orale per la malattia di Huntington. E alla pridopidina la FDA ha dato la corsia “preferenziale” del Fast Track, la designazione da parte della Food and Drug Administration ai farmaci sperimentali che meritano una revisione accelerata per facilitare il loro sviluppo nei casi di prodotti che andranno a trattare malattie gravi o a soddisfare particolari esigenze mediche.

    In un comunicato stampa Hayden in persona ha evidenziato come ‘la designazione Fast Track da parte della FDA sottolinea l’urgenza di affrontare un bisogno significativo insoddisfatto per i pazienti con la malattia di Huntington […] per cui al momento non esiste un trattamento approvato per ritardare l’insorgenza o rallentare la progressione della malattia’.

    Vibrant-HD, il farmaco di Novartis Pharmaceuticals

    La seconda terapia sperimentale ha per protagonista il farmaco Vibrant-HD. La ricerca, portata avanti da Novartis Pharmaceuticals, ha condotto di recente a ‘uno studio randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo che sarà condotto su circa 75 partecipanti con MH (malattia di Huntington, ndr) manifestatasi precocemente. Dopo che lo screening e la valutazioni di base sono stati completati, i partecipanti entreranno nel periodo di trattamento principale che è in doppio cieco e controllato con placebo’.

    ‘Il periodo di trattamento principale – prosegue la descrizione dettagliata dello studio – include un periodo di determinazione dell’intervallo di dose (DRF) di 17 settimane, seguito da un periodo di estensione in cieco fino a 53 settimane. […] Il periodo di trattamento principale servirà a valutare la sicurezza, la tollerabilità, la farmacocinetica (PK) e la farmacodinamica (PD) e per trovare la/e dose/i migliore/i da utilizzare negli studi futuri’.

    Una volta terminato il periodo di trattamento principale, ‘i partecipanti passeranno all’estensione in aperto  (OLE), riceveranno branaplam per circa 1 anno e parteciperanno a visite cliniche ogni 4 settimane. Alla fine dell’OLE, lo studio può essere modificato per fornire branaplam in aperto oltre 1 anno o può essere avviato uno studio di estensione separato’.

    Si stima che lo studio sarà completato il 17 febbraio 2025.

    La pillola PTC 518 di PTC Therapeutics 

    Risale, invece, al 17 novembre 2020 la comunicazione da parte di PTC Therapeutics dell’avvio ufficiale della prima fase di uno studio clinico atto a valutare sicurezza e tollerabilità della molecola PTC 518.

    Alla fine di ottobre 2021, Brian Pfister di PTC Therapeutics nel fornire un aggiornamento sul farmaco ha evidenziato che può essere assunto sotto forma di pillola con lo scopo di abbassare i livelli della molecola della ricetta proteica dell’huntingtina, come il branaplam.

    ‘Abbiamo recentemente riportato i risultati dello studio su volontari sani PTC 518 – ha  dichiarato Stuart Peltz, Co-Founder, Chief Executive Officer e Executive Director di PTC Therapeutics IncSiamo stati in grado di mostrare un abbassamento dose-dipendente sia di HTTmRNA che di proteine e abbiamo ottenuto una riduzione dal 30% al 50%’.

    Una dichiarazione che, appunto, risale alla fine di ottobre (precisamente il 28 di ottobre) e che apriva la prospettiva per la fase due del processo. ‘Dopo il completamento dello studio controllato con placebo, – ha spiegato Matt Klein, Chief Development Officer di PTC Therapeutics – i soggetti verranno quindi arruolati in uno studio di estensione in aperto a lungo termine. Prevediamo di avere i risultati dello studio controllato con placebo entro la fine del 2022’.

    Altri studi in corso 

    Ulteriori studi sono poi quelli di Wave Life Sciences Ltd., quello di UniQure e di Som Biotech (Som3355).

    Il primo è teso a valutare la sicurezza, la tollerabilità, la farmacocinetica e la PD di WVE-003 in pazienti adulti con malattia di Huntington manifestata precocemente che portano il polimorfismo a singolo nucleotide mirato (lo studio dovrebbe terminare nel dicembre 2022), il secondo la terapia genica AMT-130 e si stima che terminerà entro maggio 2026, mentre  il terzo (Som Biotech) ha raggiunto i suoi obiettivi in studio di fase 2 con SOM3355 (bevantolol cloridrato) e conferme definitive dovrebbero arrivare fra la fine del 2022 e gli inizi del 2023.

    Per i risultati definitivi di questi studi c’è dunque da aspettare ma quelli intermedi sono incoraggianti.

    Non resta che attendere fiduciosi.

    Fonti

    Lascia il tuo commento

    Non verrà mostrata nei commenti
    A Good Magazine - Newsletter
    è il contenuto che ti fa bene! Resta aggiornato sulle malattie digitali