Il virus Sars-CoV-2 muta, ma nessun pericolo per l’efficacia del vaccino.
Il mondo ha il fiato sospeso. Tutti siamo in attesa del . Con l’ok della Commissione Europea alla Pzifer è cominciato il conto alla rovescia per la consegna in Italia delle prime 9.750 il 27 dicembre 2020, giorno simbolico per la campagna anti-Covid.
La tensione si sente. La voglia di voltare pagina e dire per sempre addio al virus che ci ha tenuto distanti per quasi un anno è forte.
Dal mondo della scienza arriva la conferma che questo virus è davvero tosto: il Sars-Cov-2 evolve per contrastare la risposta immunitaria. Lo fa come la maggior parte dei virus, ma, per fortuna, al momento senza ‘riscontro clinico’.
A confermarlo, il risultato di uno studio fatto su un campione di 15mila sequenze di virus in varie regioni del mondo da un gruppo di ricercatori italiani dell’istituto scientifico Medea di Bosisio Parini in provincia di Lecco, in collaborazione con il professor Mario Clerici dell’Università degli studi di Milano e Fondazione Don Gnocchi.
C’è anche una proposta: vaccinare prima i più giovani che, avendo una vita sociale più attiva, possono portare il virus a casa e infettare i più anziani.
Il virus muta, ma c’è (quasi) una buona notizia
I virus mutano e lo sta facendo anche il “nuovo” coronavirus. A dimostrarlo l’ultima variazione del virus riscontrata in Inghilterra e già ‘esportata’ in diversi paesi dell’Ue. Le mutazioni del virus ci sono, ne dobbiamo prendere atto, ma ogni notizia deve essere ben ponderata: il virus modifica lievemente il proprio stato e al momento non c’è stato un riscontro clinico. Ecco le parole del professor Clerici dell’Università di Milano che ha collaborato alla ricerca.
«Il significato è che il virus cerca di sfuggire l’anticorpo per infettare meglio le cellule» spiega il professor Clerici come riportato da Sanità e Informazione. «Ma niente paura – aggiunge -: le mutazioni sono minime e non hanno ancora un riscontro clinico, ma è qualcosa da tenere sotto controllo perché in teoria potrebbe interessare l’utilizzo degli anticorpi nella terapia basata sul siero iperimmune». A risultare meno efficace se si verifica una mutazione infatti, sempre secondo lo studio, potrebbe essere la terapia del plasma. (Per approfondire: Identificata in Inghilterra una “nuova variante” del coronavirus)
Il virus cambia, ma l’efficacia del vaccino resta
Perché i virus mutano? È nella loro natura. I virus evolvono.
Secondo l’esperto, anche se il virus muta, non c’è alcun pericolo per l’efficacia dei vaccini contro la Sars-CoV-2.
“I vaccini oggi sono l’unico strumento attraverso il quale riusciremo a controllare il Covid – conferma il professor Clerini -. I dati non indicano una pericolosità delle poche mutazioni che abbiamo osservato nei nostri studi. In particolare due dei vaccini in produzione danno ottime garanzie. Quello Pfizer è una bomba, funziona benissimo sia nel prevenire che nel contrastare la severità della malattia. Sono ottimista, quando ci sarà una vaccinazione di massa sconfiggeremo il Covid».
La variante inglese e l’efficacia dei vaccini
La notizia di una nuova mutazione del virus scoperto in Inghilterra è rimbalzata su tutte le testate. Non sono mancate la paura di una nuova fase dell’era Covid e i dubbi sull’efficacia dei vaccini. Ma gli esperti rassicurano: la variazione non ne compromette l’efficacia.
“Io lo ritengo altamente improbabile“, ha detto su Sky TG24, il presidente del Consiglio Superiore di Sanità Franco Locatelli, riportato da Repubblica. “I vaccini – ha precisato – determinano la formazione di una risposta immunitaria contro diversi ‘pezzettini’, chiamiamoli così, della proteina spike. Se anche c’è una mutazione in uno, due o tre ‘pezzettini’ della proteina spike, è altamente improbabile che il vaccino possa risultare inefficace“.
Anche l’infettivologo Massimo Andreoni ritiene eccessivi i timori sul virus mutato. “Serve sempre quel minimo di cautela indispensabile rispetto a notizie che iniziano a circolare prima ancora che ci siano pubblicazioni scientifiche. Questa sarà la decima-quindicesima variante del virus di cui si parla. Adesso si descrive una variante che si trasmette più facilmente. La mia impressione è che questo è un virus Rna quindi ha una grande capacità a mutare per sua natura. Se si diffonde un po’ di più, ma clinicamente non è più aggressivo è interessante, ma non merita tutto il clamore che gli viene dato“, ha detto il direttore Uoc malattie infettive Tor Vergata, ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, su Radio Cusano Campus (riportato da Repubblica).
Una proposta controcorrente
E se una persona giovane e in salute secondo la ricercatrice Soumya Swaminathan, capo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, non sarà vaccinata prima del 2022, la proposta del professor Clerici è proprio quella di cominciare prima dai ragazzi. No agli anziani capofila, quindi, ma ai più giovani della famiglia. Sarebbero proprio loro infatti, vista la maggiore vita sociale, a fare la tramite per l’infezione ai più fragili di casa. «La via più veloce per ottenere l’immunità di gregge è quella di vaccinare non i soggetti anziani, ma i giovani perché hanno vita sociale attiva, si infettano, hanno più possibilità di essere a contatto con il virus e di diffonderlo – ha detto Clerici-. Se vacciniamo gli anziani che sono in casa, con una vaccinazione proteggiamo una persona; se vacciniamo i giovani che hanno una vita attiva, con una vaccinazione siamo in grado di proteggere potenzialmente centinaia di persone, compresi genitori e nonni».
Per approfondire leggi anche: ‘Pfizer, Astrazeneca e Moderna: i vaccini anticovid a confronto. Perché ce ne sono 3? In cosa sono diversi? Come funzionano? Mettiamo a confronto i vaccini anti Covid per capire cosa ci aspetta’.
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