Medicina forestale: le incredibili capacità terapeutiche della natura, attraverso le immersioni in foresta

Dalla camminata nel bosco alla terapia vera e propria: tutti noi conosciamo il benessere che si prova a contatto con la natura, ma sapevate che in alcuni paesi del mondo questa è prescrivibile dai medici al pari delle terapie farmacologiche?

terapia forestale e bagni forestali

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    Shinrin-yoku è una parola giapponese che descrive l’immersione in natura, quella che in italiano traduciamo con immersione forestale o bagno di foresta, disciplina che da qualche anno si sta facendo spazio anche in Italia. 

    Di cosa si tratta esattamente?

    Da non confondersi con la terapia forestale, come quest’ultima anche il bagno di foresta segue i princìpi della medicina forestale, nei paesi anglosassoni la cosiddetta forest therapy. Il Giappone è la nazione che ha svolto il maggior numero di studi sperimentali su questa attività, tanto da renderlo il primo paese (insieme alla Scozia), dove questa terapia complementare viene prescritta dai medici al pari di un trattamento farmacologico o di un esame radiografico, proprio grazie alle sue ormai riconosciute capacità di riequilibrare i meccanismi fisiologici legati all’autoguarigione di ciascun individuo. Rimarrete stupiti dai risultati che ci ha raccontato l’esperto a questo proposito!

    Chi può svolgere questo tipo di attività e dove?

    In Italia la disciplina non è ancora stata normata, a questo proposito un percorso di formazione e divulgazione lo stanno facendo gli specialisti di A.I.Me.F. (Associazione Italiana Medicina Forestale), che erogano corsi di formazione in materia e hanno realizzato uno statuto con un vero e proprio manifesto della medicina forestale. Purtroppo però, come spesso accade in Italia, senza una specifica  normativa il rischio di fare confusione è dietro l’angolo e anche la certificazione dei siti idonei usando criteri sperimentali condivisi, diventa molto difficile. Non a caso, per la terapia forestale si parla specificatamente di “stazioni di terapia forestale”, dicitura che secondo la proposta del CAI, potrà essere associata solo ed esclusivamente ai loro rifugi, dopo che risulteranno avere le idonee caratteristiche ambientali.

    La differenza tra i bagni di foresta e la terapia forestale

    In parallelo ai bagni di foresta infatti, esiste la terapia forestale, recentemente protagonista in Italia di una lunga ricerca scientifica del CNR in collaborazione con il CAI, a cura di Francesco Meneguzzo e Federica Zabini, dove è chiaramente spiegata la differenza: il bagno forestale, qualora condotto da operatori adeguatamente formati, svolge il ruolo di facilitatore di processi di apprendimento e di consapevolezza. La terapia forestale, proprio in quanto “terapia”, può mirare a favorire processi di ristrutturazione e di trasformazione della personalità, o a promuovere processi di risoluzione di disturbi fisici: va pertanto proposta, seguendo protocolli adeguati, da figure sanitarie quali medici e psicologi, in grado anche di farsi carico di eventuali e particolari situazioni soggettive.

    Intervista a Ida Goglia, counselor e facilitatrice in mindfulness

    Adesso che abbiamo le idee più chiare sull’infinito mondo della medicina forestale, parliamo dei benefici che il rapporto tra la natura e l’uomo fin dai tempi più antichi porta a quest’ultimo con un’esperta del settore, Ida Goglia, counselor e facilitatrice in mindfulness, nonché educatrice di Legambiente Arcipelago Toscano.

    Come avviene il passaggio tra una semplice camminata rigenerante in natura e un’attività terapeutica vera e propria?

    “La differenza fondamentale la fa l’atteggiamento che noi poniamo nei confronti della natura”, spiega chiaramente Goglia. “Noi possiamo scegliere di attraversarla e semplicemente osservarla, oppure possiamo esplorarla, annusarla, ascoltarla, in altre parole entrare in connessione e viverla. Questo è possibile effettuando una passeggiata nel bosco, intervallata da soste in cui si effettuano delle specifiche esperienze in connessione con la natura. Io ho scelto di seguire i princìpi della mindfulness nella mia attività, pertanto uso pratiche di respirazione consapevole, ad esempio, attivazione dei sensi e tutto ciò che ruota intorno alla consapevolezza, concetto alla base di questa disciplina.”

    Se io volessi provare questa esperienza, lo posso fare anche da sola?

    “Sicuramente è possibile potenziare gli effetti naturali benefici del bosco anche senza l’ausilio di esperti, provando a stabilire un contatto più intimo con esso e con tutto il bello che ci circonda. Io consiglio di provare questa esperienza con una predisposizione mentale ed un comportamento che siano diversi dal solito, e come avrete capito la mindfulness si presta perfettamente a questo proposito, difatti io mi baso sui suoi 7 pilastri, descritti da Maria Beatrice Toro nel suo libro omonimo (porsi con la mente del principiante, lasciar andare, avere pazienza, sospendere il giudizio, avere fiducia, accettazione, non cercare risultati).”

    Mi può fare degli esempi su come i nostri lettori possono provare, nella pratica, a mettere in atto questi consigli durante le loro passeggiate in natura?

    “Certo. Immaginate l’entrata nel bosco come una specie di confine. Lasciate fuori i pensieri negativi, le preoccupazioni, la fretta e – se possibile – anche il cellulare. Lo scopo è liberarsi della zavorra mentale ed emozionale che ci attanaglia tutti i giorni, per dedicare la nostra attenzione solo al bosco”, chiarisce Goglia, “e soprattutto respirate in maniera consapevole.”

    Mi perdoni se la interrompo, ma cita spesso il respiro nello spiegarci la sua attività. Perché è così importante?

    “Per vari motivi! Innanzitutto nei boschi facciamo scorta di ossigeno, il quale ci ricarica di energie e ci fornisce dei naturali composti organici volatili di cui sono ricche le piante e che rilasciano nell’aria. Queste sostanze agiscono positivamente sul sistema circolatorio e respiratorio, abbassano la pressione sanguigna, riducono la glicemia e hanno poteri antinfiammatori e antiossidanti. Inoltre, concentrarci sul nostro respiro significa stimolare i nostri organi di senso, cogliere l’attenzione sull’ambiente che ci circonda ed essere presenti nel momento che stiamo vivendo, altro principio fondamentale della mindfulness.”

    Bene, ora che conosciamo il potere della respirazione consapevole, possiamo andare avanti con la nostra passeggiata. Come possiamo favorire ulteriormente i benefici del bosco?

    “Attraverso questi step:

    Camminare lentamente

    Osservare con attenzione

    Restare in silenzio

    Fermarsi ad ascoltare

    Non darsi obiettivi, né mete da raggiungere

    Semplicemente, stare.”

    Sembra facile, ma in realtà in una società frenetica come la nostra, anche prendersi solo qualche ora per stare in silenzio con sé stessi immersi nella natura, può diventare una vera e propria sfida, soprattutto senza dispositivi elettronici.

    Ida, una domanda mi sorge spontanea, visto che lei vive nello splendido arcipelago toscano. C’è differenza tra mare e montagna?

    “Partiamo da lontano. Da sempre esiste un profondo legame tra l’uomo e gli alberi, i quali sono sempre stati interconnessi, fin dalle più antiche civiltà del passato. I boschi, fin dalla nascita della specie umana, ci hanno protetto, dato un rifugio e fornito cibo. Abbiamo imparato il potere curativo delle erbe e quello nutrizionale di tante piante, fondamentali per la nostra sopravvivenza ”, ci racconta Goglia. “Come potremmo vivere senza alberi? Ci danno ossigeno, legna e frutti. Pensiamo a come da sempre sono collegati a miti e leggende, in tutte le società del mondo, proprio grazie al loro grande potere simbolico, religioso e spirituale. L’albero è in assoluto la prima immagine che ci riconduce al mondo e alla vita, basti pensare all’albero genealogico!”.

    Ma c’è differenza da un albero a un altro?

    “A livello simbolico senz’altro. La quercia, per esempio, rappresenta la vita eterna. Viene considerata custode della saggezza e fonte di protezione, nonché rappresentante della vera forza. La quercia è tenacia, forza di volontà, pazienza. Antichi romani e celti la veneravano, considerandola sacra. Il faggio invece è simbolo di saggezza, ci dona conforto e ci aiuta a sentirci più forti.”

    Le differenze sono anche organolettiche?

    “Sì, per esempio dalle conifere alle latifoglie cambia il tipo di terpeni (molecole organiche rilasciate dalle piante, ampiamente diffuse in natura, ndr) che emettono; le differenze sono stagionali, ma anche giornaliere, alcune sono presenti in misura maggiore al mattino, altre nelle ore serali. E anche il loro target è diverso, pertanto sono differenti i benefici che apportano al nostro organismo. Per questo immergersi in natura con una persona esperta del settore migliora il risultato.”

    Un’ultima domanda. Ma con tutto il bello che ci circonda, perché secondo lei questa relazione speciale ce l’abbiamo proprio con gli alberi?

    “Perché se ci pensiamo bene, gli alberi ci assomigliano moltissimo. Proviamo a fare un’analogia tra un albero ed un essere umano: le sue radici somigliano ai nostri piedi che ci tengono ancorati al suolo, ci danno stabilità, sicurezza ed equilibrio. Il tronco, come la parte centrale del nostro corpo, è sorretta proprio dalle nostre radici, cioè i piedi. La nostra chioma, in analogia a quella dell’albero, è scossa da venti di pensieri, preoccupazioni, vita sempre in accelerazione, ma riesce comunque a superare le tempeste che inevitabilmente ci colpiscono, proprio perchè è saldamente ancorata al suolo dalle radici. Come noi, gli alberi” conclude Goglia,  “riescono a sopportare la tempesta anche se scossi, aspettando che passi tenendosi saldamente ancorati alle loro radici.”

    Fabio Bizzarri, coordinatore dell’attività nella Foresta del Teso, sulla Montagna Pistoiese

    Adesso che sappiamo quanto bene può farci la natura, e in particolare il bosco, cerchiamo di capire meglio come funziona nel dettaglio il bagno di foresta (o immersione forestale), grazie a Fabio Bizzarri, che da circa un anno svolge questa attività nella Foresta del Teso, sulla Montagna Pistoiese.

    “Siamo vicini alla regolamentazione del settore finalmente”, ci racconta Bizzarri, “sembra che, come già avviene in altri paesi, anche in Italia la medicina forestale potrà essere prescritta dall’asl come una vera e propria terapia. Oltre ai corsi di formazione per diventare esperti del settore, ci diranno anche qual è l’iter burocratico per farsi riconoscere come sito ambientale idoneo per questa attività.”

    In questa fase transitoria chi svolge l’attività da voi?

    “Io mi occupo della parte biologica e botanica, avendo studiato all’università di agraria. Maddalena Franci è naturopata e sta concludendo la formazione A.I.Me.F., perciò le attività le gestisce lei. Noi abbiamo deciso di avviare le persone a questa disciplina partendo con dei percorsi preparatori, cosiddetti propedeutici, in seguito chi lo desidera può proseguire con l’attività vera e propria con degli appositi progetti, individuali o di gruppo.”

    Fabio, mi racconta una giornata tipo di immersione forestale?

    “La prima attività del mattino la facciamo sotto alle conifere, vicino alla sorgente di acqua, dove spieghiamo al gruppo cos’è la medicina forestale e l’importanza del respiro consapevole, che va mantenuto per tutta la giornata. La mattinata la trascorriamo svolgendo attività che preparano le persone ad avere un approccio al bosco un po’ diverso da quello che hanno solitamente. A seguito della pausa pranzo tutti insieme, iniziamo il percorso vero e proprio, dove io spiego loro la parte botanica, principalmente le differenze tra conifere e latifoglie, come avviene il rilascio dei terpeni e dei monoterpeni, quali piante sono condizionate in questo dalla luce del sole e quali no. Quando arriviamo alla faggeta appositamente allestita in accordo con le istituzioni, c’è una cascata di acqua vicino alla quale facciamo attività di meditazione; questa è fondamentale perché per ottimizzare gli effetti delle sostanze, serve una certa quota di umidità nell’acqua, che essendo una molecola polare aiuta a mantenerle in sospensione, ritardando il momento della precipitazione. Il principio chimico di base è lo stesso dell’aerosol, per essere più chiari.”

    Quanto è importante l’allestimento?

    “Soprattutto dal punto di vista simbolico, per aiutare le persone a concentrarsi sul respiro. Inoltre, per permettere a queste di stare senza scarpe come previsto dal protocollo, abbiamo ripulito tutta l’area anche per questioni di sicurezza. Iniziano così le letture di Maddalena, che fanno da accompagnamento al rilassamento muscolare e al respiro consapevole, seguiti poi dalla riattivazione che fa da ponte con le attività nel bosco.”

    E nel bosco cosa fate?

    “Composizioni, creazioni, piccoli allestimenti, tutto rigorosamente ‘made in bosco’. È l’oggetto simbolico che ti porti a casa, quello che ti permette di mantenere un legame con l’esperienza vissuta e che in seguito potrai arricchire a tuo piacimento. Da qui ripartiamo senza scarpe verso l’albero del carpino nero attraverso un sentiero appositamente ripulito: questo può sembrare artificioso, ma in realtà stare senza scarpe è fondamentale per scaricare a terra le energie, cosa che nella vita di tutti i giorni è impossibile, visto che siamo sempre isolati dalle scarpe, spesso con suole di gomma. Qui ci rilassiamo e ci rendiamo conto di come cambiare il contesto ambientale che ci circonda, cambia anche il nostro atteggiamento verso la natura, i nostri pensieri, le nostre sensazioni. Dopodiché, torniamo in struttura per una merenda in compagnia e un momento di confronto reciproco.”

    Ma è possibile che parte del successo di questa attività sia dovuto ad una sorta di effetto placebo?

    “Non credo, poiché i benefici li ho potuti vedere con i miei occhi. Abbiamo avuto e abbiamo tuttora utenti con patologie importanti, autoimmuni ma anche degenerative, persone che per protocollo medico devono fare analisi tutti i mesi, che spesso vedono calare vertiginosamente le loro difese immunitarie, proprio a causa dei farmaci che sono costretti a prendere. Ebbene, senza nessun tipo di modifica alla terapia farmacologica, alcune di queste hanno visto migliorare sensibilmente la situazione nel tempo, con sedute di 3-4 ore la settimana. Questo ci spiega perché non lo possiamo ridurre solo ad un rilassamento mentale, considerando anche che dal Giappone arrivano oltre 40 anni di studi e sperimentazione scientifica su questa materia.”

    Lo psicologo Andrea Gaggioli, docente all’università cattolica del Sacro Cuore e studioso di realtà virtuale che segue il progetto della Foresta del Teso, ha ideato un test da proporre ai partecipanti; lo scopo è comprendere meglio quelle che sono le conseguenze di questo percorso, il possibile “effetto meraviglia”, perché nonostante l’uomo abbia delle reazioni emotive anche davanti ad altre forme di bellezza, come l’arte per esempio, gli effetti della natura sono diversi, possiamo dire addirittura macroscopici in confronto: la spiegazione principale che ci diamo è, che se pensiamo alla storia evolutiva dell’essere umano, il tempo che abbiamo passato a contatto con la natura è di gran lunga superiore a quello che abbiamo trascorso nel contesto urbano civilizzato, si parla addirittura di milioni di anni, perciò è normale che la coevoluzione con i boschi e le foreste ci faccia sentire con questi un legame più profondo. L’idea di Gaggioli sarebbe quella di riuscire a trovare un sistema non intrusivo per riuscire a recepire le sensazioni delle persone anche durante il percorso e non solo alla fine, magari attraverso dei braccialetti elettronici o un analogo sistema di monitoraggio individuale, purché non invasivo. Questo è fondamentale in effetti, perché se ci basiamo sui princìpi della mindfulness precedentemente citati, vivere il momento e sentirlo nel presente è basilare, secondo il concetto “dell’attenzione con intenzione”.

    E se ancora avete dei dubbi sulle similitudini tra l’essere umano e gli alberi, e di come queste hanno forgiato il nostro legame, vi lascio con un passaggio di Daniele Zovi, dal libro ‘alberi sapienti, antiche foreste’:

    Gli alberi entrano in relazione tra loro, con gli animali e con noi; hanno consapevolezza dell’ambiente in cui vivono; comunicano inviando e ricevendo messaggi; intessono relazioni di amicizia, sono solidali; fanno sesso; competono e combattono fra esemplari della stessa specie e di specie diverse; sono dotati di vista, tatto, olfatto e non solo. Si addormentano alla sera e si risvegliano alla mattina. Elaborano strategie di vita, di conquista, di resistenza. Ci assomigliano più di quanto siamo portati a credere.”

     

    Fonti

    Manifesto della medicina forestale – a cura di Paolo Zavarella, Laura Dell’Aquila, Gigliola Sigismondi

    www.aimef.net

    Terapia Forestale, una collaborazione tra il Club Alpino Italiano e il Consiglio Nazionale  delle Ricerche – a cura di Francesco Meneguzzo e Federica Zabini

    www.cnr.it

    I 7 pilastri della Mindfulness: la via per liberarsi da rabbia, stress e sofferenza interiore

    di Maria Beatrice Toro

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