Microplastiche nei cosmetici: la nuova regolamentazione

Microparticelle di plastica addio! La legge si schiera dalla parte dell'ambiente, ma non tutti i prodotti sono 'plastic free': ecco come leggere l'etichetta dei cosmetici

Microplastiche nei cosmetici

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    Un passo avanti per la nostra salute, una buona notizia diventata realtà.
    Dal 1° gennaio 2020 sono stati messi al bando i cosmetici contenenti microplastiche.
    Il divieto contenuto nella legge di Bilancio 2018 è entrato ufficialmente in vigore. Da inizio gennaio non è più possibile mettere in commercio prodotti cosmetici da risciacquo ad azione esfoliante o detergente contenenti microplastiche.
    Una conquista all’avanguardia in fatto di regolamentazione per l’Italia che si è dimostrata apripista in questa battaglia di salvaguardia della salute e dell’ambiente. La misura è stata approvata all’unanimità in Parlamento ed è stata sostenuta da Legambiente e Marevivo.

    Fuori commercio

    Cosmetici contenenti microplastiche fuori dagli scaffali, ma attenzione, il divieto non vale per tutti i prodotti estetici.
    Dal primo gennaio il dito è puntato contro esfolianti e detergenti contenenti particelle di plastica che hanno bisogno di risciacquo. Tutti gli altri prodotti cosmetici possono ancora essere commercializzati.
    Una stretta quindi sulla normativa che regola la produzione di creme, dentifrici, saponi e gel esfolianti, ma che esclude ancora una vasta quantità di prodotti da applicare sulla pelle.

    Cosa sono le microplastiche?

    Le microplastiche sono particelle di plastica di dimensione inferiore o uguale a 5 millimetri, utilizzate nei prodotti di consumo e in diversi processi industriali come mezzi abrasivi. Nei cosmetici esfolianti fino al 2019 venivano usate per l’eliminazione delle cellule cutanee morte. Un solo scrub poteva contenere fino a 360.000 microsfere di plastica.
    Un’indagine sui prodotti cosmetici in vendita in Italia è stata realizzata dall’associazione MedSharks con il Cnr Ismac di Biella, l’Università del Salento e l’Università degli Studi Roma Tre. Il lavoro si è concentrato sul Polyethylene (PE), che rappresenta il 9 per cento delle microplastiche nei prodotti cosmetici. L’analisi ha evidenziato come in un flacone da 250 millimetri sarebbero stati riscontrabili ben 750mila frammenti di plastica, per un peso totale di 12 grammi.

    Leggi bene l’etichetta

    L’Italia è all’avanguardia in fatto di regolamentazione dei frammenti contenuti nei cosmetici da risciacquo, ma per essere dei consumatori consapevoli e salvaguardare la nostra salute e quella del nostro pianeta, è necessario fare attenzione all’etichetta. L’Unep (il programma per l’ambiente delle Nazioni Unite) ha elencato le diciture che indicano la presenza di microplastiche.
    Ecco quali sono:

    • Polyethylene (PE)
    • Polymethyl methacrylate (PMMA)
    • Nylon
    • Polyethylene terephthalate (PET)
    • Polypropylene (PP)

    L’inquinamento cosmetico

    Il Mar Mediterraneo? Uno dei mari più inquinati al mondo con una concentrazione del 7 per cento di microplastiche a livello globale e una stima di 250 miliardi di frammenti di plastica. Una minaccia da non sottovalutare non solo per l’ambiente e la fauna marina, ma anche per la nostra salute.
    Le particelle di plastica vengono ingerite anche dal 20 per cento delle specie che finiscono sulle nostre tavole.
    Considerando che una persona consuma in media 25 chili di pesce l’anno, la plastica finisce in una quantità importante anche nel nostro piatto e nel nostro stomaco. Le microplastiche non sono biodegradabili e con le loro dimensioni ridotte si depositano ovunque, rendendone impossibile la raccolta. Anche le falde acquifere non sono esenti dall’inquinamento.
    Le microparticelle finiscono nell’acqua che beviamo con risvolti per la nostra salute tutt’altro che positivi.

     

    Fonti

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