Una via migliore di gestire i test per il Covid-19

Articolo tradotto dall'inglese uscito questo mese nell'Harvard Business Review: un nuovo modo di gestire la compravendita dei test per il Covid-19.

nuovi modi per gestire i test anti-covid

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    Nikhil Bhojwani, membro della commissione del Master of Healthcare Leadership alla Brown University, e Atul Gawande, professore di chirurgia in varie università americane, hanno pubblicato un articolo nella rivista online Harvard Business Review all’inizio di luglio, riguardante la necessità negli Stati Uniti di pensare nuovi modelli di gestione dei test per il Covid-19.

    Di seguito la traduzione in italiano.


    Aziende, università e intere comunità stanno cominciando a capire che, poiché la pandemia da Covid-19 non si ferma, potrebbe essere necessario allargare il bacino dei test su intere popolazioni se si vuole arginare il rischio di far nascere focolai incontrollati.

    Quelli che abbiamo chiamato “test a scopo di garanzia” hanno bisogno di una nuova strategia che li accompagni: marketplace online che rendano più semplice e meno costoso fare test sui membri di organizzazioni e comunità e che permettano ai laboratori e ai responsabili delle ricerche di rendere disponibili i test in modo più efficiente di prima, ogni volta che risulta necessario.

    Una sfida ambiziosa

    L’economista Paul Romer è stato tra i primi ad affermare che fare test su scala universale permetterebbe a gruppi di persone di lavorare, vivere e socializzare arginando il rischio di nuovi focolai di Covid-19. Nel tentativo di riprendere attività in cui la distanza sociale è difficile se non impossibile da rispettare alcune aziende, università e organizzazioni – talvolta anche città – hanno effettivamente cercato di fare test su grandi numeri, giornalmente, settimanalmente pur di poter affermare di di essere stati colpiti dal Covid-19 in forma lieve o di non averlo contratto affatto.

    Il punto è che i test a scopo di garanzia richiedono una scala di riferimento molto più grande di quelli a scopo medico – improntati cioè alla diagnosi su persone con sintomi o ad alto rischio, come quelle che sono state a contatto con persone già infette – o di quelli a scopo di sorveglianza – utili per tracciare sottogruppi di persone a rischio e con loro possibili segnali di diffusione del contagio.

    Data questa evidenza, proporre di adottare metodologie o infrastrutture simili a quelle utilizzate per la verifica medica o la sorveglianza sarebbe inconcludente già in Stati con un sistema di contribuenti singoli e la possibilità di fare una gran quantità di test; cercare di sviluppare una cosa del genere negli Stati Uniti, con il sistema sanitario privato basato su contribuenti multipli, sarebbe una mossa ancora più inutile. D’altro canto, se fatto nel modo giusto, l’aumento quantitativo e il miglioramento qualitativo dei test a scopo di garanzia potrebbe sul serio aiutare ad abbassare i costi, aumentare l’innovazione e fornire un accesso più ampio e più equo.

    Al giorno d’oggi chi vuole provvedere a fare questi test ha bisogno di importanti fondi non solo per comprarli, ma anche per capire su chi farli e con quanta frequenza, oltre che per stabilire la logistica e fissare gli appalti con gli attori coinvolti (laboratori, manager, staff clinici e così via). Laddove alcune grandi e ben finanziate realtà possono organizzarsi autonomamente in tal senso – ad esempio creando spazi privati dove fare test sulle persone direttamente dalla macchina – l’alto costo dell’operazione e la sua scarsa adattabilità lasciano le realtà più piccole senza soluzioni, cosa che aumenta la vulnerabilità dei singoli componenti delle comunità.

    Nel frattempo le società di analisi, i laboratori universitari e gli ospedali che potrebbero aiutare il sistema fanno fatica a firmare contratti e accordi d’intesa con tutti coloro che hanno bisogno dei test: senza la giusta visibilità, non sono capaci di veicolare gli investimenti o di aumentare la propria potenza e la propria capacità di innovazione.

    Questo è un classico problema “many-to-many”, molti a molti: ci sono tante organizzazioni e comunità che hanno bisogno dei test e altrettante coinvolte nello sviluppo degli stessi, eppure manca un meccanismo che riesca a passare sopra a tale complessità.

    La soluzione: marketplace online

    Romer suggerisce, molto semplicemente, che il governo federale paghi affinché l’intera popolazione possa essere testata con la giusta regolarità ed evidenzia come il costo di un’operazione del genere sarebbe decisamente più basso del danno prodotto all’economia se i test a scopo di garanzia non si facessero proprio. Altri hanno proposto che governi di singole città o stati, se non direttamente reti interstatali, negozino un prezzo all’ingrosso vantaggioso. Al momento le risorse economiche sono un mix di privato e pubblico ma, a prescindere da chi paga, esiste la reale necessità di una piattaforma che permetta alle grandi organizzazioni, attraverso le comunità (di dipendenti, di scuole, di case assistenziali o di quartieri), di ottenere i test e firmare contratti in un modo trasparente e standardizzato.

    La realtà organizzativa di oggi prevede che i luoghi dove fare i test e gli acquirenti siano essenzialmente fisici. Eppure un marketplace online a grande partecipazione civica che metta in collegamento le necessità locali con quelle nazionali permetterebbe a compratori di ogni dimensione, laboratori e operatori sanitari di scoprirsi e contattarsi a vicenda.

    Una “piazza” del genere sarebbe complementare agli sforzi delle grandi aziende (laboratori commerciali e rivenditori farmaceutici) che vogliono mettere a disposizione i test sia alle organizzazioni più strutturate sia ai commerci al dettaglio; aiuterebbe a tenere sotto controllo i costi attraverso trasparenza ed efficienza operative su un bacino d’azione più grande; faciliterebbe, inoltre, l’adozione rapida di nuove tecniche (es. nuove tipologie di test), nuovi protocolli (es. test di gruppo) e modelli di business (ad es. transazioni prepagate o abbonamenti); potrebbe soddisfare differenti tipologie di raccolte fondi (es. copertura statale, beneficenza, ecc.). In breve, sarebbe un grande passo avanti verso il raggiungimento del livello di copertura che molti ambienti necessitano.

    Il problema principale nel creare marketplace del genere è che questi richiedono una massa critica di compratori e fornitori per andare avanti, la quintessenza del dilemma “viene prima l’uovo o la gallina”. Gli imprenditori di punta locali potrebbero dare un calcio d’inizio facendo i primi investimenti, mettendoci il proprio nome e coinvolgendo grandi brand istituzionali. La domanda di test, al momento, è tale che la nascita di un solo singolo marketplace nazionale o internazionale risulterebbe molto poco pratica: con l’avanzamento tecnologico e l’accumulo di più realtà del genere, però, gli stessi marketplace potrebbero arrivare a coprire aree geografiche sempre più ampie.

    A prescindere dalla scala di riferimento adottata, un marketplace di successo che punti a rendere possibile una copertura di test a scopo di garanzia è composto da sei fattori essenziali.

    • Laboratori per i test con cui fare i primi passi. Bisogna tenere conto di possibili incentivi a loro favore: aiutare ospedali e centri di ricerca con una grande capacità ancora da sfruttare a trovare compratori, fornire l’opzione di pagamento anticipato e di quantità garantite per aumentare gli investimenti, aprire la strada alla possibilità di introdurre nuove tecnologie nei mercati.
    • Pacchetti di prodotti e servizi facili da comprare da parte delle organizzazioni e delle comunità. Per esempio il marketplace dovrebbe offrire differenti tipologie di abbonamento, ognuna delle quali fornirebbe un certo numero di test per studente, dipendente, o membro della comunità; ci sarebbe bisogno, perciò, di una figura preposta alla gestione delle compravendite.
    • Una rete di amministrazioni che gestisca i luoghi dove fare i test, formata da elementi della catena nazionale, altri di quella locale al dettaglio fino alle compagnie sanitarie private.
    • Contratti standardizzati e liste di riferimento. A oggi, chiunque è in cerca dei test si scontra con un enorme numero di cavilli pratici e legali e deve accordarsi con una grande varietà di attori. Il marketplace potrebbe semplificare questo processo attraverso l’utilizzo di documenti precompilati, liste e altri strumenti di condivisione.
    • Abilitare dei software e una gestione logistica specifici: in che modo i compratori e i fornitori si trovano a vicenda, come trovare i fondi per comprare i test, come accedere ai luoghi dove fare i test, come identificare i membri del marketplace, come rendere le informazioni sicure e disponibili in tempo reale. I dettagli dell’organizzazione cambierebbero di pari passo con le nuove tecniche adottate (ad es. test da fare a casa in autonomia presenterebbero una serie di specifiche diverse da quelle dei test svolti in luoghi pubblici predisposti) ma il marketplace continuerebbe ad essere un punto di riferimento delle opzioni disponibili.
    • Azioni governative di supporto, perché il settore pubblico ha un ruolo importantissimo nell’assicurare equità alle comunità e accelerare il percorso di formazione di realtà di condivisione come questa. Governi locali, statali o nazionali possono svolgere la funzione di compratori o di fornitori di luoghi e laboratori, o direttamente di operatori del marketplace.

    I governi, inoltre, dovrebbero supportare l’adozione dei test a scopo di garanzia affinché siano garantite linee guida comuni per le organizzazioni e un’ancora di salvezza rispetto alle cause legali correlate all’infezione da Covid-19, due mosse che andrebbero ad incentivare lo svolgimento dei test in sicurezza e con una regolarità che non vanificherebbe i lavori. Le agenzie pubbliche potrebbero approvare l’utilizzo di test economici a bassa sensibilità nel caso di un’alta frequenza, incoraggiare strategie che prevedono test di gruppo o la possibilità di fare “ordini statali permanenti” dei kit per i test eliminando la necessità di singole ricette mediche, come nel caso del naloxone [farmaco che contrasta gli effetti da abuso di oppiacei, n.d.r].

    I test a scopo di garanzia potrebbero rappresentare la leva che farà ripartire le economie ed è imperativo che i leader del mercato e delle comunità civili si uniscano nella creazione di marketplace capaci di raggiungere la grandezza di portata necessaria.

    Nell’articolo Covid-19 news: aggiornamenti continui sulla lotta alla cura del Coronavirus è possibile trovare tutti gli aggiornamenti sulle cure e sui vaccini.


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