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Le benzodiazepine per lo stress: cosa, come e quando

Buone pratiche e informazioni utili per un uso consapevole dei farmaci ansiolitici.

benzodiazepine per lo stress

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    Hic et nunc: Coronavirus

    Stiamo tutti vivendo un periodo particolare a causa dell’emergenza Covid-19. Il confinamento, da circa due mesi a questa parte, ha rimesso in discussione la normalità alla quale eravamo abituati. I modelli di vita quotidiana hanno subito una forte modificazione nel loro assetto: il distanziamento sociale, l’utilizzo della mascherina, le modalità dell’agire, dell’interagire e del vivere in certi tempi e in certi spazi. Ricordare il passato, pensare al presente e immaginare il futuro è diverso. Gestire l’ansia e i momenti di stress è certamente più difficile. Ha a che vedere con un forte senso di impotenza – dovuto all’eccesso di paura, di angoscia e di panico – che, scatenato dall’emergenza epidemica, si è manifestato e continua, spesso, a preoccuparci. È consigliabile, a tal proposito, affidarsi al supporto psicologico (le task forces degli psicologi al telefono, ad esempio) e alle indicazioni del proprio medico di base.

    Cosa sono le benzodiazepine?

    Le benzodiazepine sono una classe di farmaci chiamate così per la loro struttura chimica (gruppo di molecole composto da un anello benzenico e uno diazepinico), comunemente utilizzate per il trattamento dell’ansia, dei disturbi dell’umore e dei disturbi del sonno (per l’insonnia acuta e cronica, con un effetto di rilassante muscolare).

    Più in generale, le benzodiazepine, sono caratterizzate da proprietà:

    • sedative

    • ipnotiche

    • ansiolitiche

    • anestetiche

    • antiepilettiche

    • anticonvulsivanti

    • miorilassanti

    Proprio per questo, le benzodiazepine sono considerate una classe di sostanze ad alto indice terapeutico.

    Brevi cenni storici

    Le origini delle benzodiazepine risalgono alla Seconda Guerra Mondiale, quando a La Roche (industria farmaceutica di Basilea) Leo Sternbach – all’inizio degli anni cinquanta – scoprì la prima benzodiazepina (cloropromazina). Così anche la reserpina, rientrava nella categoria dei “tranquillanti maggiori”, ossia quelli costitutivi di molecole a potente azione sedativa. L’interesse e l’esigenza di trovare altri farmaci efficaci e attivi, per quanto riguarda il sistema nervoso centrale, andava sempre più crescendo. L’obbiettivo della ricerca era quello di lavorare sul potenziamento dei farmaci ad uso sedativo, ipnotico e ansiolitico. Hoffmann-La Roche nel 1963, ha commercializzato anche il diazepam (comunemente conosciuto come “Valium”). A partire dagli anni settanta questa classe di farmaci ha iniziato a essere largamente prescritta clinicamente. In questo senso, le benzodiazepine sono state una scoperta rivoluzionaria, non solo per la gestione dei disturbi dell’ansia e delle altre patologie neurologiche, ma anche per l’invenzione di nuovi farmaci prodotta dalla valutazione casuale (“random screening”) di un gran numero di sostanze. Le benzodiazepine, infine, hanno sostituito in buona parte l’uso dei barbiturici, dato che questi ultimi implicavano una maggiore quantità di effetti collaterali.

    Più in dettaglio: benzodiazepine come e quando

    Quando si fa un utilizzo di benzodiazepine per un breve periodo di tempo, e su indicazione medica, queste sono relativamente sicure. Se si abusa di questi farmaci e si assumono dosi elevate – per lunghi periodi – possono manifestarsi una varietà di problemi di salute fisica, incluso il rischio di tossicità e del sovradosaggio (specie se assunti insieme a specifiche droghe, es. eroina). I sintomi della salute mentale causati dall’abuso di benzodiazepine possono condurre a sbalzi d’umore, allucinazioni e depressione.

    Più precisamente, le benzodiazepine agiscono su un sottotipo del recettore GABA (Gamma Ammino Butirrico Acido, o acido y-amminobutirrico, ossia – nei mammiferi – il neurotrasmettitore di tipo inibitorio più importante del sistema nervoso) definito come GABAa (sigla riferibile a quei recettori che sono altrimenti detti “recettori delle benzodiazepine”). Il sistema gabaergico, dunque, attraverso l’uso dei farmaci contenenti benzodiazepine è probabile che abbia la possibilità di essere potenziato nell’effetto che produce quando si lega al recettore.

    Quali farmaci e quando

    I farmaci ansiolitici più usati sono, per l’appunto, le benzodiazepine. Tra questi troviamo:
    • Tavor
    • Xanax
    • Rivotril
    • Valium
    • Ansiolin
    • Frontal
    • Lexotan
    • Prazene
    • Control
    • Lorans
    • ecc.

    Ci sono, inoltre, i derivati benzodiazepinici. Alcuni di questi sono:
    • Dalmadorm
    • Felison
    • Halcion
    • Minias
    • Roipnol
    • ecc.

    Valium, xanax, klonopin sono farmaci in grado di produrre effetti calmanti, ma – se non correttamente applicati nel dosaggio – possono produrre diversi effetti collaterali.

    Avvertenze e controindicazioni

    Le benzodiazepine si classificano in base al tipo di metabolismo e alle differenti emivita:

    • emivita ultra-breve (tra le 2 e le 5 ore)
    • emivita breve (tra le 6 e le 24 ore)
    • emivita medio-lunga (oltre 24 ore)

    La sospensione e l’utilizzo di questi farmaci (possibilmente per periodi brevi) è necessario che avvengano sempre attraverso un controllo medico.

    Probabili conseguenze sono il disagio, la compromissione e l’uso improprio. Tutto ciò induce a tolleranza (riduzione di efficacia), dipendenza e sintomi di astinenza (con sintomi fisici, psichici e neurologici, quali tremori, sudorazione, ansia, insonnia, tachicardia fino ad arrivare ai casi più estremi di allucinazioni e/o crisi epilettiche).

    Altre possibili conseguenze sono:

    • l’intossicazione
    • l’umore instabile
    • la capacità critica compromessa (deterioramento cognitivo)
    • i disturbi logopatici
    • difficoltà nel camminare
    • la perdita di coscienza (o, addirittura, il coma)

    In più, è possibile che i sintomi iniziali, a causa dei quali si è cominciato a fare uso di queste sostanze, si ripresentino nella stessa forma e modalità (ansia, insonnia, instabilità emotiva, depressione ecc). Ad ogni modo, l’interruzione del farmaco contenente benzodiazepine non può essere brusca, ma deve avvenire gradualmente e su indicazione medica.

    A tal proposito, un trattamento di almeno due-quattro settimane è considerato un periodo di degenza medio-breve per un buon esito finale. Questo è vero, specialmente se parliamo di gestione a breve termine del disturbo d’ansia generalizzato (DAG).

    Inoltre, per affrontare i problemi di ansia e panico (attacchi di ansia e di panico) non è certamente consigliabile fare largo uso/abuso di benzodiazepine. È bene, infatti, affidarsi alla psicoterapia di tipo cognitivo-comportamentale. Così come per quanto riguarda i disturbi legati all’insonnia è consigliabile ricorrere a programmi non farmacologici sempre di tipo cognitivo-comportamentale.

    Conclusioni

    Abbiamo detto che gli ansiolitici agiscono abbassando i livelli d’ansia; oltre al fatto che questa famiglia di farmaci produce – come accennato – effetti ipnotici, anticonvulsivanti e anestetici. Questi, dunque, sono i motivi principali legati all’utilizzo di benzodiazepine rispetto alle indicazioni terapeutiche. È bene ricordare che il supporto degli psicologi e delle pratiche psicoterapeutiche, in questo senso, possono essere risolutivi. Un buon modo per ritrovare un equilibrio e lavorare su una migliore gestione quotidiana delle emozioni, anche quando l’emergenza Covid sarà finita.

    Fonti

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