Il linguaggio dei segni per i bambini udenti

Cos’è il Baby Signs e perché molti genitori lo usano con i bambini udenti che ancora non parlano

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    La comunicazione nei primi mesi di vita di un bambino con i genitori e, più in generale, con il resto delle persone, è complessa. Non è facile capire esattamente le esigenze del bambino, che non potendosi ancora esprimere a parole inizia a usare suoni e, soprattutto gesti, che però potrebbero risultare di difficile comprensione. Quindi come possiamo comunicare tra adulti e bambini prima ancora che questi ultimi inizino a parlare? La risposta si è sviluppata e sempre più affinata in questi ultimi decenni, con l’avvento anche in Italia del linguaggio dei segni (Baby Signs) con i bambini udenti.

    Cos’è il Baby Signs per bambini udenti

    Il Baby Signs nasce in America svariati decenni fa con le stesse finalità riportate in altri paesi del mondo, come l’Italia. È un programma basato sul linguaggio dei segni che non ha come obiettivo la sostituzione della lingua parlata, ma comunicare con il bambino prima ancora che abbia imparato a parlare, grazie ad alcuni segni semplici di bisogni primari. Se si vuole sapere se il bambino ha ancora fame, ha sonno, se si desidera comunicare che è l’ora di dormire o di mangiare, questo programma è l’ideale. È un programma rivolto a neonati e bambini udenti piccoli, tendenzialmente da 0 a 18-24 mesi.

    Le origini del Baby Signs

    Il programma originario è nato negli Stati Uniti delle psicologhe Linda Acredolo e Susan Goodwyn che per prime hanno analizzato i comportamenti comunicativi spontanei di neonati e bambini molto piccoli, sviluppando un programma ad hoc che negli anni successivi è stato affinato e approfondito grazie a numerose attività di ricerca delle dottoresse supportate dal National Institute of Health.

    In Italia è stato portato dalla logopedista Mariapaola Scuderi e da Leonardo Ruvolo, responsabile amministrativo. Insieme, dopo ricerche e studi scientifici, hanno stabilito quali sono le parole più frequenti nella fascia di età interessata e hanno adattato il vocabolario originario americano a quello italiano.

    Perché insegnare il linguaggio dei segni e quali sono i benefici per i bambini udenti?

    Sempre più genitori scelgono il linguaggio dei segni per comunicare con i propri figli ancor prima che inizino a utilizzare la parola. Ci sono tantissimi benefici nel decidere di iniziare a comunicare con i segni:

    • Maggior sviluppo nel linguaggio verbale
      Imparando il linguaggio dei segni, i bambini hanno dimostrato non solo di iniziare a parlare prima del tempo definito indicativamente nella norma (tra i 12 e i 20 mesi circa), ma anche di ottenere una maggior padronanza di vocabolario. Inoltre, i bambini che utilizzano i segni inizieranno a formare piccole frasi (ad esempio “ancora” + “pappa”) per comunicare che hanno ancora fame e questo porterà il bambino a comunicare già queste prime semplici frasi anche una volta imparato a usare le parole.
    • Stimola lo sviluppo cognitivo
      Utilizzare i segni significa far sviluppare nel bambino una capacità di interazione corretta ancor prima l’arrivo della parola e, quindi, anche una migliore abilità mnemonica.
    • Incrementa lo sviluppo socio-affettivo
      Scegliere di utilizzare il linguaggio dei segni per bambini udenti significa aumentare il legame genitori-figli, diminuire le frustrazioni (da entrambe le parti) per una comunicazione impossibile o difficile dovuta alla mancanza della parola e aumentare la capacità di autoregolarsi nel bambino. Sicuramente, la scelta di utilizzare questo programma si sofferma principalmente sulla capacità di comunicare con i bambini che ancora non parlano in modo da comprendere i loro pianti, le loro sofferenze e instaurare, così, fin da subito un legame forte con loro.

    Iniziare a utilizzare i segni fin dalla nascita non significa che i bambini inizieranno da neonati a utilizzarli: l’uso dei segni è soggettivo e cambia da bambino a bambino, ma sicuramente saranno portati ad avere dei vantaggi sullo sviluppo cognitivo, verbale e socio-affettivo.

    Non ci sono controindicazioni o aspetti negativi di questo programma, né per i genitori né, tantomeno, per i bambini; si parla solo di una scelta di approccio alla comunicazione tra genitori e figli diverso, prima dell’arrivo del linguaggio verbale. L’unico interrogativo potrebbe essere quello di “chiedere” sempre prima al bambino di anticipare la sua crescita o la paura che non sviluppi correttamente la parola, soffermandosi sui segni, ma, come abbiamo visto, non è così, considerando che il programma stimola lo sviluppo proprio del linguaggio verbale.

    Quando iniziare a usare i segni?

    È possibile iniziare a utilizzare il linguaggio dei segni fin dai primi mesi di vita del bambino, che intanto si abituerà a percepire questo tipo di comunicazione, anche se inizierà a usare i segni mesi dopo. Al contrario, non è mai troppo tardi per iniziare a utilizzare i segni, anche se il bambino ha più di 20 mesi e inizia già a dire le prime parole, potrà trovare in questo tipo di comunicazione la possibilità di esternare parole più complesse o stati d’animo che ancora non sa come si chiamano.

    Indicativamente, se si inizia fin da subito a utilizzare i segni, il bambino potrà utilizzare il primo segno intorno ai 10 -14 mesi.

    Attraverso il linguaggio dei segni il bambino ha modo di comunicare con i genitori ed essere capito e, a loro volta, i genitori possono “parlare” con il proprio figlio senza la frustrazione di non riuscire a comprendere le vere esigenze del bambino. Questo dialogo attivo, ancor prima che un dialogo vero e proprio sia fattibile, avvicinerà e rafforzerà la relazione genitore-figlio e, al tempo stesso, farà incrementare i benefici che coinvolgeranno non solo gli aspetti relazionali e comunicativi ma anche aspetti linguistici e cognitivi del bambino.

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