Nell’arco della vita capita che due persone non stiano più bene insieme e decidano di separarsi; quando la coppia ha uno o più figli, il pensiero è rivolto a loro, a come comunicarlo nel modo più “corretto” e a come condizionare il meno possibile le loro vite.
Abbiamo parlato con Bianca Rossi, psicologa e psicoterapeuta di Empoli, che ci ha spiegato non solo le modalità teoricamente più corrette per comunicare questa decisione ai figli, ma anche le dinamiche intrinseche alla separazione e, quindi, a come rendere meno traumatico questo inevitabile cambio nella vita familiare.
Come comunicare al figlio la decisione della separazione?
“Idealmente, la modalità più corretta sarebbe quella in cui entrambi i genitori comunicano insieme al figlio che si vogliono bene, ma che non si amano più o che non vanno più d’accordo, a seconda delle motivazioni della separazione della coppia. È fondamentale trasmettere sicurezza, ribadire il bene immenso nei loro confronti e rassicurarli: anche se le strade si separeranno rimarranno sempre genitori. Solitamente la comunicazione non avviene di punto in bianco, ma i dissapori e i malcontenti saranno già trapelati e probabilmente se n’è anche già un po’ parlato: questo, in minima parte, aiuta nel dire al figlio la decisione presa.
A volte può capitare un’alta conflittualità tra i genitori e, per quanto la cosa migliore sarebbe comunicarlo insieme, succede che i due genitori lo facciano separatamente; l’importante è farlo entrambi.”
Il figlio soffrirà, com’è possibile alleviare questo dolore?
“Non c’è un modo per alleviare il dolore, anzi, è giusto sentire questa emozione perché sicuramente il figlio soffrirà. Ovviamente non necessariamente la separazione deve rappresentare un momento catastrofico per la famiglia: per cultura, si pensa che i figli stiano bene con i genitori insieme. La realtà è che i figli stanno bene dove c’è serenità. E se in casa c’è aria di conflittualità, litigi, discordia che non si riesce a superare, probabilmente il rimanere “per forza” insieme, “per il figlio”, non è la soluzione più ottimale. Spesso vengono in terapia ragazzi o bambini che esplicitano un sintomo, magari l’ansia, ed è proprio legato alla conflittualità che sta vivendo in casa.
Possono capitare anche casi in cui non necessariamente si soffre nella separazione, ma, al contrario, questa viene vissuta con armonia e senza conflitti. Ci sarà sempre il dolore dovuto alla fine della relazione e al cambiamento non indifferente, ma possono essere vissuti come aspetti positivi. In questo caso, quando la separazione non è conflittuale, i genitori possono anche partecipare saltuariamente insieme a eventi legati al figlio (ovviamente non in modo assiduo perché questo potrebbe creare difficoltà di accettazione della separazione stessa nei confronti del figlio), rendendo meno traumatico possibile questa nuova modalità di vita.”
Comunicare questa decisione non è semplice: ci sono altri consigli da seguire per farlo nel modo meno traumatico possibile?
“È importante accogliere le emozioni del figlio, qualunque esse siano, e sottolineare che i suoi genitori ci saranno sempre, per piangere, per essere tristi, per parlare, valorizzando gli elementi positivi e il bene nei suoi confronti, che rimane immutato.
Un altro aspetto da non sottovalutare è il benessere del figlio, obiettivo principale. Quindi è importante chiedere al figlio come sta, guardarlo e ascoltarlo: una volta comunicata la decisione della separazione non è che il peggio è passato… anzi: ci sono da affrontare tutti i cambi di vita e di quotidianità, il versante economico, la comunicazione al “mondo esterno”, ma sono tutti aspetti che si possono affrontare insieme.”
Comunicare a un bambino o a un adolescente la decisione della separazione: cosa cambia?
“Ovviamente cambiano le parole, più o meno semplici, con cui si comunica, ma le modalità restano invariate: i figli non devono scegliere, non devono percepirsi come un peso e, nel caso dei figli più grandi, non devono essere coinvolti nella separazione. L’adolescente capirà in modo più consapevole le motivazioni, ma le dinamiche rimangono le stesse in entrambi i casi.
È sempre consigliabile usare un linguaggio semplice, comunicando che la decisione è stata presa per il benessere di se stessi e del figlio, senza colpevolizzarsi a vicenda.”
Cosa fare una volta comunicato al figlio la separazione dei genitori?
“Come detto precedentemente, l’obiettivo principale è il benessere del figlio. Per questo è importante ascoltarlo e capire le sue necessità, senza farlo sentire conteso o causa di problematiche, emotive e/o economiche. Ricreare un ambiente il più possibile uguale nelle due case dei genitori è fondamentale per evitare proprio questo stato d’animo, quindi, ad esempio, due scrivania, due tv con gli stessi abbonamenti o due console: questo serve al figlio per non vivere il passaggio da un genitore all’altro ogni volte come “un trasloco” e per non creare disparità nel benessere quotidiano nello stare da un genitore o dall’altro.”
Le situazioni familiari e le reazioni dovute alla separazione possono essere infinite perché infinite sono le emozioni e le varie tipologie di relazione; si parla di sollievo o rabbia, indifferenza o senso di colpa a seconda del vissuto e del carattere di ogni persona. La chiacchierata insieme alla dottoressa ci ha permesso di avere un quadro generale di situazioni standard e di come dovrebbe essere un tipo di comunicazione così complesso, ma ogni situazione va poi riportata a ogni soggetto, relazione e tipo di famiglia.
Lascia il tuo commento