La malattia di Dexter: il disturbo schizoide della personalità

Parliamo della serie cult con protagonista Michael C. Hall per affrontare il tema del disturbo di personalità di cui soffre il suo protagonista

Dexter disturbo personalità

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    Nel 2007, quando le serie televisive stavano iniziando a occupare sempre maggior spazio nell’immaginario dei telespettatori di tutto il mondo, arrivò ‘Dexter’, prodotto destinato a diventare ben presto un “cult” tra gli amanti della serialità.

    Amato da pubblico e critica, pur al centro di alcune controversie, ‘Dexter’ ci da l’occasione di parlare del disturbo schizoide della personalità da cui è affetto il protagonista.

    Facciamo un salto all’indietro per spendere due parole sulla serie tv con protagonista Michael C. Hall, ‘Dexter’.

    ‘Dexter’: serial killer o (super)eroe?

    Forte di 8 stagioni, andate in onda nel nostro Paese (praticamente quasi sempre in contemporanea con la nazione di produzione, gli Stati Uniti d’America) tra il 2008 e il 2013, ‘Dexter’ è una serie che racconta le vicende dell’omonimo Dexter Morgan (interpretato da Michael C. Hall), tecnico della polizia scientifica di Miami e, al tempo stesso, serial killer giustiziere.

    La serie è basata, ma solo per quanto riguarda la prima stagione, sul libro di Jeff Lindsay ‘La mano sinistra di Dio’ e per calarsi nei panni del protagonista C. Hall ha confessato di aver fatto una immersione nei dossier dell’FBI con l’obiettivo di comprendere quella che è poi la malattia che affligge Dexter, ovvero il disturbo di personalità.

    Caratteristica dell’assistente della polizia dalla complessa psicologia è poi quella che nella sua attività secondaria di serial killer segue un codice personale da “supereroe” o da novello giustiziere della notte: fa fuori solo persone che si sono macchiate di atti malvagi, portando in qualche modo il pubblico ad affezionarsi a lui e addirittura a parteggiare per le sue gesta criminali.

    Accolta complessivamente bene, sia dalla critica internazionale che da quella italiana, ‘Dexter’ ha generato però alcune controversie, legate a una serie di omicidi in cui i rispettivi assassini hanno confessato (più o meno direttamente) di essersi ispirati alla serie ideata da James Manos Jr.. Nel 2007 un regista canadese adescò, via chat, uno sconosciuto per ucciderlo, filmare l’omicidio e inserirlo in un un film che stava girando (prendendo spunto per questo proprio da un episodio di ‘Dexter’); nel 2009 una diciassettenne, sempre canadese, strangolò il fratello di 10 anni per venti minuti, per poi gettarlo nella spazzatura, affermando di essersi immedesimata in Dexter; nel 2011, infine, a Long Island, un serial killer ancora senza un nome e un volto, fece fuori una decina di persone con i metodi del protagonista.

    Assenza di indizi, tracce e prove hanno fatto pensare che, esattamente come Morgan Dexter, quest’ultimo assassino sia qualcuno che conosce bene i metodi di indagine, al punto da essere riuscito a depistare completamente le ricerche su di lui.

    Esattamente come  Morgan, Dexter affetto da disturbo schizoide della personalità.

    Quali sono i disturbi di personalità?

    Per disturbo di personalità si intende un disturbo mentale che coinvolge varie sfere della persona che ne è affetta (da quella cognitiva a quella, appunto, della personalità) ed è caratterizzato da inflessibilità, pervasività e permanenza.

    Il disturbo di personalità è diagnosticabile quando il soggetto ha raggiunto una piena maturazione e si caratterizza, prima di tutto, con il notevole distacco dell’individuo rispetto al modello abituale tipico della cultura a cui quest’ultimo appartiene.

    Oggi, più che di “disturbo”, termine messo da parte, si parla di “tipo” o “modello di personalità” e la strada che porta alla piena consapevolezza di avere una determinata personalità e a voler seguire un percorso terapeutico parte dalla spinta data da altre persone o da sintomi (come ansia e depressione) di cui la persona stessa sente di essere vittima.

    Nella classificazione data dalla quarta edizione Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM IV) edito dall’Associazione Psichiatrica Americana, i disturbi di personalità si suddividono in tre grandi gruppi, identificati con le lettere A, B e C dell’alfabeto e un quarto chiamato NAS (Non Altrimenti Specificato).

    •  il gruppo A si riferisce ai comportamenti paranoici o genericamente strani e comprende il disturbo paranoide, quello schizotipico e quello schizoide di personalità
    • il gruppo B che riguarda, in particolare, i soggetti egocentrici e narcisisti, ha nel suo insieme i disturbi antisociali, borderline, istrionici e borderline di personalità
    • nel gruppo C sono invece compresi il disturbo evitante di personalità, quello dipendente e quello ossessivo compulsivo

    Tra i NAS ci sono, infine, il disturbo depressivo, quello masochistico, quello passivo-aggressivo e quello sadico di personalità.

    Secondo la classifica ICD dell’Organizzazione mondiale della sanità, invece, i disturbi di personalità si distinguono in nove categorie, che vanno dai disturbi di personalità specifica a quelli non specifici della personalità e del comportamento nell’adulto.

    Il disturbo schizoide di personalità

    Il disturbo da cui è affetto il protagonista della serie tv ‘Dexter’ è il disturbo schizoide di personalità. Ma di cosa si tratta nello specifico?

    Il disturbo schizoide di personalità è un disturbo che si caratterizza per il distacco, sempre più amplificato, nelle relazione sociali, unito a un limitato ventaglio di emozioni manifestate nei rapporti interpersonali.

    Si tratta di un disturbo maggiormente presente nella popolazione maschile e, come detto, chi ne è affetto non manifesta nessun desiderio di relazionarsi con le altre persone, preferisce rifugiarsi nella solitudine e ha scarso interesse per l’attività sessuale (talvolta del tutto assente nella vita di tali persone).

    Altre caratteristiche di chi soffre di disturbo schizoide di personalità sono poi la difficoltà nell’esprimere determinate sensazioni e stati d’animo (come la rabbia, ad esempio) e possono risultare, agli occhi esterni, come egocentrici, inetti o desiderosi di restare in disparte nelle occasioni di socialità.

    In base alla quinta edizione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, la diagnosi del disturbo schizoide di personalità è diagnosticabile quando si manifesta un’ espressione limitata di emozioni nelle interazioni interpersonali, oltre a un disinteresse e un distacco complessivo nei rapporti sociali.

    Caratteristiche che si evidenziano quando sono presenti nel soggetto più di quattro dei seguenti aspetti:

    • forte preferenza per attività solitarie
    • indifferenza ad apprezzamenti e critiche
    • scarso interesse per l’attività sessuale (se presente)
    • distacco emotivo
    • assenza di amici intimi o confidenti, salvo trovarli in parenti di primo grado
    • nessun piacere (o raro) nel fare qualsiasi tipo di attività
    • assenza di divertimento o relazioni intime

    Istituto A.T. Beck, l’istituto per la terapia comportamentale 

    Approcci di tipo cognitivo-comportamentali possono però aiutare il paziente a operare un cambiamento e nel corso degli anni sono stati pubblicati studi di natura psicoterapica e farmaceutica sull’argomento.

    In Italia un importante punto di riferimento per quanto riguarda il disturbo cognitivo è l’Istituto A.T. Beck (‘padre universalmente riconosciuto della terapia cognitiva, come si legge sul loro sito), istituito dal 2001.

    L’Istituto Beck, come spiegato nella loro presentazione ufficiale, ‘annovera tra le motivazioni fondanti quella di offrire il proprio contributo nel settore della salute mentale in linea con le più aggiornate linee guida evidence-based internazionali’ e ‘nasce, dunque, dalla determinazione di un gruppo di professionisti che a partire dal 1997 si radunano attorno alla Dott.ssa Montano (oggi membro della prestigiosa Academy of Cognitive Therapy, il cui presidente onorario è lo stesso A.T. Beck).

    Riguardo al disturbo schizoide di personalità, proprio la Dott.ssa Montano e la Dott.ssa Roberta Borzì, psicologa, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale, parlando dei trattamenti per la sua cura citano la terapia cognitivo comportamentale e la terapia di gruppo.

    La prima ristruttura ‘i modelli di pensiero del paziente e i comportamenti a essi correlati’, attraverso ‘tecniche corporee e di immaginazione’, oltre a ‘esercizi di ristrutturazione cognitiva […] con il fine di aiutare il paziente ad affrontare certi tipi di pensieri irrazionali che possono influenzare negativamente il comportamento della persona’.

    Una terapia che ‘consente di diventare più consapevoli dei propri modelli di comportamento e di pensiero; insegna, inoltre, abilità sociali (comunicazione efficace, riconoscimento ed espressione delle emozioni) e capacità di fare coping per la gestione dell’ansia e per la riluttanza verso le relazioni sociali’.

    La terapia di gruppo, invece, ‘fornisce un ambiente sicuro in cui poter incontrare gli altri e migliorare le abilità sociali attraverso l’esposizione. Nel gruppo, infatti, si ha la possibilità di vincere i timori di intimità impegnandosi con gli altri in un ambiente favorevole’.

    Due tipologie di terapie con cui ‘è probabile che il paziente possa parlare poco all’inizio e mostrare un ridotto interesse a instaurare relazioni’ ma il cui fine è quello di ‘sviluppare un rapporto di collaborazione efficace durante la terapia della personalità schizoide’ con il clinico.

    Lasciando al paziente ‘la libertà e il tempo di imparare a fidarsi’. 

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