Il filo sottile del coraggio: la storia di Camilla e Giovanna

Non si conoscevano, in comune (apparentemente) solo un enorme lutto. Poi si sono scritte, durante il lockdown 2020, e dalla loro corrispondenza è nato un libro curato da Gaia Simonetti.

Libro il filo sottile del coraggio

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    De Andrè cantava che “Dal letame nascono i fior” e può succedere, quindi, che dall’annus horribilis del Coronavirus nasca una storia dolce e commovente. Bella come un fiore, appunto, che sfida le intemperie e sboccia prepotentemente contro ogni avversità.

    Protagoniste di questa storia sono tre donne: Gaia, Giovanna e Camilla. Gaia e Giovanna si conoscevano ma entrambe ignoravo l’esistenza di Camilla. Eppure lei e Giovanna condividono un grande dolore, il più grande dolore che può colpire un genitore: la perdita di un figlio. E’ stata questa la molla che ha spinto Gaia, su suggerimento di una quarta persona che conosceva la storia di Camilla, a mettere in contatto le due donne.

    Fin qui, niente di anomalo se non fosse che Giovanna vive a Cerreto Guidi in provincia di Firenze, Camilla a Montemerlo in provincia di Padova e che la loro conoscenza – evolutasi, poi, in amicizia – è nata e cresciuta attraverso una fitta corrispondenza epistolare durante il lockdown del 2020 (il primo, quello tosto).  “C’è una parola che fa vivere la vita con tutta l’intensità che merita: è cuore. Sono partita dal cuore, ascoltandolo. Era il 10 maggio del 2020, il giorno della festa della mamma – ricorda e racconta Gaia Simonetti, giornalista – quando ho raccolto la richiesta di Giovanna. Nel silenzio “assordante” della casa, in tempo di lockdown, voleva dare vita a un progetto in ricordo del figlio Mauro, che ha perso in un incidente stradale. La conoscevo per aver condiviso con lei ed altre madri un nuovo percorso di vita con lettere rivolte ai nostri angeli che sono volati via. Un’amica mi ha parlato pochi giorni dopo della storia di un’altra madre, Camilla, che ha perso il figlio Niccolò per una malattia feroce. Era lo stesso dolore, quello che non conosce. Le ho fatte “incontrare”, scrivendosi lettere. Sono diventate quasi sorelle”.

    Nasce così “Il filo sottile del coraggio”, un libro scritto dalla stessa Gaia (già autrice di “Lettere senza confini”) – che raccoglie il loro scambio epistolare. Un diario moderno, un dialogo intimo e coinvolgente al tempo della quarantena, tra le mura di casa, tra due donne già duramente provate dalla vita, in cui però non mancano forza e speranza. “Nell’inchiostro – continua Gaia – le due mamme riescono a fissare anche tempi verbali al futuro. E’ quel filo che si intreccia forte alla vita.”

    Le parole più usate nelle loro lettere? Dono, vita, coraggio.

    Quando ho chiesto a Gaia cosa l’avesse colpita di più di questo scambio epistolare, mi ha risposto, senza esitazione: la forza. “Quella di chi scende fino a raggiungere l’anima per far riaffiorare il coraggio e che continua a camminare. Prima lo fa con passi incerti, poi più spediti, per ritrovare una luce. E’ con questa parola che indicano la speranza”.

    Gaia, in “Lettere senza confini”, avevi già avuto modo di scrivere di madri sopravvissute ai propri figli: qual è il tratto che accomuna queste storie, oltre al dolore e alla forza?

    L’energia della vita, la sua bellezza, la sua potenza e il suo sguardo, che oltrepassa gli ostacoli, e riesce ancora a posarsi sul futuro. Le lettere non hanno tempi verbali al passato. Nelle righe c’è il futuro. Scrivono di come hanno ripreso a vivere, di come quando ti trovi con un piede oltre il crinale, riesci a portarlo al pari dell’altro. Sono mamme che “insegnano” a rivedere le priorità. Sono “maestre” di coraggio. Non mi dimentico quando incontrai mamma Paola, che ha perso il suo angelo biondo, Michela, sotto i colpi ciechi della violenza: “Il coraggio lo trovi. Anche se pensi di non averlo. Riemerge, scavando dentro di te. Lo devi proteggere, lo devi alimentare”.

    Il libro sull’amicizia tra Giovanna e Camilla si lega anche ad un’iniziativa benefica: puoi parlarcene?

    Il libro ha “camminato” e dalle prime vendite è stato possibile sostenere dei progetti. La prima tappa del cuore è stata dedicata ad un’iniziativa legata al Centro Arcobaleno di Castiglione dei Pepoli (Bologna). E’ stato poi possibile sostenere un progetto dell’Associazione Vip Claun Ciofega, attiva nella clownterapia, di Senigallia, in provincia di Ancona. Poco prima di Pasqua, viene raggiunto il terzo gesto d’amore: abbiamo raggiunto una somma che permetterà l’acquisto di materiale scolastico per il reparto di pediatria dell’Ospedale di Padova. Tappa che ha curato mamma Camilla.

    Camilla Tommasi, Montemerlo (PD)

    “Il primo contatto con Giovanna – racconta Camilla – è avvenuto con la prima lettera che mi ha inviato. Non ci conoscevamo prima, l’unica cosa che ci accumunava era la perdita di un figlio. Giovanna mi ha colpita per la grande forza e per il coraggio di far “vivere” Mauro attraverso il grande “dono” dei suoi organi e attraverso ricordi, foto, video che ogni giorno condivide con le persone a lei care”. Camilla insegna da diversi anni in una scuola primaria: il suo Niccolò se l’è portato via, a soli 13 anni, un linfoma raro e aggressivo. Per lei, queste lettere hanno avuto una funzione quasi catartica: “la scrittura aiuta a liberare le emozioni e gli stati d’animo che diversamente rimarrebbero chiusi nell’intimità dei propri pensieri. Avere un interlocutore che parla la tua stessa lingua permette di aprire il cuore e dare un nome alle emozioni”. Cosa vorresti che rimanesse a chi legge il libro? “Vorrei rimanesse un messaggio di speranza che insegni a guardare oltre la drammaticità di certi eventi che mettono duramente alla prova. Come dice papa Francesco “non ci si salva da soli’’ e avere la possibilità di intessere rapporti anche “a distanza” testimoniano l’efficacia della forza delle parole che regalano sollievo e leggerezza perché l’uomo ha bisogno di essere in relazione con l’altro e soprattutto ha bisogno di “essere utile” e solidale con chi è nel bisogno. Fare del bene fa bene. Niccolò e Mauro continuano a vivere grazie all’impegno delle loro mamme nel portare avanti progetti a loro dedicati. Questo libro ne è testimonianza”.

    Giovanna Carboni, Cerreto Guidi (FI)

    Giovanna ha perso Mauro in un incidente stradale nel 2017, nel giorno del suo ventottesimo compleanno. Mauro è papà di Giorgia (“un caratterino niente male”, si legge nelle lettere) e fratello di Simona, mamma di Daniele, l’altro piccolo nipote di Giovanna. Entrambi molto abili nel disegno. Giovanna, le chiedo, com’è stato il primo contatto con Camilla? Avevo un po’ timore a scriverle: ma già dopo la prima riga ho lasciato parlare il cuore e tutto è diventato naturale e spontaneo. Mi sono presentata e le ho raccontato di me. Della sua storia, mi ha colpito soprattutto la durezza: perdere un figlio di appena 13 anni e aver dovuto affrontare la malattia nell’impotenza più assoluta, senza poter fare niente. E doversi fare subito forza, per l’altro figlio, all’epoca di appena 6 anni”. “Perdere un figlio – continua –  è la cosa più catastrofica che possa capitare ad un genitore, non c’è niente di più doloroso, uno stravolgimento della vita: devi tirar fuori tutto il coraggio e tutto l’amore che hai dentro e devi imparare a vivere di nuovo, come un bambino piccolo che inizia a camminare, un altro modo di affrontare la quotidianità”. E’ questo il messaggio che speri il libro possa lasciare in chi lo leggerà? “Sì: la forza e il coraggio di andare avanti sempre, anche quando sembra che tutto ti crolli addosso. Prendere la vita con più leggerezza, soffermarsi a guardare quello che ci circonda, apprezzare le piccole cose che ancora ci emozionano.”

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