Febbre psicosomatica: come riconoscerla e cosa fare

Stress, pensieri negativi, rabbia repressa sono alla base di questa manifestazione che rappresenta un messaggio al corpo di fermarsi

Febbre Psicosomatica

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    La febbre, un segno clinico che conosciamo tutti molto bene, è tecnicamente uno stato patologico temporaneo in cui, in conseguenza di un’alterazione del sistema di termoregolazione ipotalamico (ovvero dell’ipotàlamo, la struttura del sistema centrale nervoso) si alza la temperatura del corpo, superando il valore di 37 gradi Celsius.

    La manifestazione febbrile, suddivisa in tre fasi (quella prodromica o d’ascesa, quella del fastigio o acme febbrile e quella della defervescenza), compare nei casi di malattie virali e rappresenta un meccanismo di difesa dell’organismo, ostacolando attraverso gli interferoni la replica dei virus.

    Esiste però anche un particolare tipo di febbre, definita febbre psicosomatica, la cui comparsa è riferita ad eventi non collegati alla presenza nel proprio organismo di virus. Vediamo di cosa si tratta nello specifico e cosa si può fare nel caso della sua comparsa.

    Cos’è la febbre psicosomatica

    Come detto la febbre psicosomatica non si manifesta per le ragioni tradizionali ma è la reazione del corpo a periodi difficili che si possono attraversare nel corso della vita, così come a situazioni traumatiche o scioccanti a cui può succedere di andare incontro.

    La febbre psicosomatica è insomma un segnale che indica al nostro corpo di fermarsi, prendendo le giuste distanze da un eccesso di pensieri (soprattutto negativi, rimuginii che non fanno bene) o da persone e situazioni che destabilizzano.

    Si tratta quindi di un messaggio chiaro del corpo, da non trascurare, che ci deve invitare a riflettere sulla situazione stressante (che sia a livello personale o lavorativo) di cui si è vittime e a dirci questo è proprio la psicosomatica, ovvero quel campo medico-psicologico che indaga sulla relazione corpo-mente.

    Trattandosi di una reazione che si manifesta quando si è giunti al limite di sopportazione massimo, segnale di una rabbia inespressa che desidera sfogarsi, la febbre psicosomatica non è una malattia ma appunto un modo in cui l’organismo si “esprime” per mandarci un segnale preciso.

    Lo studio della febbre psicosomatica

    Il tema della febbre psicosomatica è al centro di studi internazionali, come quello condotto dal dottor Takakazu Oka che nel 2015 ha pubblicato “Psychogenic fever: how psychological stress affects body temperature in the clinical popoulation”.

    In base ai risultati ottenuti si afferma che ‘la febbre psicogena è una malattia psicosomatica legata allo stress, particolarmente osservata nelle giovani donne’ e se ‘il meccanismo della febbre psicogena non è ancora completamente compreso […] i casi clinici dimostrano che la febbre psicogena non è attenuata da farmaci antipiretici, ma da farmaci psicotropi che mostrano proprietà ansiolitiche e sedative, o risolvendo le difficoltà dei pazienti con mezzi naturali o psicoterapia’.

    Riguardo al meccanismo con cui il corpo arriva a produrre questo tipo di febbre, ‘studi sugli animali hanno dimostrato che lo stress psicologico aumenta la TC (la temperatura corporea interna, ndr) attraverso meccanismi distinti dalla febbre infettiva (che richiede mediatori proinfiammatori) e che il sistema nervoso simpatico […] gioca un ruolo importante nello sviluppo di ipertermia indotta da stress psicologico’.

    ‘Lo stress psicologico acuto – prosegue lo studio – induce un aumento transitorio e monofasico della TC. Al contrario, lo stress ripetuto induce ipertermia anticipatoria, riduce i cambiamenti diurni di TC o aumenta leggermente il TC durante il giorno. Gli animali cronicamente stressati mostrano anche una risposta ipertermica potenziata a un nuovo stress, mentre le esperienze paurose passate inducono un’ipertermia condizionata al contesto della paura’.

    Ma cosa si può fare in caso di febbre psicosomatica?

    Cosa fare per la febbre psicosomatica

    Essendo la febbre psicosomatica un avvertimento che arriva in un momento particolarmente stressante della propria vita, è quindi giusto interrogarsi su cosa non va nella quotidianità, chiedendosi se è il momento di effettuare un cambiamento.

    È dunque necessario ritagliarsi uno spazio dove ritrovarsi ed esprimere in maniera libera le proprie emozioni, gettando “acqua” sull’ “infiammazione” provocata dallo stress e concedendosi una tregua, magari con un fine settimana fuori e all’aria aperta.

    Rivolgersi infine ad uno psicoterapeuta è certamente la soluzione da adottare nel caso questa manifestazione del corpo non cessi, intraprendendo con un professionista dell’anima un percorso per rimettere a fuoco la propria esistenza, facendo ordine nella propria testa.

    Cos’è la psicosomatica?

    La psicosomatica rientra nel campo della medicina e in quello della psicologia clinica ed ha come base teorica l’inscindibilità dell’unità psicofisica nell’essere umano.

    Una connessione tra corpo e mente che si allaccia a un visione olistica e il fiore all’occhiello della ricerca in questo campo è la psiconeuroendocrinoimmunologia che vuole chiarire la connessione tra sistema cerebrale, endocrino e immunitario.

    Le sue origini hanno radici nell’antichità, quando la figura del medico era accostata a quella del sacerdote e del saggio e la medicina pitagorica affermava che la malattia era causata dalla rottura dell’equilibrio tra l’uomo e l’universo.

    Un passaggio decisivo, nella storia della medicina psicosomatica, fu poi la medicina umorale di Ippocrate che definì i temperamenti, il modo di porsi nei confronti del mondo, (da quello “sanguigno” a quello “melanconico”) come base della malattia, mentre nel Seicento e poi nell’Ottocento furono le idee, rispettivamente, di René Descartes e Claude Bernard, con concetti come res cogitans-res extensa e omeostasi, a portare avanti lo sviluppo di questa medicina. 

    La rivoluzione psicoanalitica di Sigmund Freud con gli studi sull’isteria e l’analisi bioenergetica, portata avanti prima da Wilhelm Reich e successivamente da Alexander Lowen, condussero la psicosomatica ad un’evoluzione ulteriore, mentre nel nostro Paese è riconosciuto come importante in tal senso il lavoro dello psichiatra Ferruccio Antonelli che nel 1981 introdusse il concetto di “brosimitia”, ovvero “sentimento ingoiato”.

    Oltre alla febbre, altre manifestazioni psicosomatiche possono essere dolore e nausea e tra i sintomi di malattie psicosomatiche ci può essere anche la carenza di vitamine.

    Traumi psichici, fisici, sociali esistenziali e stress restano però le ragioni prevalenti che possono essere alla base di una malattia psicosomatica.

    La psicologia psicosomatica analizza la relazione tra il paziente e la malattia e, nel corso del tempo, sta cercando di migliorarsi, soprattutto per poter intervenire nei casi dei pazienti che soffrono del disturbo alessitimico, quello cioè che si riferisce all’incapacità di riconoscere e di descrivere verbalmente la propria condizione emotiva (e quella altrui).

    Ascoltare il proprio corpo, fermandosi quando questo ce lo chiede (magari attraverso la manifestazione della febbre psicosomatica), e affidarsi a professionisti rappresentano le indicazioni per contrastare questo tipo di sintomatologia.

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