Raschiamento: info utili dalla preparazione alla convalescenza

Cosa aspettarsi in caso di raschiamento e come affrontare le emozioni che può causare, come tristezza e senso di colpa?

Raschiamento

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    Il raschiamento è una procedura medico-chirurgica che può essere fatta in caso di aborto, ma non solo. Serve per prelevare o rimuovere tessuti dall’utero e oggi è ormai considerata un’operazione sicura; solo raramente si verificano complicanze. Si tratta pur sempre di un’operazione, però, e per questo sarà necessario prepararsi seguendo le indicazioni del proprio medico e prevedere alcuni giorni di riposo. Infine, soprattutto nei casi in cui il raschiamento sia dovuto a un aborto spontaneo o a un’interruzione volontaria di gravidanza, potrebbe lasciare strascichi psicologici da non sottovalutare.

    Cos’è il raschiamento

    Il raschiamento è un’operazione fatta con un preciso strumento, detto curette – inventato nel 1843 e da allora quasi immutato nel suo aspetto e funzionamento – con lo scopo di prelevare o rimuovere tessuti dall’utero. Questo avviene su un tavolo operatorio con delle staffe per le gambe – un po’ come durante una visita ginecologa.

    In un primo momento viene dilatata la cervice, ovvero la parte più bassa dell’utero. Lo strumento usato viene poi “sostituito” dalla curette vera a propria. A volte per dilatare gradualmente la cervice viene somministrato un farmaco nei giorni precedenti all’operazione.

    Quando il raschiamento viene fatto in seguito a un aborto spontaneo o per un’interruzione volontaria di gravidanza, dopo questo passaggio viene inserita una cannula nella cervice per aspirare il materiale abortivo.

    In base alle condizioni individuali di ogni paziente il medico può optare, durante il raschiamento, per un’anestesia locale o generale. Per questo bisognerà seguire le sue indicazioni riguardo al digiuno e far presenti eventuali terapie farmacologiche, allergie o in generale problematiche di salute.

    Tutta questa procedura si conclude in circa trenta minuti, dopodiché è previsto un periodo di osservazione di qualche ora. È comunque meglio lasciare l’ospedale insieme a qualcuno, visto che il corpo impiega un po’ di tempo prima di riprendersi completamente dall’anestesia.

    Eventuali complicazioni

    Dopo il raschiamento si possono verificare lievi sanguinamenti, dolori simili a quelli mestruali e un’irregolarità del ciclo mestruale successivo. In caso si verifichino sanguinamenti abbondanti è però bene recarsi subito dal medico. Si tratta infatti di una delle possibili complicazioni di un raschiamento, come:

    • perforazione dell’utero
    • danni alla cervice
    • formazione di tessuto cicatriziale sulle pareti dell’utero
    • infezioni

    Come abbiamo accennato, non sono frequenti – le più gravi riguardano solo lo 0,5% dei soggetti – e nella maggior parte dei casi (97%) non si verificano, anche se questo non significa che non ci siano conseguenze a livello emotivo e psicologico, come approfondiremo più avanti.

    Le complicanze di un raschiamento sono più frequenti in quei paesi e in quei contesti dove la libertà di aborto è fortemente limitata o è illegale abortire. Questo però non ferma le persone dall’esercitare la libertà di scelta sul proprio corpo, ma le rende molto più esposte a complicazioni, anche mortali: si calcola infatti che il 13% delle morti materne avvenga a causa di aborti non sicuri.

    Per quali motivi viene effettuato un raschiamento?

    Lo scopo di questa operazione è prelevare del tessuto dall’utero. Questo può essere fatto per svariati motivi:

    • per determinare la causa di un sanguinamento anomalo
    • per analizzare se il tessuto dell’endometrio presenta anomalie (ad esempio in caso di tumore)
    • per rimuovere il materiale abortivo in caso di un aborto spontaneo incompleto oppure in caso di un’interruzione volontaria di gravidanza

    In quest’ultimo caso, il raschiamento è una delle opzioni, insieme allaborto farmacologico (da non confondere con la pillola del giorno dopo). La scelta fra l’uno e l’altro dipenderà dall’età gestazionale – da quante settimane va avanti la gravidanza – e dalla storia medica di ognuno.

    In caso di aborto spontaneo, invece, il raschiamento si rende necessario in circa la metà dei casi. Altrettanto spesso, infatti, l’aborto spontaneo è completo, e il prodotto del concepimento viene espulso naturalmente dal corpo, sottoforma di perdite ematiche.

    Come prepararsi a un raschiamento

    Da un punto di vista medico, il raschiamento è un’operazione, quindi sarà necessario rispettare le limitazioni all’introduzione di cibo e liquidi (di solito dalla sera precedente) ed essere sicuri che il medico sia a conoscenza di allergie, terapie farmacologiche ed eventuali patologie.

    Dal punto di vista psicologico, invece, prima di un raschiamento si possono provare emozioni negative come paura, tristezza, senso di colpa, soprattutto se il motivo di questa operazione è un aborto o un’interruzione volontaria di gravidanza.

    A volte possono essere le eventuali complicanze a preoccupare: è quindi bene tenere presente che si verificano raramente e questa operazione non mette a rischio la possibilità di un’altra gravidanza in seguito.

    Quanti giorni di riposo servono dopo un raschiamento?

    Dopo le prime ore trascorse in osservazione in seguito a un raschiamento, è possibile lasciare l’ospedale, meglio se insieme a qualcuno per gli eventuali strascichi dell’anestesia, ad esempio un generale senso di stanchezza o giramenti di testa.

    Appena fuori dall’ospedale e nei giorni immediatamente successivi sarebbe bene evitare attività fisiche troppo intense o mansioni pesanti (in casa o a lavoro). Ma già da ventiquattro ore dopo è possibile riprendere le proprie attività di routine.

    Per i lievi sanguinamenti che si possono verificare, non vanno usati gli assorbenti interni e viene raccomandato di astenersi dai rapporti sessuali per qualche giorno o secondo le indicazioni del medico, da seguire anche riguardo al momento in cui eventualmente cercare una nuova gravidanza.

    Il recupero emotivo può però essere più lungo di quello fisico. Le sensazioni che si possono provare in seguito a un aborto sono molto soggettive. Si possono sperimentare tristezza, senso di colpa o di impotenza, senso di perdita e sono tutte legittime.  

    Non è però questa una circostanza di cui vergognarsi o per cui sentirsi in colpa, in nessun caso, e anzi, come per molte altre problematiche emotive e psicologiche, parlarne può essere benefico: con chi ci sta intorno e con figure professionali che potranno dare un supporto nell’affrontare un momento del genere.

    Fonti

    AmericanSocietyForReproductiveMedicine
    ClevelandClinic
    Health&HumanServices
    HopkinsMedicine
    Humanitas
    MayoClinic
    MsdManuals
    NationalCenterForBiotechnologyInformation

    Ballagh SA, Harris HA, Demasio K. Is curettage needed for uncomplicated incomplete spontaneous abortion? Am J Obstet Gynecol. 1998 Nov;179(5):1279-82.

     

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