Sesso e disabilità: come superare le difficoltà e godere della sessualità


Approcciarsi serenamente al sesso in caso di disabilità è possibile. Scopri come e quali sono le associazioni sul territorio italiano in grado di supportare chi lo richiede

Sesso e disabilità

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    È strano come nella società odierna si dia molta attenzione al tema della disabilità e della sessualità (seppur con tabù e non pochi pregiudizi), ma non si pensa quasi mai a queste due parole insieme. L’OMS definisce la sessualità come “un aspetto centrale dell’essere umano lungo tutto l’arco della vita”, aspetto che spesso un disabile, fisico o psichico, è costretto a mettere da parte suo malgrado. L’Italia ha provato legalmente, anni fa, a riconoscere delle figure professionali per educare alla sessualità e all’affettività i disabili; ad oggi, ci sono associazioni e organizzazioni locali e nazionali a garantire questi diritti alle persone disabili.

    Come approcciarsi al sesso in caso di disabilità gravi

    La persona disabile vive la maggior parte degli aspetti della vita come gli individui difiniti dalla società come “normodotati”, compresa la sessualità e le relazioni affettive. A seconda della disabilità della persona esistono posizioni sessuali più indicate, approcci sensuali e affettivi migliori o peggiori di altri. Ma la cosa importante da tenere sempre a mente è che la sessualità di coppia, l’autoerotismo, la sensualità, l’emotività, l’affettività sono cose naturali; l’importante è sempre sentirsi a proprio agio e vivere il sesso nel modo migliore per le persone coinvolte, nel rispetto di se stessi e dell’altro.

    A che punto è l’Italia?

    La risposta corretta a questa domanda potrebbe essere “a un punto morto”, almeno se la guardiamo dal lato legislativo. Dopo il Disegno di legge n. 1442 del 2014 c’è stato un totale silenzio su queste criticità e necessità. Fortunatamente, negli anni si sono sviluppate sul territorio associazioni e organizzazioni che aiutano il disabile a conoscere la sessualità, l’intimità, l’affettività attraverso attività e iniziative.

    Il Disegno di legge n. 1442

    Nel 2014 è stato presentato il Disegno di legge “Disposizioni in materia di sessualità assistita per persone con disabilità”. L’obiettivo che si pone questo disegno di legge è di creare operatori e operatrici professionalmente formati per educare alla sessualità e all’affettività i disabili.

    “Ogni persona dovrebbe quindi avere la possibilità, indipendentemente dalla propria condizione di disabilità, di compiere scelte informate e responsabili riguardo alla propria salute sessuale e di disporre di opportunità e di mezzi adeguati a compiere tali scelte.”

    Spesso, a causa delle condizioni di disabilità, le persone non sono in grado autonomamente di avere relazioni interpersonali, non solo sotto il profilo sessuale, ma anche per quanto riguarda il lato emotivo e psico-affettivo, a causa di una ridotta autosufficienza di mobilità o di disabilità psichica.

    In breve, il Disegno di legge è formato da un unico articolo diviso in 5 comma dove:

    • Viene richiesto al Ministro della salute di stilare delle linee guida per promuovere e coordinare gli interventi regionali.
    • Viene richiesto di istituire per ogni regione e nelle province autonome di Trento e di Bolzano un “elenco di assistenti per la sana sessualità e il benessere psico-fisico delle persone con disabilità o assistenti sessuali” e gli elementi necessari affinché una persona possa rientrare in questi elenchi.
    • Viene definito il tipo di attività degli assistenti.

    Questo disegno di legge risale al 2014, ma non è mai stato dibattuto in Senato. L’agenzia di informazione cattolica romana aveva espresso subito i suoi dubbi a riguardo, ma ciò che rende la faccenda discutibile è quanto, giustamente, si presti attenzione ai bisogni del disabile, con proposte tecnologiche e assistenze che riguardano il fabbisogno quotidiano, ma si inorridisce quando si parla di sessualità e benessere emotivo. Sicuramente ancora avvolto dall’alone del tabù, il sesso e un approccio psico-affettivo nel disabile viene percepito come qualcosa di lontano, quando, al contrario, va inteso insieme a tutte le attenzioni quotidiane che ogni persona vive.

    L’assistenza sessuale alle persone disabili

    Se dallo Stato ancora mancano solidi riferimenti e chiare tutele, esistono associazioni e progetti sul territorio che si prendono carico di questa necessità e portano al disabile il “diritto alla salute e al benessere psicofisico e sessuale”. Oltre a vari gruppi e organizzazioni locali, è nato “Lovegiver”, il progetto che prevede la formazione degli O.E.A.S. (operatori professionali) che danno dal disabile assistenza emotiva, affettiva e sessuale (che non significa rapporti sessuali né sesso orale, vietati dall’organizzazione).

    L’operatore formato aiuta le persone con disabilità fisico-motoria e/o psichico-cognitiva a vivere un’esperienza erotica (auto-erotica), sensuale e/o sessuale in modo tale da avere le conoscenze opportune per intraprendere una relazione in autonomia. Il disabile, così, avrà modo di scoprire il proprio corpo e quello dell’altra persona, ma anche dare valore alle relazioni affettive, ai propri sentimenti e a quelli altrui, tutto con maggior conoscenza e consapevolezza. La richiesta della figura dell’assistente sessuale per persone con disabilità è trasversale e accende un dibattito ancora più ampio, quello legato alla prostituzione, unico modo, facile e veloce, per accedere alla sessualità per un disabile, annullando le capacità emotive e affettive nella creazione di una relazione. Ecco perché queste figure sono fondamentali nella vita di un disabile, non solo per educare, ma anche per dare il diritto al benessere psicofisico e sessuale.

    Fonti

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