“Pronto, parlo con il Dottor ChatGPT?” Sembra uno scherzo ma è quello in cui potremmo imbatterci verosimilmente tra qualche anno, googlando sul web. Uno studio americano ha sottoposto ChatGPT, il sistema di intelligenza artificiale di cui tutti parlano ultimamente, all’esame per ottenere la licenza medica. Il risultato? Il candidato ChatGPT ha ottenuto il punteggio più vicino alla soglia minima per ottenere la licenza, lasciando a bocca aperta tutti, dagli scienziati della AnsibleHealth agli esperti della rivista Plos Digital Health, su cui è stato pubblicato lo studio.
Lo studio americano
Lo studio condotto da Tiffany Kung e Victor Tseng voleva valutare le capacità prestazionali di ChatGPT, acronimo di Generative Pretrained Transformer, sottoponendo l’intelligenza artificiale ai tre esami richiesti per ottenere la licenza medica per diventare ufficialmente medico. Tra quesiti che integravano diverse discipline e differenti aree scientifiche (dalla medicina, alla bioetica e alla biochimica o alla diagnostica), a ChatGPT è stato chiesto di elaborare delle risposte, senza poter accedere al web ma basandosi solamente sulle conoscenze acquisite nel tempo. Escludendo le domande basate sulle immagini, i ricercatori americani hanno sottoposto ChatGPT a ben 350/376 delle domande previste dal test di medicina. Esito? L’IA ha risposto ottenendo un punteggio compreso tra il 52,4/75% del totale. «I nostri risultati restituiscono una prima idea di cosa il software può fare. Il potenziale di applicazione del sistema spazia dall’educazione medica fino alla pratica clinica. ChatGPT è gia’ utilizzato per rendere i rapporti medici e tecnici piu’ comprensibili per i pazienti. Nel nostro studio abbiamo interagito con il sistema in modo molto approfondito, chiedendogli di sintetizzare o semplificare determinati passaggi. ChatGPT ha contribuito in modo sostanziale alla stesura dell’articolo scientifico».
Lo studio italiano
Un gruppo di ricerca dell’Università di Cagliari, composto da filosofi, logici e ricercatori di Machine Learning, ha sottoposto ChatGPT al test di ingresso di Medicina, ottenendo un risultato più che soddisfacente: ChatGPT ha infatti risposto correttamente a 37/60 domande, ovvero al 62% dei quesiti previsti dall’esame, “superando” il test nazionale di ingresso alla facoltà di Medicina de La Sapienza di Roma. Un esperimento preliminare che ovviamente richiede degli approfondimenti su vasta scala ma che alimenta il dibattito dell’utilizzo dell’IA nell’ambito medico.
ChatGPT: cosa è e cosa fa?
ChatGPT è un chatbot che sfrutta l’intelligenza artificiale (IA) generativa e l’apprendimento automatico, basato su un modello conversazionale e che vuole dialogare, per iscritto, producendo risposte il più verosimili a quelle umane come durante un discorso. Pensato e ideato da OpenAI, la società di AlphaFold e GPT-3, col supporto di Microsoft, OpenAI ha permesso lo sviluppo di un modello linguistico di grandi dimensioni, chiamato LLM, e per prima ha pensato di introdurre e utilizzare gli algoritmi di apprendimento automatico. Da qui nasce ChatGPT. Il lavoro di OpenAI, un tempo non-profit, è stato supportato economicamente da Microsoft con un investimento di ben 11 miliardi di dollari (un primo miliardo di dollari nel 2019 e i 10 miliardi successivi nel 2021, a sigillo dell’estensione della partnership): “un investimento pluriennale e multimiliardario per accelerare le scoperte dell’Intelligenza artificiale e garantire che questi vantaggi siano ampiamente condivisi con il mondo”. Il sistema può essere utilizzato in diversi contesti, dalla traduzione linguistica alla scrittura creativa, alla simulazione dell’intelligenza umana. Come ogni chatbot, ChatGPT non ha barriere linguistiche e può essere utilizzato da chiunque, in ogni parte del mondo. Impiegato infatti per scrivere testi, tradurli o per la stesura di articoli di giornale veri e propri, si è arrivati a chiedersi se ed in che modo ChatGPT potesse essere applicato all’ambito medico, scatenando un vero e proprio dibattito tuttora in corso.
Intelligenza Artificiale VS Medicina
Se da un lato ci si chiede come l’IA possa supportare nel tempo la medicina e il suo futuro, allo stesso modo ci si domanda se il suo utilizzo non minacci la stessa funzione e il valore del medico. A supporto dei medici, ChatGPT può fornire informazioni generali sui sintomi di una condizione medica, i trattamenti possibili, raccogliere e analizzare dati e, fornendo questi risultati, aiutarli a decidere la via più giusta a seconda del singolo paziente e della sua cartella clinica. Dal punto di vista del paziente, non avendo barriere linguistiche ed essendo accessibile da chiunque in qualunque parte del mondo, l’IA può aiutare l’utente a riconoscere tempestivamente l’insorgere di una malattia, consigliandolo, con la speranza che lo stesso si rivolga poi ad una figura medica “reale”. Il limite importante da ricordare è infatti che ChatGPT non può sostituirsi al giudizio clinico di un medico professionista. Questo dibattito riguardo l’inserimento di ChatGPT nell’ambito medico è attualmente in corso ed è probabile che col passare del tempo ci sarà un’introduzione fisiologica di questo tipo di IA nell’ambito sanitario, per cui bisognerà ricalibrare dei nuovi equilibri. Pertanto se da un lato ChatGPT o un altro futuro sistema simile potrebbero fornirci delle nozioni mediche importanti, come quelle presentate durante l’esame di ammissione e di abilitazione professionale, rispondere a domande e a diagnosi mediche, è importante sottolineare come la professione medica non è solo l’insieme mnemonico di nozioni e informazioni, ma richiede delle abilità umane e di ragionamento critico difficilmente delegabili ad una macchina. Per non parlare poi del rapporto che il medico instaura col paziente, superando e accogliendo le sue paure, i traumi, prendendosi cura non solo della sua sfera fisica ma anche di quella psico-emotiva. Fatte queste considerazioni e riconosciuti alcuni limiti di entrambe la parti, possiamo concludere che il chatbot può essere utile nella ricerca di informazioni per le diagnosi, offrendo ai medici un database scientifico molto ampio e in continuo aggiornamento, dal quale il medico potrà attingere e scegliere con spirito critico per formulare delle prognosi più velocemente, definendo ancora più celermente, grazie a queste nuove tecnologie, le strategie di trattamento ad hoc del singolo paziente o del caso clinico specifico. A dimostrazione che ogni cosa è potenzialmente buona o negativa, sta poi a noi criticamente scegliere da che lato impugnare il coltello, che sia da quello del manico o della lama.
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