I ricercatori dell’Istituto di Ingegneria Biomedica dell’Università di Oxford stanno studiando un nuovo paradigma nella somministrazione dei vaccini che prevede l’utilizzo di ultrasuoni. Vediamo insieme di cosa si tratta.
Gli ultrasuoni: una tecnologia innovativa
Gli ultrasuoni sono onde sonore la cui frequenza si trova al di sopra della soglia dell’udito umano. Gli ultrasuoni sono comunemente utilizzati in medicina per diagnosticare condizioni mediche, come ad esempio durante le ecografie. Tuttavia, negli ultimi anni, gli ultrasuoni stanno emergendo come una potente tecnica terapeutica, utilizzata per il trattamento di una vasta gamma di condizioni, dalla frattura ossea alla terapia contro il cancro.
La capacità degli ultrasuoni di penetrare nei tessuti corporei e di interagire con le cellule in modo non invasivo li rende un’opzione promettente anche per la somministrazione di farmaci e vaccini. La tecnica sviluppata presso l’Istituto di Ingegneria Biomedica dell’Università di Oxford sfrutta questa capacità degli ultrasuoni: il fine ultimo della ricerca è quello di aprire nuove metodologie di somministrazione dei vaccini, offrendo un’alternativa priva di aghi che potrebbe rivoluzionare il modo in cui proteggiamo la nostra salute.
La cavitazione: ecco come gli ultrasuoni possono sostituire gli aghi nella somministrazione dei vaccini
Il metodo sviluppato si basa su alcune proprietà della fisica degli ultrasuoni che possono essere sfruttate per veicolare il contenuto del vaccino all’interno dei tessuti oltrepassando la cute del paziente, eliminando completamente la necessità di aghi. Questo permetterebbe di trasformare radicalmente il modo in cui riceviamo i vaccini, rendendoli più accessibili e meno invasivi.
Il fulcro della tecnica è un fenomeno chiamato “cavitazione”. La cavitazione è un fenomeno fisico in cui, sotto l’azione di onde sonore ad alta intensità, si formano piccole bolle di gas o vapore all’interno di un liquido. Quando queste bolle vengono sottoposte a pressioni elevate, possono collassare rapidamente.
Nell’ambito della ricerca condotta dai ricercatori dell’Istituto di Ingegneria Biomedica dell’Università di Oxford, la cavitazione viene sfruttata per creare piccole bolle nella pelle che di fatto è come se la rendessero altamente permeabile. Queste bolle una volta collassate su loro stesse, rilasciano il vaccino nei tessuti, consentendo una maggiore penetrazione delle molecole attraverso la barriera cutanea. Questo fenomeno offre un metodo non invasivo e indolore per la somministrazione dei vaccini, promuovendo l’efficacia e la sicurezza di tale procedura.
La tecnologia promette bene ma deve essere migliorata al fine di una maggiore efficacia
Sebbene i primi test abbiano mostrato una somministrazione delle molecole immunogene del vaccino notevolmente inferiore rispetto alle iniezioni tradizionali, secondo i primi dati disponibili l’approccio della cavitazione potrebbe produrre una risposta immunitaria superiore.
I ricercatori credono che ciò sia dovuto alla proprietà da parte di questa tecnica basata sulla cavitazione, di rilasciare in maniera mirata le molecole immunogene nello strato cutaneo ricco di cellule immunitarie, garantendo un’efficacia maggiore rispetto alle iniezioni muscolari. Questo potrebbe portare a una maggiore adesione alla vaccinazione e a una protezione più ampia contro le malattie infettive.
La sicurezza dei pazienti è sempre al primo posto!
Nonostante il potenziale pericolo di danni ai tessuti causati dall’eccessiva esposizione all’energia dell’ultrasuono, il gruppo di Oxford sta lavorando per identificare esattamente la soglia di sicurezza per la somministrazione del vaccino tramite cavitazione. La sicurezza dei pazienti rimane la priorità assoluta, e ogni passo viene compiuto per garantire che questa tecnologia sia sicura ed efficace per tutti.
Questa innovativa tecnica potrebbe rivoluzionare la somministrazione dei vaccini, offrendo una soluzione indolore e altamente efficace che potrebbe contribuire a ridurre i costi e migliorare l’efficacia delle vaccinazioni. Con l’approvazione e l’adozione su larga scala, potremmo presto dire addio agli aghi e accogliere il futuro della medicina con entusiasmo e ottimismo.
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