Chiusi in casa per più di 30 giorni. Il lungo decorso dell’isolamento domiciliare.

Dopo aver contratto il COVID-19, in forma lieve o asintomatica, sono molte le regole da seguire e ci vuole tempo prima di poter di nuovo uscire e ricominciare a condurre la propria vita.

uomo malato

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    La già preannunciata seconda ondata di Covid-19 ci ha nuovamente colpiti una volta rientrati dalle vacanze e ha raggiunto il suo culmine a fine Ottobre quando la curva dei casi Covid è salita vertiginosamente, raggiungendo e superando i casi della prima ondata di Marzo. I primi di Novembre la Toscana, dopo aver subito un aumento di casi esponenziale è diventata zona rossa e il tanto temuto look down è tornato ad essere realtà per molti di noi. Anche i ricoveri sono cresciuti, molti reparti ospedalieri destinati ad altri utilizzi sono diventati reparti esclusivi per i malati più gravi affetti da Covid-19, mentre una larga fetta della popolazione, i paucisintomatici e gli asintomatici, sono stati sottoposti ad un lungo processo di isolamento domiciliare e seguiti in remoto dalla Pubblica Assistenza del proprio comune di appartenenza. Situazioni simili sono in tutta Italia, ma posso parlarvi con competenza della regione in cui risiedo, e per questo su questa mi concentro. Sono personalmente venuta a conoscenza dell’esito del mio tampone positivo il 6 Novembre e posso dire di essere tornata a condurre la mia solita vita solo i primi di Dicembre. Avendo trovato spesso molte difficoltà nel districarmi fra le infinite regole dei protocolli sanitari regionali mi è sembrato opportuno mettermi a confronto con qualcuno che come me ha attraversato e concluso il lungo processo di isolamento domiciliare. Ho chiamato quindi Andrea, 50 anni, residente a Lido di Camaiore, che nella vita è artigiano e si occupa di installazioni tecnico/idrauliche e nel tempo libero è capo scout, il quale ha contratto il Covid i primi di Novembre ed è stato in isolamento domiciliare per più di un mese. Gli ho posto alcune delle domande che, basandomi sulla mia esperienza, servono davvero a capire come mai il decorso di questa malattia è tanto lungo e anche per confrontarmi con lui sia sui servizi offerti dai medici e dall’assistenza sanitaria Toscana sia su come ha affrontato un isolamento domiciliare così lungo.

    Quando hai contratto il Covid e, se ne sei a conoscenza, in quale luogo pensi di essere entrato a contatto con un positivo ?

    “Mi sono accorto di essermi ammalato i primi di Novembre. Non so da chi, non so come, ma credo di averlo preso sul luogo di lavoro. Anche perché in quel periodo ero sempre o a casa o fuori per motivi lavorativi, quindi non ci sono state altre occasioni di incontrare persone. Oltretutto in precedenza mi era già capitato di andare a lavorare in cantiere e sapere che un muratore era a casa perchè positivo, oppure ancora prima ero venuto a conoscenza del caso di una signora, che mi aveva chiesto assistenza per un lavoro a casa, che successivamente si è scoperta positiva. Purtroppo anche se ho cercato di stare attento, nonostante abbia usato sempre la mascherina e altre protezioni non è sempre detto che non si rischi di entrare in contatto con il virus, basta toccare un oggetto e avere la disattenzione di non disinfettare subito le mani e il gioco è fatto.”

    Hai avuto sintomi ?

    “Si, proprio quel venerdì pomeriggio, il 6 di Novembre. Stavo lavorando ad una cosa che mi costringeva in una posizione scomoda e faticosa, in un seminterrato di uno dei miei clienti. Fino al pomeriggio ho lavorato tranquillamente, poi ho cominciato ad accusare una forte stanchezza. Però inizialmente ho dato la colpa al tipo di lavoro che stavo facendo. Arrivato a sera, colto anche dal dubbio per il periodo che stiamo vivendo, ho deciso di rinunciare subito agli appuntamenti che avrei avuto nei giorni successivi e mi sono messo a riposo. Durante la notte infatti mi è venuta la febbre alta, sopra i 38,5°C. Ho avuto due giorni di febbre alta, sotto consiglio del mio medico sono rimasto a casa e nel frattempo ho ordinato online un saturimetro per misurare l’ossigenazione nel sangue. Mi sono accorto di avere l’ossigenazione un po’ bassa e così il medico di famiglia non ha perso tempo e mi ha subito mandato per email la richiesta per il primo tampone, poiché il presentimento di aver contratto il COVID era diventato certezza. Devo dire che il mio medico é stato molto previdente e mi ha fatto cominciare tutto il processo sistematico di isolamento ancor prima di sapere il risultato dell’esito del tampone.”

    Come sei stato assistito dal tuo medico ?

    “La sua presenza è stata davvero rincuorante, c’era sempre, all’inizio mi telefonava anche due volte al giorno per monitorare il mio stato di salute. Mi ha assistito fino all’ultimo giorno di isolamento, addirittura era disponibile al telefono anche di domenica.”

    Una volta ricevuta la richiesta del tampone è necessario prenotarsi sul sito della Regione Toscana per recarsi nei cosiddetti “drive through” in orari e giorni prestabiliti, come ti sei trovato con questo tipo di sistema ? 

    “Mi sono collegato la prima sera per la prenotazione, con il mio smartphone, dopo la mezzanotte, poiché solo dopo quell’orario il server si aggiorna e c’è molta più disponibilità per effettuare il tampone. Inizialmente è stata una tragedia perché a mezzanotte e tre minuti hanno azzerato il server e a mezzanotte e sei minuti era già tutto esaurito. Non c’era posto per fare un tampone in nessuna provincia della Toscana. Il giorno dopo allora mi sono collegato sempre alla stessa ora, ma avendo avuto problemi con la prenotazione nell’orario proposto dal sito, ho provato a prenotarmi per il tardo pomeriggio e sono riuscito a completare il tutto e a recarmi due giorni dopo in un drive through vicino casa.”

    Quanto tempo é passato dal primo tampone all’esito?

    “Sono passate trentasei ore, però va considerato che mi ci sono voluti due giorni per riuscire a prenotare e fare il tampone, altri due giorni per avere l’esito, alla fine ci sono voluti 4-5 giorni in totale. Poi sono passati altri due giorni prima di essere contattati dall’ USL ( il Dipartimento della Sanità Pubblica) per l’avviamento della procedura di inizio isolamento. Io non so se sono stato fortunato, però per accedere alla procedura mi è stato dato il contatto del dottore che se ne era occupato e ad ogni e-mail mandata ho sempre ricevuto risposta. Per esempio, quando mia figlia è stata male, avendo un po’ di febbre, ho mandato una mail e sono stato subito richiamato, ho fornito tutti i sintomi che aveva la bambina e sono stati addirittura mandati gli USCA a casa ( Unità speciale di continuità assistenziale) e le hanno fatto il tampone. Poi fortunatamente era negativa, come sostenevano loro data la sintomatologia un po’ sospetta, però sono rimasto colpito di come il medico dell’USL, che si occupava della mia degenza, sia prontamente intervenuto per fare la verifica. C’è stata solo una comunicazione errata nei confronti di mio figlio, che dopo aver avuto il risultato del tampone negativo, aveva ricevuto una e-mail con la certificazione che gli dava il permesso di uscire, quando in realtà non poteva perché doveva ancora finire la quarantena con noi. Infatti i familiari che hanno avuto contatti stretti con un positivo devono comunque stare in quarantena per 14 giorni e possono uscire solo in assenza di sintomi. Quindi dipende da chi ti segue, in questo caso mio figlio non era stato collegato alla mia cartella clinica e dissociato dalla situazione in cui versava la mia famiglia.”

    Vivendo con altre persone come ti sei comportato con la convivenza? Ti sono state date delle direttive da parte dell’Ufficio Igiene competente o dal tuo medico?

    “Sì ho ricevuto delle regole da seguire, in primis dal mio medico e poi da quello di mia moglie. La direttiva principale era quella di spostarsi sempre da una stanza all’altra con la mascherina. Io sono stato il più possibile isolato, all’inizio in una stanza, ma mia moglie lo aveva già contratto, quindi poco dopo ci siamo isolati insieme. Quando l’Ufficio igiene mi ha contattato per l’inizio dell’isolamento effettivamente ho ricevuto un protocollo sanitario ben preciso da seguire. Mascherine, guanti in casa e io ho utilizzato un bagno che era esclusivo e in cui gli altri membri della famiglia non potevano entrare. In effetti avendo applicato quasi da subito queste regole solo mia moglie, con la quale ho contatti più stretti, chiaramente si è ammalata, i figli no. Quindi direi che le istruzioni sono necessarie e sono state molto utili.”

    Quanto tempo sei stato in isolamento ?

    “Le prime due settimane sono stato male, non sostenevo neanche una conversazione come questa, quindi sono stato molto isolato. Poi abbiamo ricominciato a fare vita normale, però solo dopo il secondo tampone, a inizio dicembre, nonostante fossi ancora positivo ma privo di sintomi sono tornato a stare almeno con mia moglie e i miei figli a tavola. Esattamente dopo 35 giorni di isolamento sono potuto uscire. Dopo 21 giorni di isolamento l’Usl mi ha mandato il certificato di fine isolamento,con il quale avevo il permesso di uscire, poiché per le norme igienico sanitarie non ero più contagioso, ma non me la sono sentita di uscire subito, per una questione etica ho preferito aspettare ancora finchè non ho avuto la certezza di essere negativo.”

    Per quanto riguarda i tamponi? Quanti ne avete fatti prima dell’esito negativo?

    “Abbiamo avuto molta fortuna o comunque l’organizzazione per noi è stata ottimale. Io e mia moglie abbiamo fatto rispettivamente tre tamponi e per tutti e tre abbiamo ricevuto i risultati sempre il giorno dopo o addirittura la sera stessa, quando il tampone è stato effettuato in mattinata.”

    Per quanto riguarda il lavoro come ti sei comportato ? Sei riuscito a svolgere qualche lavoro da casa? 

    “No, essendo appunto un artigiano con Partita Iva e dovendo per forza recarmi nelle case dei clienti ovviamente non ho potuto lavorare come prima. Nel periodo della malattia, al di là di qualche contatto e nonostante abbia affidato qualche intervento affidandoli ai miei colleghi, purtroppo sono rimasto indietro, ho perso la scadenza di un lavoro che dovevo consegnare entro il 10 di Dicembre. Queste restrizioni, giuste e doverose per carità, mi hanno costretto a stare senza lavoro per 40 giorni.”

    Quindi come hai passato l’isolamento?

    “Sono stato comunque molto impegnato, tra virgolette, poiché sono un capo scout a Lido di Camaiore e faccio parte anche della pattuglia di Protezione Civile di Massa  Carrara. Quindi da casa sono riuscito comunque a fare delle riunioni con i ragazzi e coordinare sia il servizio di raccolta delle olive e di raccolta dei generi alimentari con Caritas. Mi sono messo a capo della gestione di questi progetti e ho trovato le persone per svolgere qualche servizio in aiuto della comunità locale. Era una cosa che avevo già cominciato a marzo a dir la verità e stando tutto questo tempo a casa ho avuto ancora di più l’imput per muovermi da remoto e aiutare in questo senso. Oltre all’attività scout con i ragazzi, gestisco la fascia di età dai 16 anni in su, sono riuscito comunque su alcune piattaforme online a fare cose interessanti, non come in presenza ma lo stesso utili.”

    Questo momento di stasi come l’hai vissuto? Ha avuto ripercussioni sul tuo stato psicofisico? 

    “Si è molto opprimente, diciamo che la situazione pesa. Ma la cosa peggiore è il senso di disorientamento che ti coglie la prima volta che esci di casa per fare vita normale, mi ha fatto quasi girare la testa. Dopo un mese chiuso in casa effettivamente penso sia normale. In questo momento critico la pressione psicologica c’è e lo vedo soprattutto nei giovani, nei miei figli e nei ragazzi che seguo con il mio lavoro da capo scout. Volendo dare un consiglio direi che la cosa migliore è non chiudersi in sé stessi e cercare per quanto possibile di mantenere i rapporti sociali: usare piattaforme di live streaming secondo me è la cosa migliore da fare in questo periodo. Io per fortuna ho già un circuito e un gruppo di persone con il quale bene o male mi sarei dovuto interfacciare, quindi direi che bisogna cercare di non ridursi a stare sempre davanti alla televisione, ai social e alle serie tv. Sicuramente parlare con le persone e continuare a mettersi a confronto con gli altri aiuta poi a non sentirsi disorientati quando si ricomincia a fare una vita normale.       Inoltre penso che sia stimolante, anche in un periodo del genere, sapere di avere un appuntamento, sebbene in remoto, con qualcuno, per non abbandonarsi.”

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