Se fino ad oggi avete pensato che l’odioso problema dei pidocchi fosse ad appannaggio esclusivo di animali e bambini, dovrete ricredervi: anche gli adulti non ne sono affatto immuni. Di pediculosi – il termine scientifico con cui viene denominata l’infestazione ad opera di questi piccoli insetti – ci si può contagiare a qualunque età.
E non perché i pidocchi, come pensa la stragrande maggioranza delle persone, saltino da una testa all’altra: il contagio avviene esclusivamente da persona a persona sia tramite contatto diretto sia tramite lo scambio di effetti personali (spazzole, cappelli, cuscini, biancheria da letto e da bagno, fermagli…). Errata, quindi, anche la convinzione secondo cui possano essere gli animali gli agenti trasmettitori dell’insetto: il pidocchio è un ospite specifico, ovvero vive quasi esclusivamente sul corpo umano poiché non può sopravvivere a lungo da un’altra parte. Gli animali domestici non li trasmettono agli uomini né gli uomini possono trasmetterli agli animali. Il fatto che le infestazioni più frequenti avvengano a scuola, nelle colonie, in palestra o negli oratori è solo perché sono luoghi in cui sussistono molte occasioni di contatto. Non c’entra niente, infine, l’igiene personale: qualsiasi individuo può essere colpito, indipendentemente dal suo grado di pulizia.
Cosa fare, allora, se si contrae la pediculosi? Ve lo spieghiamo in quest’articolo.
Cosa sono i pidocchi?
Piccoli insetti di colore grigio-biancastro, i pidocchi hanno il corpo appiattito e le zampe “uncinate” per permettere loro di attaccarsi saldamente al cuoio capelluto (pediculosi del capo), alle altre zone pilifere del corpo (pediculosi del corpo) e al pube (ftiriasi o piattole), dove depositano un liquido che causa intenso prurito. Riescono anche a perforare la cute e a succhiarne il sangue. Per questo sono considerati parassiti, ovvero organismi che vivono “a carico” di altri organismi.
Le uova (lendini) del pidocchio si presentano a forma di pinolo, in un colore chiaro, e con una lunghezza di circa 1 mm. Nel caso di pediculosi del capo le femmine del pidocchio depositano le uova alla radice dei capelli grazie a una sorta di colla ultra resistente mentre nel caso di pediculosi del pube queste uova vengono attaccate sulla peluria del corpo, in particolar modo sul pube e sotto le ascelle. Il pidocchio del corpo invece, deposita le lendini sulla peluria degli indumenti, in particolar modo su quelli di lana. Ci vogliono 7 giorni per far maturare e schiudere le uova che possono variare dall’ordine di 80 a 300 unità.
I sintomi della pediculosi
Se la pediculosi del capo interessa maggiormente i bambini di età compresa tra i 3 e i 12 anni (probabilmente a causa dei capelli lunghi, sono le femmine ad essere i soggetti più colpiti), quelle del corpo e del pube hanno un’incidenza superiore negli adulti. In qualunque caso, comunque, irritazione e intenso prurito sono sintomi incontrovertibili dell’avvenuta infestazione che, a sua volta, può causare dermatiti, impetigine (ovvero, un’infezione batterica) e disturbi simili dovute a stafilococchi.
Poiché le prime punture da pidocchio sono impercettibili – il prurito è dato da una reazione allergica alla saliva dell’insetto che però non è immediata – tra l’infestazione e la comparsa dei sintomi trascorre un periodo di latenza, durante il quale avviene l’eventuale trasmissione della malattia. Oltre alla presenza di irritazione e prurigine, “l’attacco” del parassita si può accertare anche visivamente: se nella zona soggetta al disturbo, infatti, si ritrovano piccoli puntini di colore bianco o marrone chiaro, di forma allungata, traslucidi, poco più piccoli di una capocchia di spillo non si deve avere dubbi, sono i pidocchi (e le loro uova).
Non ci si può sbagliare, ad esempio, con la forfora perché quest’ultima, a differenza degli insetti che sono saldamente fissati al capello (o al pelo), è facilmente asportabile.
Pidocchi: si possono prevenire?
Abbiamo detto che i pidocchi non saltano di testa in testa ma passano da una persona all’altra tramite contatto, più o meno diretto. Per questo la migliore forma di prevenzione attuabile si basa sull’adottare – fin da piccoli – certe norme di comportamento al fine di ridurre ai minimi le possibilità di contrarre la pediculosi. Non utilizzare, quindi, spazzole, pettini, biancheria bagno, sciarpe e indumenti che non siano i propri e, nel caso di bambini piccoli, educare loro a non scambiare oggetti personali con i compagni e a riporli, se possibile, in un armadietto non condiviso.
La corretta terapia
Una volta acclarato di aver contatto la pediculosi, la terapia impone il ricorso a prodotti insetticidi specifici, presenti in commercio sotto forma di polveri aspergibili, shampoo, lozioni o spray, i cui più comuni principi attivi sono l’estratto di piretro o piretroidi di sintesi come la permetrina, uno dei prodotti più efficaci contro i pidocchi perché uccide sia gli adulti che le uova. Può succedere comunque che il trattamento vada ripetuto a distanza di 7-10 giorni dalla prima applicazione per eliminare i pidocchi nati dalle uova schiuse dopo il primo trattamento. Sarà comunque il medico a stabilire posologia e modalità di utilizzo. Non importa disinfestare l’ambiente. Insieme al prodotto, è consigliabile anche utilizzare la pratica del wet combing, ovvero passare un pettine a denti fitti tra i capelli dopo averli cosparsi di abbondante balsamo. Tecnica essenziale per eliminare le uova e i pidocchi uccisi dall’insetticida.
Se, invece che nei capelli, i pidocchi hanno colpito nella zona del pube il sistema più semplice è rasare i peli delle parti interessate, per rimuovere uova e adulti. Esistono, comunque, anche dei prodotti specifici in commercio.
Seppur sia abbastanza rara nel nostro paese, la pediculosi del corpo si cura lavandosi accuratamente con specifici insetticidi. Anche gli indumenti andranno lavati ad altissime temperature con prodotti appositi. Così come i materassi e la biancheria da letto e da bagno.
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