Il pulsossimetro (anche saturimetro o ossimetro), è innegabilmente una delle keyword di questa pandemia. Sempre stato fondamentale per monitorare i parametri vitali, perlomeno in ambito ospedaliero, questo piccolo apparecchio adesso è sulla bocca di tutti per la sua capacità di dirci in pochi istanti se dobbiamo preoccuparci (soprattutto) riguardo ai sintomi del Covid-19. Rilevando l’ossigenazione del sangue, il pulsossimetro è indispensabile per tenere sotto controllo l’andamento dell’infezione, ma non solo.
Pulsossimetro: a cosa serve
Come abbiamo anticipato, il pulsossimetro è un dispositivo medico che monitora la funzione respiratoria misurando la quantità di ossigeno legata all’emoglobina nel sangue, in rapporto alla quantità totale di emoglobina circolante nell’organismo. Questo test fai-da-te è semplice, rapido e indolore e, oltre alla saturazione di ossigeno nel sangue, permette secondariamente di registrare anche la frequenza cardiaca.
La respirazione
Vi siete mai chiesti come fa l’ossigeno a raggiungere ogni parte del corpo? L’aria che inspiriamo, carica di ossigeno, inizia il suo viaggio percorrendo faringe, laringe, trachea e bronchi, per poi raggiungere i polmoni. È negli alveoli polmonari che l’ossigeno contenuto nell’aria entra nel circolo sanguigno, prendendo il posto dell’anidride carbonica che viene eliminata dall’organismo attraverso l’espirazione.
L’ossigeno continua il suo percorso in tutto il corpo trasportato dall’emoglobina, una proteina che si lega perfettamente a esso. Le molecole di ossigeno raggiungono le cellule degli organi e dei tessuti, innescando la respirazione cellulare, il processo alla base del rilascio di energia. Arieggiare le stanze regolarmente è un’ottima abitudine per avere sempre a disposizione aria salubre e ricca di ossigeno da respirare e per ridurre la concentrazione di virus e batteri negli ambienti casalinghi e non solo.
In quali casi si usa il pulsossimetro?
Il pulsossimetro trova applicazione sia in ambito ospedaliero che in ambito domestico per la sua natura non invasiva e la sua facilità d’impiego. Tenere sott’occhio il parametro della saturazione sanguigna è, letteralmente, di vitale importanza, soprattutto se il soggetto presenta una o più patologie in comorbidità. Nello specifico, generalmente l’uso del pulsossimetro è indicato per:
- Monitorare regolarmente la capacità di saturazione e la frequenza cardiaca dei pazienti ospedalizzati;
- Controllare costantemente, anche da casa, i parametri dei soggetti affetti da patologie a carico delle vie aeree come la polmonite, l’asma bronchiale, la bronchite cronica, la BPCO e altre malattie pleuriche e polmonari;
- Verificare le funzioni respiratorie durante le visite specialistiche;
- Monitorare la saturazione sanguigna nei soggetti con sindrome delle apnee nel sonno, nei soggetti esposti a un elevato inquinamento atmosferico o ambientale e nei fumatori;
Il caso del Covid-19
Nei casi più gravi della malattia, il nuovo Coronavirus può essere accompagnato da difficoltà respiratoria e polmonite interstiziale. L’infezione, può infatti arrivare fino agli alveoli polmonari e ostacolare il meccanismo di scambio gassoso che abbiamo brevemente illustrato. I sintomi del Covid-19, possono provocare un abbassamento della percentuale di ossigeno che si lega all’emoglobina (ovvero, la saturazione), determinando una riduzione della quantità di ossigeno che riesce a raggiungere gli organi e i tessuti dell’organismo.
Monitorare la pulsossimetria è fondamentale in caso di contagio, anche in assenza di sintomi: una percentuale inferiore al 95% può essere un segnale di avvertimento dell’aggravarsi delle condizioni fisiche del soggetto. Per questo è opportuno avere sempre il pulsossimetro a portata di mano.
Come e quando va usato?
Per capire il funzionamento automatizzato del pulsossimetro è bene conoscere anche le sue singole componenti:
- La ‘pinza’, da posizionare su un polpastrello o sul lobo dell’orecchio, è la parte che misura i parametri.
- Il display è la finestra in cui appaiono il numero che indica la percentuale di emoglobina legata all’ossigeno e quello che indica la frequenza cardiaca. Generalmente, il range per la saturazione dei soggetti in salute è del 90-100%. Ad ogni modo, se la percentuale scende sotto al 95% è bene contattare il proprio medico di base.
- L’unità di calcolo è il centro di elaborazione dei valori e li rende visibili attraverso il display.
Per effettuare una saturimetria basterà dunque accendere il dispositivo; posizionare la pinza sull’estremità di un dito (o sul lobo) e leggere i valori che appaiono sul display dopo pochi secondi. Se la percentuale della saturazione scende sotto al 95%, potrebbero configurarsi tre scenari di ipossiemia:
- Lieve, se il range riportato dal pulsossimetro è fra il 91% e il 94%
- Moderata, se i valori sono compresi fra l’86% e il 90%
- Grave, quando la percentuale scendo sotto l’85%
I medici consigliano di fare il test in qualsiasi momento della giornata, dopo circa 3 minuti di movimento (come una breve camminata) per verificare la capacità di saturazione quando effettivamente c’è bisogno di nuovo ossigeno.
Se, oltre al fiato corto, hai sintomi come febbre, tosse, raffreddore, dolori muscolari, nausea e vertigini, potresti aver contratto l’infezione da Covid-19. Mettersi in contatto con il proprio medico generico è d’obbligo per ricevere tutte le indicazioni sul percorso da seguire per avere una diagnosi immediata e un trattamento efficace.
Se, invece, non hai sintomi, ma sospetti di essere stato a contatto con un positivo o semplicemente vuoi capire se hai già avuto il virus e hai sviluppato degli anticorpi, potresti essere interessato a sapere di più su come scegliere quale esame clinico fare per verificare la positività. Lorenzo è pronto a toglierti ogni dubbio nell’articolo Tampone, sierologico, antigenico: guida ai test diagnostici per il Covid-19.
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