Cyberbullismo: è italiana la prima legge europea che tutela le vittime

Dai casi in Italia alla serie tv e film che ne parlano. Abbiamo condotto un’inchiesta a 360° sul cyberbullismo per raccontarvelo in tutte le sue sfaccettature

conoscere meglio il fenomeno del cyberbullismo

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    Partiamo con una domanda: cosa significa cyberbullismo?

    Il cyberbullismo è una forma di bullismo che manifesta attraverso il web. Questo termine ben presto, dati i costanti e continui cambiamenti della società e delle nuove tecnologie, è andato a costituire un termine generico che indica diverse forme di violenza esercitata tramite la rete. Attualmente, il cyberbullismo passa da aggressioni verbali come harassment e denigration, fino a manifestazioni più estreme come il revenge porn o l’impersonation.

    Le forme di cyberbullismo più diffuse sono:

    • Harassment: letteralmente “molestia” indica l’invio di messaggi offensivi, denigranti o semplicemente fastidiosi attraverso qualsiasi canale di comunicazione digitale.
    • Denigration (denigrazione): con questa forma di cyberbullying la denigrazione  pubblica della vittima avviene con lo scopo di danneggiarne la reputazione.
    • Cyberstalking: una vera e propria forma di evoluzione della harassment in cui la vittima viene perseguitata ciberneticamente in modo così insistente e violento da da non riuscirsi a sentire più al sicuro.
    • Revenge porn: si tratta di una tipologia di denigration in cui una persona rende pubblici (senza alcun permesso) contenuti fotografici o video che riportano la vittima in atteggiamenti sessualmente espliciti.
    • Outing and trickery: forma di cyberbullying assimilabile al revenge porn che consiste nella divulgazione di contenuti confidenziali ottenuti dalla vittima stessa.
    • Impersonation: letteralmente un furto di identità mediante il quale il cyberbullo sostituisce i profili della vittima, violandone gli account privati.
    • Exclusion: forma di cyberbullismo che si traduce nell’esclusione intenzionale di una persona da un gruppo online.

    Quali sono in Italia i dati e le statistiche legate al cyberbullismo?

    Il cyberbullismo è un trend che negli ultimi anni ha avuto una crescita costante.

    Dai dati raccolti emerge che tra il 2016 e il 2019 le denunce alla polizia postale per reati collegati ad atti di cyberbullismo sono passate da 235 a 460: in soli tre anni, dunque, l’incremento è stato superiore al 95%.

    La fascia di età coinvolta maggiormente è quella degli adolescenti tra gli 11 e i 17 anni, di questi, più del 50% dichiara di essere stato almeno una volta nell’arco di un anno vittima di un episodio di natura violenta o offensiva.

    Un dato particolarmente allarmante riguarda inoltre l’abbassamento dell’età in cui si possono manifestare le prime violenze tra coetanei: se fino a pochi anni fa, infatti, il bullo iniziava tra i 14 e i 16 anni, adesso, secondo il centro nazionale cyberbullismo, l’età si aggira tra i 7 e gli 8 anni.

    Per quanto riguarda le vittime, i dati più salienti evidenziano che:

    • Nel 22,2% dei casi le vittime di bullismo diventano vittime di cyberbullismo (nel 5,9% dei casi si è trattato di azioni ripetute)
    • Le ragazze sono maggiormente soggette a episodi di cyberbullismo rispetto ai ragazzi: questo è probabilmente dovuto a una maggior propensione delle adolescenti nell’utilizzo degli smartphone. Il 7,1% delle ragazze che si collegano a Internet o possiedono un telefono cellulare, infatti, sono state oggetto di frequenti forme di cyberbullismo contro il 4,6% dei ragazzi.

    Un dato assai preoccupante è che all’abbassamento dell’età dei cyberbulli, corrisponde l’abbassamento dell’età delle vittime: dal Ministero dell’Istruzione si evidenzia infatti che il 70% dei minori di 14 anni ha un account social. Di questi, circa il 19,8% -ossia quasi uno su cinque- conferma di aver subìto azioni riconducibili al bullismo una o più volte al mese, mentre,  per il 9,1% di questi ragazzi, si tratta di violenze che si ripetono settimanalmente (anche più volte).

    Cyberbullismo: dati su territorio e immigrazione

    Anche sul fronte territoriale i dati parlano chiaro: i cyberbulli sono più numerosi nel nord Italia, zona in cui le vittime risultano essere il 23% degli adolescenti tra gli 11 e i 17 anni, distribuite per il 24,5% a Nord-est e per il 21,9% a Nord-ovest. Inoltre, più del 57% dei ragazzi residenti al nord ha dichiarato di aver subìto una qualche forma di bullismo contro il 50% dei ragazzi residenti al Sud e al Centro del paese.

    Un capitolo a parte è invece da dedicare al cosiddetto bullismo delle seconde generazioni, ossia riguardante i figli di persone immigrate. Secondo i dati, i ragazzi stranieri rispetto a quelli italiani sono più soggetti a subire forme di bullismo: in generale la quota di coloro che hanno sperimentato almeno un episodio offensivo e/o di violenza da parte di altri ragazzi in un mese è del 17% più elevata di quella riscontrata per gli studenti italiani intervistati.

    I dati positivi: ragazzi più consapevoli e pronti a chiedere aiuto

    Rispetto al cyberbullismo e ai pericoli che si possono trovare in rete, si sta diffondendo una consapevolezza sempre maggiore. I ragazzi risultano essere più informati su questo fenomeno e possiedono un maggior senso di giustizia: circa l’85,8% ritiene giusto denunciare a genitori e insegnanti atteggiamenti di tipo persecutorio.

    La maggior parte degli adolescenti ritiene di dover agire di fronte a situazioni di bullismo ed è convinta che confidarsi con le persone più vicine sia un valido aiuto per poter decidere quale sia il miglior atteggiamento da tenere.

    Ecco quali sono le persone che i ragazzi considerano vicine:

    1. genitori 65% (60,4% dei maschi e 69,9% delle femmine)
    2. amici: il 42,8%
    3. insegnanti: il 41% (37,4% dei maschi e 44,8% delle femmine)
    4. fratelli e sorelle: il 30%.

    Infine, per quanto riguarda le reazioni più adottate o comunque ritenute più consone per affrontare un cyberbullo, osserviamo che la maggior parte dei ragazzi suggerisce di utilizzare l’indifferenza come arma di difesa: il 43,7% ritiene infatti che sia meglio cercare di evitare il confronto, il 29% pensa che lasciar perdere facendo finta di nulla sia la soluzione migliore, mentre il 25,3% crede che provare a riderci sopra sia l’unico modo per affrontare il problema.

    Impatto psicologico provocato dal cyberbullismo

    Il cyberbullismo può avere molteplici conseguenze psicologiche, quali ansia, depressione e, nei casi più estremi, purtroppo, il suicidio.

    Il fatto che il cyberbullo resti anonimo nella maggior parte dei casi fa aumentare notevolmente la forbice di potere che ha nei confronti della sua vittima. Essendo online, inoltre, questa forma di minaccia è molto difficile da individuare: la sopraffazione non risulta palese come in un atto di violenza fisica poiché sfrutta altre fonti di potere, come per esempio il numero dei seguaci online, potenzialmente illimitati, che sostiene l’atto offensivo e che a sua volta dietro lo schermo si sente sicuro e protetto.

    Studi sui rischi del cyberbullismo

    L’abbattimento delle barriere spazio-temporali che consente internet, unito al fatto di potersi collegare con migliaia di persone contemporaneamente, permette al cyberbullo di colpire potenzialmente un numero assai maggiore di vittime rispetto alle forme classiche di bullismo.

    Anche per questo motivo studi come quello di Wright (2018) suggeriscono che le conseguenze negative, emotive e comportamentali del cyberbullismo potrebbero resistere in maniera importante nel tempo, rispetto a quelle legate al vissuto di un atto di bullismo tradizionale.

    Lo studio di Kowalski, Limber & McCord (2018) pone invece l’accento sulle conseguenze psicologiche più comuni del cyberbullismo:

    • difficoltà nel regolare l’emotività,
    • problemi di tipo comportamentale,
    • diminuzione dell’autostima
    • uso di sostanze

    sottolineando, inoltre, che persone che hanno sofferto di vulnerabilità preesistenti (depressione, ansia sociale, esclusione sociale) sono più soggette e predisposte a diventare vittime di cyberbullismo.

    Dai primi studi condotti negli anni 70 dal dottor Olweus sul fenomeno del bullismo tradizionale, già si evidenziava come il fatto di essere vittime (ma anche aggressori) di episodi di violenza rappresenti in sé “un forte elemento di rischio per lo sviluppo di successive manifestazioni psicopatologiche. Risultati che anche la letteratura scientifica più recente riporta in relazione al cyberbullismo, dimostrando di fatto che entrambe le tipologie di bullismo abbiano un forte impatto psicologico negativo sulle vittime. 

    Riassumendo, le caratteristiche specifiche del cyberbullismo come l’anonimato del persecutore, l’assenza di confini spazio-temporali, un pubblico potenzialmente illimitato, lo rendono molto impattante e gravoso per la vittima che lo subisce.

    Insicurezza, ansia, stress, sintomi depressivi incidono e creano disagio per le vittime nella vita di tutti i giorni. Il solo sapere di non poter prevedere un attacco provoca un senso di impotenza nella vittima. Senso di solitudine, diffidenza e una conseguente difficoltà ad aprirsi agli altri e ad affidarsi avvolgono la vittima che si sente preda di un carnefice senza nome e del suo immenso pubblico cibernetico.

    Due casi di cyberbullismo

    Il Caso Tiziana Cantone

    Sebbene il cyberbullismo sia un fenomeno diffuso soprattutto tra gli adolescenti, storie come quella di Tiziana Cantone ci fanno riflettere e capire che nemmeno gli adulti sono immuni da quell’odio e quella cattiveria che trovano nel mondo online uno sfogo perverso e fatale.

    Tiziana aveva 33 anni quando il 13 settembre 2016 decise di togliersi la vita impiccandosi con un foulard. Non era la prima volta che ci provava, dopo che l’anno prima la sua vita aveva cominciato a sfuggirle di mano, un pezzo alla volta. Era il 25 aprile 2015 quando la ragazza scoprì che dei video privati che la ritraevano in atteggiamenti sessualmente espliciti con un ragazzo, non solo erano stati diffusi via Whatsapp, ma stavano facendo il giro del web, finendo anche su un sito pornografico. A nulla valse cambiare città e cognome, a nulla stravolgere la propria vita, a nulla fare causa ai colpevoli per revenge porn, a nulla chiedere l’oblio di tutti i contenuti dal web. Tiziana si sentiva sola, abbandonata, giudicata da una società che non aveva saputo difenderla, così dopo un paio di tentativi falliti riesce a liberarsi da quel peso che non avrebbe voluto e che non avrebbe dovuto avere.

    Il Caso Amanda Todd

    Per provare a raccontare in un quadro ancora più ampio il fenomeno del cyberbullismo ci spostiamo dall’altra parte dell’Oceano, in Canada, dove nell’ottobre 2012 l’adolescente quindicenne Amanda Todd, prima di suicidarsi, pubblicò  (il 7 settembre 2012) un video su Youtube dal titolo ‘My story: Struggling, bullying, suicide and self harm’ (‘La mia storia: Lotta, bullismo, suicidio e autolesionismo’) nel quale descriveva la sua esperienza di vittima di bullismo e cyberbullismo.

    La giovana ragazza, durante una video chat, si era fotografata il seno per un estraneo che aveva fatto diffuso la fotografia sulla rete. La segnalazione alla famiglia, fatta nel cuore della notte nel giorno di Natale dalla polizia, aveva gettato Amanda in uno stato di ansia e depressione acuta con attacchi di panico.

    Inutili i molteplici trasferimenti con la famiglia in altre città, per un caso diventato internazionale. Il gruppo di hacker Anonymous dopo 2 giorni di ricerche scoprì il nome del molestatore pubblicando online il suo nome e nel gennaio 2014 la polizia olandese arrestò un uomo di 35 anni, dal doppio passaporto olandese e turco, con vari capi di accusa per presunte attività contro Amanda Todd.

    La madre della ragazza, Carol Todd, ha istituito l’Amanda Todd Trust che raccoglie donazione per la lotta al bullismo e per sostenere giovani con problemi mentali.

    È italiana la prima legge europea sul cyberbullismo

    È il 5 gennaio 2013 quando Carolina Picchio, studentessa quattordicenne, si toglie la vita e proprio sulla scia di quell’evento tragico, legato al cyberbullismo, la Senatrice della Repubblica Elena Ferrara si fa promotrice e prima firmataria della prima legge in Europa sul cyberbullismo.

    ‘Era stata mia alunna alle scuole medie – ci racconta la stessa Senatrice che abbiamo raggiunto telefonicamente – e si era appena trasferita nel capoluogo di provincia (Novara, ndr). Avevo anche saputo che aveva cambiato scuola, cosa che succede quando si passa alle scuole superiori’.

    Le motivazioni di Carolina erano però legate a un obbligo, più che a una volontà.

    ‘Per lei – ci spiega sempre Ferrara – era stata una scelta difensiva rispetto a un gruppo che la vessava, sia offline che online’. A distruggerla psicologicamente è un ‘video che è stato pubblicato dopo avergli fatto delle riprese ad una festa in cui era inconsapevole, in cui aveva perso coscienza, e nel quale si simulavano degli atti sessuali’.

    Carolina ‘non regge questa pubblicazione e scrive ma lo fa, contrariamente a tanti che non lo fanno, rivolgendosi direttamente ai bulli’.

    Le sue parole sono strazianti: ‘Complimenti ragazzi per il vostro bullismo, ottimo lavoro, ce l’avete fatta’.

    Le conseguenze della pubblicazione di quel video rappresentano un danno ‘che era più che premeditato’ e che ha un impatto anche su ‘una ragazza come lei che era forte – racconta ancora la Senatrice – che aveva delle frecce al suo arco, nonostante avesse solo 14 anni’.

    La sua lucidità nello scrivere un atto di accusa, con i nomi di quelli che lei riteneva avessero contribuito ad umiliarla pubblicamente,è fondamentale per portare al processo i presunti colpevoli (una dinamica che ricorda molto da vicini quella della serie Netflix ‘Tredici’ di cui vi abbiamo parlato in merito al tema del bullismo) che si sono poi ‘dichiarati responsabili di una serie di capi di imputazione ma che allo stesso tempo hanno chiesto la messa alla prova’, con il risultato di ottenere il perdono giudiziario.

    ‘Questa, per quanto mi riguarda, non è una sconfitta perché in fondo l’aveva prevista anche lei con le parole con cui la lettera finisce, in cui affermare di credere e sperare che da oggi i suoi vessatori saranno più sensibili nell’uso delle parole’.

    Il caso della giovane Carolina ‘è il motivo per cui mi sono messa a lavorare a una norma che potesse essere sia preventiva che a tutela, sia delle vittime, sia dei responsabili di queste condotte’. Il risultato è la Legge 71/17 ‘Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo’, prima legge in Europa sul fenomeno del cyberbullismo e che (riprendendo le parole dal sito ufficiale della Senatrice Elena Ferrara) ‘per volere unanime del Parlamento italiano, si ispira ai principi di sicurezza partecipativa, di diritto mite, punta alla prevenzione e ha carattere inclusivo rivolgendosi direttamente alle famiglie, al mondo della scuola e coinvolgendo, istituzioni, terzo settore e colossi del web’.

    Una legge a cui ‘non è stato semplice arrivare perché era un argomento che il Parlamento non aveva mai affrontato e perché c’erano anche altre proposte di legge che avevano però un approccio diverso, più sanzionatorio’ e che, ad oggi, ‘non è stata ancora del tutto applicata’, non permettendo quindi ancora di ‘poter tirare le somme perché siamo ancora in una fase di applicazione delle norma’.

    A questo si aggiunge ‘una norma che è stata approvata dalla Camera che modifica la Legge 71/17 con un approccio più sanzionatorio nei confronti dei minori e che ritengono non sia la strada giusta’.

    Per quanto riguarda il cyberbullismo nel mondo degli adulti, infine, non c’è invece una legge specifica ma ‘fattispecie di reato utili anche nell’online per poter stigmatizzare o condannare anche delle condotte inappropriate o criminose’ o come nel caso di Tiziana Cantone, (suicida nel 2016, a 33 anni, in seguito alla messa online di video in cui era ripresa durante un atto sessuale e alla conseguenze di questa pubblicazione) il reato di revenge porn.

    Film e Serie Tv sul cyberbullismo

    Il legame tra produzioni cinematografiche, così come televisive, e cyberbullismo appartiene evidentemente al nuovo secolo, quando Internet è entrato sempre più prepotentemente a far parte della nostra vita, modificandone talvolta abitudini e priorità.

    In particolare l’avvento di social network come Facebook e Instagram, o il più recente Tik Tok che conta tra i suoi iscritti molti giovanissimi, ci ha permesso (o costretto) di crearci una seconda identità, virtuale, diversa da quella che “indossiamo” tutti i giorni, ma che inevitabilmente influenza e dialoga con quest’ultima; uno specchio che riflette quello che gli altri dicono, pensano di noi, e che ricade sulla nostra personalità reale.

    Cinema e televisione (con cui qui semplifichiamo il ben più ampio campo degli schermi casalinghi, come i computer da cui usufruiamo delle piattaforme di streaming) hanno nel corso di quest’ultimo ventennio non soltanto raccontato il bullismo tradizionale ma anche quello che corre sulla rete.

    Ecco alcuni titoli che ripercorrono, in ordine cronologico, la storia del cyberbullismo sul piccolo e grande schermo:

    • Cyberbully (2011) di Charles Binamé

    Nato con l’intenzione di far riflettere sul problema e mandato in onda sulla rete televisiva via cavo ABC Family che per l’occasione collaborò con la rivista ‘Seventeen’. ‘Cyberbully’ racconta la storia della diciassettenne Taylor Hillridge che sul social network Cliquester (allusione a Ask.fm) diventa vittima di cyberbullismo con conseguenze anche nella vita scolastica e privata (arriva anche a tentare il suicidio).

    Accolto positivamente dalla critica, ‘Cyberbully’ è stato stato il film tv più visto nella stagione televisiva statunitense 2010-2011.

    • Disconnected (2012) di Henry Alex Rubin

    Presentato fuori concorso alla 69° Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, ‘Disconnected’ di Henry Alex Rubin racconta varie storie legate dalla Rete con uno dei protagonisti che, per colpa di una sua foto di nudo che inizia a circolare su Internet, tenterà il suicidio. Distribuito negli Stati Uniti dal 12 aprile 2013 è arrivato in Italia nel gennaio del 2014.

    • Unfriended (2014) di Levan Gabriadze

    Variante del genere found footage (film costruiti su materiale video ritrovato e rimontato, spesso, come in questo caso, falso) ‘Unfriended’ è un horror che affronta il tema del cyberbullismo da una prospettiva insolita, ovvero quella di uno schermo di un MacBook Air che è, a tutti gli effetti, il “set” della vicenda che parte con la commemorazione via Skype di una ragazza suicida per colpa dei troppi insulti ricevuti in seguito alla pubblicazione di un suo video sul web da parte di un utente anonimo.

    Presentato il 20 luglio del 2014 al Fantasia Festiva,l fu acquisito dalla Blumhouse Productions, già produttrice dell’horror found footage ‘Paranormal Activity’, ha ricevuto critiche miste dalla critica e ha un seguito, ‘Unfriended: Dark Web’, che, come il titolo suggerisce non troppo velatamente, affronta il tema del Dark Web.

    • #Horror (2015) di Tara Subkoff

    Storia di un gruppo di dodicenni che mescola il tema delle sfide e giochi online sui social network con quello del cyberbullismo. Diretto da Tara Subkoff, con Chloe Sevigny e Timothy Hutton tra i principali interpreti, ha ricevuto critiche prevalentemente negative e in Italia è ancora inedito.

    • Tredici (2017-2020) ideata da Brian Yorkey

    L’adolescente Hannah Baker, in seguito alla diffusione via web di una sua immagine in biancheria intima tra i compagni di scuola e tutto quello che ne consegue, decide di togliersi la vita, lasciando delle cassette audio in cui spiega le tredici ragioni che l’hanno portata a compiere questo gesto estremo. Terminata nel 2020, con la quarta stagione, ve ne abbiamo parlato in un articolo dedicato al tema del bullismo con un’intervista ad Andrea Bilotto, Presidente dell’Associazione italiana Cyberbullismo e Sexting.

    E in Italia? Da segnalare sicuramente ‘Infernet’ (2016) di Giuseppe Ferlito, la serie tv ‘Jams’ (2019) prodotta da Stand by me per Rai Gulp e quella di giornalismo investigativo ‘Online – Connessioni Pericolose’ (2017) a cura della giornalista Elena Stramentinoli, dove si ripercorrono i casi principali di cybercrime.

    In conclusione, il fenomeno del cyberbullismo è una piaga ancora non risolta della nostra società, su cui è fondamentale tenere sempre alta l’attenzione. Trasformare il web da strumento di offesa a strumento di difesa (e di informazione) è una missione che, tutti noi, nel nostro piccolo, dovremmo cercare coltivare anche nel quotidiano.

    Affidarsi all’aiuto di persone competenti e professionisti è sempre la scelta migliore per riuscire ad uscire da situazioni di difficoltà. Fortunatamente, anche in Italia, esistono associazioni o enti a cui sia le vittime che persone vicine alle vittime possono rivolgersi  in caso di bisogno e che vi segnaliamo qua sotto:

    Fondazione Carolina

    Associazione PSY Onlus

    A.I.C.S. – Associazione Italiana Cyberbullismo e Sexting

    Commissariato di P.S. Online. Sportello per la sicurezza del web

    Fonti

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