Sostenibilità nel settore pharma: scenari attuali e futuri

L’industria farmaceutica continua a investire in uno sviluppo etico del settore, grazie anche al crescente interesse del consumatore ai temi green  

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    Dopo il settore dell’automotive, quelli dei trasporti e dell’agricoltura, il settore dell’energia e quello alimentare, anche l’industria farmaceutica cambia passo e si impegna nella sfida della sostenibilità ambientale.

    Il tema, d’altronde, è centrale anche nelle agende dei governanti europei: proprio il governo Draghi, al momento dell’insediamento, ha decretato la nascita di un nuovo ministero – quello dedicato alla Transizione ecologica, guidato da Roberto Cingolani – ponendo l’attenzione sull’esigenza di un urgente programma ambientale e climatico.

    Il 2021 è poi l’anno dell’entrata in vigore delle nuove regole UE che mirano a una sostanziale riduzione della plastica e che vietano, appunto, l’utilizzo di posate e piatti di plastica monouso, cannucce e cotton fioc di plastica, plastiche ossi-degradabili, contenitori per alimenti e tazze in polistirolo espanso. Gli obiettivi UE in materia sono ancor più ambiziosi e spalmati a medio/lungo termine: il 90% delle bottiglie di plastica dovrà essere raccolto dagli Stati membri entro il 2029; le bottiglie di plastica dovranno contenere almeno il 25% di contenuto riciclato entro il 2025 e il 30% entro il 2030.

    Infine, la Commissione europea sta valutando norme che richiedono alle aziende di comprovare l’impronta ambientale dei loro prodotti e servizi, utilizzando metodi standard per quantificarla.

    In questo contesto, il mondo pharma inizia ad allinearsi a un trend ormai – e per fortuna – irreversibile con una serie di iniziative mirate all’innovazione e al cambiamento.

    Sostenibilità ambientale: cosa significa?

    Se ne fa un gran parlare: ma se si dovesse dare una definizione, più o meno esaustiva, dell’espressione “sostenibilità ambientale” quale si userebbe? Sviluppo che rispetta il pianeta, in estrema sintesi. Estrema perché il concetto non è nato dall’oggi al domani, in epoca recente, ma è figlio di mezzo secolo di storia, dai primi movimenti ambientalisti alla definizione dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda Onu 2030. È stata la prima conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente (1972) a introdurre il termine “sostenibilità” codificato nel 1987, con la pubblicazione del rapporto Brundtland.

    La sostenibilità ambientale non è un concetto legato solo alla tutela dell’ambiente ma abbraccia, oltre alla dimensione ecologista, anche quella economica e sociale.

    L’impatto pharma sull’ambiente

    L’impatto ambientale dei prodotti farmaceutici è da decenni oggetto delle attenzioni del mondo accademico e regolatorio.

    Le Nazioni Unite, ad esempio, hanno identificato l’inquinamento farmaceutico come una priorità globale emergente e a livello UE, lo scorso anno, la Commissione europea ha pubblicato lo Strategic Approach to Pharmaceuticals in the Environment, in cui si evidenzia che se la cura di molte delle malattie che affliggono esseri umani ed animali è resa possibile dall’accesso a farmaci efficaci, parallelamente si assiste all’emergere del problema dell’inquinamento causato da alcuni farmaci che determina rischi comprovati per l’ambiente. I residui dei prodotti farmaceutici, infatti, possono diffondersi nell’ambiente in fase di produzione, utilizzo e smaltimento. Inoltre, a livello globale, prodotti farmaceutici e dispositivi medici contribuiscono a una significativa quota di emissioni di gas serra. Anche il tema degli imballaggi riguarda il mondo pharma: per questo, trovarne di (più) sostenibili impegna le aziende in modo sempre più massiccio.

    Sostenibilità: realtà virtuose

    Le aziende farmaceutiche, già da qualche anno, cercano soluzioni per rendere più efficienti e meno impattanti le proprie produzioni. Mettono in campo, quindi, pratiche green per ridurre energia, emissioni e migliorare la sostenibilità.

    Nel 2018, il settore era già in linea con gli obiettivi dell’Unione europea sui cambiamenti climatici al 2020 e al 2030 con una riduzione dei gas serra del 61% e un miglioramento dell’efficienza energetica del 55% rispetto al 1990.

    Grazie all’impegno di aziende come, ad esempio, la GSK che, oltre a ridurre le emissioni di gas serra, sta sviluppando strategie per ridurre l’uso di acqua del 30% nei siti più a rischio, entro il 2030. Anche (la ben nota) AstraZeneca sta lavorando in questa direzione, mentre Takeda ogni anno rivede i suoi obiettivi ambientali a medio e lungo termine e ha già superato quelli che si era posta per il 2020, riducendo di oltre un terzo – rispetto al 2005 – le emissioni di CO2.

    A febbraio scorso, Roche è stata l’azienda più sostenibile nell’indice farmaceutico Dow Jones Sustainability Indices (DJSI). Anche il Gruppo Chiesi sta adottando un modello di consumo e produzione responsabile “al fine di ridurre” – si legge sul sito dell’azienda – “gli impatti sull’ambiente e preservare le risorse per le future generazioni”. Nel 2019 si sono pubblicamente impegnati a raggiungere la Carbon Neutrality entro il 2035, ben prima dell’obiettivo 2050 stabilito nell’Accordo universale di Parigi sul cambiamento climatico.

    #GoGreen è, invece, il progetto promosso dalla divisione Consumer Health di Bayer, partito dallo studio di una serie di alternative a materie prime e processi in grado di rendere ogni singolo espositore ecosostenibile: dei 400 milioni di tonnellate di carta e cartone prodotte nel mondo, infatti, oltre la metà viene utilizzato per imballare e confezionare prodotti. Dalla spinta di voler migliore questi dati, dallo scorso anno il colosso tedesco realizza tutti i materiali destinati alle farmacie in modalità 100% eco-friendly, su carta e cartoncino riciclabili e plastic-free, grazie a una particolare stampa digitale con inchiostri all’acqua.

    E i consumatori cosa dicono?

    L’emergenza sanitaria non ha distolto l’attenzione dal tema della sostenibilità, un fattore sempre più determinante nelle scelte dei consumatori, in qualunque settore. Questo è il riassunto di quanto emerso dalla terza edizione dell’Osservatorio Packaging del Largo Consumo – indagine su oltre 1.000 responsabili degli acquisti tra i 18 e i 65 anni – realizzato da Nomisma in collaborazione con SpinLife-Università di Padova per approfondire il ruolo del packaging nelle scelte di acquisto, alla luce degli effetti indotti dall’emergenza sanitaria su esigenze, bisogni e sistema valoriale degli italiani.

    La sensibilità verso la salvaguardia dell’ambiente rimane una priorità per gli italiani: nel corso del 2020, infatti, solo il 4% ha diminuito l’importanza attribuita ai temi ambientali nella loro quotidianità, a fronte di un 33% che, al contrario, ha visto crescere il ruolo rivestito dall’ambiente nelle scelte di tutti i giorni e di un 27% che ha sempre considerato l’ecosistema una priorità e continuerà a farlo anche nei mesi a venire.

    Questa tendenza si riscontra anche nelle scelte inerenti il packaging, elemento non più marginale o differibile rispetto alla definizione della complessiva sostenibilità dei prodotti che si acquista.

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