Digital therapeutics: come cambia il ruolo dei farmacisti

Dalla gestione dei farmaci verso la consulenza digitale: ecco come le terapie digitali stanno trasformando la figura del farmacista

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    Ultimamente si sente parlare tanto di telemedicina o, in generale, di tutti i passi avanti che i settori health e pharma hanno fatto in ambito digitale. Tra questi passi avanti, uno dei più interessanti riguarda le terapie digitali o, in inglese, digital therapeutics, una nuova frontiera nel trattamento di diverse patologie, per prevenire, gestire o trattare disturbi fisici, psicologici e neurologici sfruttando software clinicamente testati.

    Nel settore farmaceutico in particolare, queste terapie stanno ridefinendo il concetto di assistenza sanitaria e quindi anche la figura professionale del farmacista. Non parliamo più solo di pillole o farmaci iniettabili: oggi un’applicazione sul nostro smartphone può migliorare l’aderenza terapeutica e fare la differenza nella qualità della nostra vita. Allora andiamo ad approfondire cosa sono queste digital therapeutics, come possono integrarsi con le cure tradizionali e aprire nuovi scenari per i professionisti del settore.

    Allora andiamo ad approfondire cosa sono queste digital therapeutics, come possono integrarsi con le cure tradizionali e aprire nuovi scenari per i professionisti del settore.

    Cosa sono le terapie digitali?

    Quando parliamo di terapie digitali (DTx), facciamo riferimento a interventi terapeutici basati su software precisi in grado di prevenire, gestire, alleviare o trattare un numero davvero elevato di disturbi e malattie. Si tratta di strumenti innovativi avanzati, supportati da evidenze scientifiche ottenute attraverso rigorose sperimentazioni cliniche, che garantiscono così efficacia e sicurezza dei trattamenti.

    Proprio per questo motivo è importante non confondere le DTx con altre tecnologie digitali più generiche, come le app per il benessere o i dispositivi indossabili. Le digital therapeutics si focalizzano infatti su interventi terapeutici che richiedono validazione clinica e controlli molto rigorosi, cosa che invece non avviene nel caso delle digital health technologies, che trattano condizioni meno specifiche.

    Quale forma tecnologica possono assumere le terapie digitali?

    Per conoscere meglio le DTx dobbiamo però capire come si presentano e quali forme tecnologiche possono assumere. Partiamo dal definire un loro denominatore comune: tutte le terapie digitali sono basate su software clinicamente testati, progettati per fornire trattamenti personalizzati. Tra le tipologie più comuni, possiamo poi trovare le applicazioni mobile, che permettono ai pazienti di accedere ai trattamenti ovunque si trovino, e possono includere programmi per la gestione del dolore cronico, supporto per la salute mentale o per la riabilitazione cognitiva.

    Alcune DTx poi possono essere integrate all’interno di dispositivi indossabili, come nel caso di smartwatch, sensori o addirittura indumenti (come il pigiama intelligente) che monitorano parametri vitali e comportamenti del paziente in tempo reale, adattando l’intervento alle esigenze del momento.

    In questo quadro rientrano anche alcuni trattamenti accessibili attraverso computer, tablet o realtà virtuale, utili per gestire condizioni come l’ansia o migliorare l’accessibilità e la praticità degli esercizi di riabilitazione motoria.

    Le terapie digitali nel settore pharma

    Fino ad ora abbiamo parlato delle nuove terapie digitali in generale, nell’ambito healthcare.
    Ma la verità è che anche il settore pharma non è rimasto indietro, anzi. Sta facendo notevoli passi avanti nel digitale, rivoluzionando l’approccio ai trattamenti e aprendo nuove possibilità che vanno ben oltre i farmaci tradizionali.

    Molte aziende farmaceutiche, soprattutto le più grandi, stanno infatti investendo per creare un’offerta terapeutica che combini farmaci tradizionali e interventi digitali, così da migliorare l’efficacia dei trattamenti e l’aderenza del paziente.

    Qualche esempio? In ambito farmaceutico, diverse DTx sono progettate per aiutare i pazienti a seguire correttamente le terapie farmacologiche, fornendo promemoria per l’assunzione dei medicinali o informazioni sugli effetti collaterali. Altre supportano nella gestione di malattie croniche come il diabete, monitorando i livelli di glucosio e offrendo consigli personalizzati su dieta e attività fisica.
    Si tratta quindi di soluzioni che consentono alle aziende di differenziare i loro prodotti, migliorare i risultati clinici e offrire un valore aggiunto ai pazienti.

    Non solo: le DTx sono utili anche perché raccolgono dati preziosi sui comportamenti dei pazienti, da utilizzare per migliorare ulteriormente i trattamenti e sviluppare nuove strategie terapeutiche. Un approccio integrato che, come anticipato, amplia le opportunità di cura personalizzata e soprattutto ridefinisce il ruolo del farmacista, che sta già diventando un “farmacista digitale” e dovrà necessariamente adattarsi e acquisire nuove competenze.

    Il ruolo dei farmacisti: si evolve la figura professionale?

    L’evoluzione del ruolo del farmacista in realtà non è proprio una novità. Già nel 2020 le terapie digitali sono state inserite nel documento programmatico nazionale, a indicare che il settore ne riconosce l’importanza.

    In questo senso, la prima figura professionale ad evolvere è sicuramente quella del farmacista ospedaliero, che assume un ruolo centrale nella vigilanza attiva, nel monitoraggio dell’aderenza terapeutica e nell’educazione dei pazienti. Come fa notare anche Arturo Cavaliere, presidente della SIFO (Società Italiana di Farmacia Ospedaliera), i farmacisti ospedalieri possono trasformarsi in consulenti a distanza. Oltre a supportare la creazione di percorsi diagnostico-terapeutici digitali in prima persona, possono anche condividere best practice per terapie digitali e telemedicina. Possono insomma contribuire all’espansione e all’adozione di queste tecnologie a livello nazionale, per garantire un accesso equo e sicuro alle digital therapeutics.

    Le terapie digitali richiedono quindi lo sviluppo di competenze specifiche anche in ambito pharma: per imparare a utilizzare strumenti digitali avanzati, ma anche per insegnare ad altri a farlo.
    Ecco perché la formazione continua è fondamentale, formazione a cui stanno già contribuendo le università e altre istituzioni accademiche, integrando nei loro corsi le competenze necessarie per gestire terapie digitali e dispositivi medici ad alto contenuto tecnologico.

    Come sarà il farmacista del futuro? Sicuramente molto più che un esperto di farmaci: sarà un consulente digitale pronto a guidare i pazienti nell’uso delle nuove terapie. Una figura pronta a collaborare con altri professionisti della salute per migliorare l’efficacia e l’aderenza dei trattamenti. Insomma, se vorrà e sarà in grado di restare al passo con i tempi, sarà una figura professionale sempre più centrale nel sistema sanitario.

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